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Riduzione pena Cartabia: no alla retroattività

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8115/2024, ha stabilito che la nuova riduzione di pena di un sesto, introdotta dalla Riforma Cartabia per chi non impugna la sentenza di condanna emessa con rito abbreviato, non è retroattiva. Un imputato, che aveva già proposto appello prima dell’entrata in vigore della norma, si è visto negare la possibilità di accedere al beneficio. La Corte ha affermato che la norma ha natura processuale e si applica il principio ‘tempus regit actum’, escludendo quindi l’applicazione a procedimenti già pendenti in fase di impugnazione. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Riduzione pena Cartabia: La Cassazione Nega la Retroattività

La Riforma Cartabia ha introdotto importanti novità nel sistema processuale penale, tra cui un meccanismo premiale volto a deflazionare il carico dei processi d’appello. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 8115 del 2024, ha affrontato un caso cruciale riguardante la riduzione pena Cartabia, chiarendo i limiti temporali della sua applicazione. La questione centrale era se il nuovo sconto di pena di un sesto, previsto per chi non impugna la condanna in rito abbreviato, potesse applicarsi a procedimenti in cui l’appello era già stato presentato prima dell’entrata in vigore della riforma. La risposta della Corte è stata negativa, tracciando una linea netta tra norme sostanziali e processuali.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine dalla condanna di un imputato per il reato di cui all’art. 385 c.p. (evasione), confermata in secondo grado dalla Corte di Appello di Brescia. Tra la sentenza di primo grado e la celebrazione del giudizio di appello, è entrato in vigore il D.Lgs. n. 150/2022, la cosiddetta Riforma Cartabia, che ha introdotto l’art. 442, comma 2-bis, del codice di procedura penale.

Questa nuova norma prevede che, in caso di condanna a seguito di rito abbreviato, la pena venga ulteriormente ridotta di un sesto dal giudice dell’esecuzione se né l’imputato né il suo difensore propongono impugnazione. L’imputato, che aveva già presentato appello, ha quindi depositato un motivo aggiunto chiedendo la “rimessione in termini” per poter accedere al giudizio abbreviato e beneficiare del nuovo sconto di pena, rinunciando agli altri motivi di appello. La Corte territoriale ha rigettato l’istanza, portando il caso dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Questione Giuridica: Il Nuovo Sconto di Pena della Riforma Cartabia

L’obiettivo del legislatore con l’introduzione dell’art. 442, co. 2-bis, c.p.p. è chiaro: incentivare la rinuncia all’appello per accelerare la definizione dei processi e ridurre il carico giudiziario. Si tratta di un beneficio che si aggiunge a quello già previsto per la scelta del rito abbreviato (riduzione di un terzo della pena).

Il ricorrente sosteneva che il diniego della Corte d’Appello violasse diversi principi costituzionali ed europei, tra cui il principio di uguaglianza e quello della retroattività della legge penale più favorevole (lex mitior). A suo avviso, il trattamento differenziato basato unicamente sulla tempistica del processo sarebbe irragionevole e ingiusto.

La Decisione della Cassazione e la Non Retroattività della Riduzione Pena Cartabia

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito. Il fulcro della decisione si basa su un principio cardine del diritto processuale: tempus regit actum (il tempo regola l’atto). Secondo la Corte, la norma che introduce la riduzione pena Cartabia ha natura processuale, sebbene con effetti sostanziali, e come tale non può essere applicata retroattivamente.

L’atto che impedisce l’accesso al beneficio – ovvero la proposizione dell’impugnazione – era già stato compiuto prima dell’entrata in vigore della nuova legge. La norma premiale è stata concepita proprio per evitare l’instaurazione della fase di impugnazione, non per sanare a posteriori una scelta già fatta.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha argomentato che il principio della lex mitior (art. 2 c.p.) riguarda le norme che definiscono i reati e le pene, ovvero il diritto penale sostanziale. La norma in esame, invece, incide sulla procedura e sulle scelte processuali delle parti. La sua applicazione è legata a un preciso momento procedurale: la decisione di non impugnare la sentenza di primo grado. Una volta che l’impugnazione è stata presentata, quella fase processuale si è conclusa e non può essere “riaperta” per applicare una norma sopravvenuta.

Inoltre, la richiesta di “rimessione in termini” è stata giudicata inconcepibile. Questo istituto serve per rimediare al mancato compimento di un atto entro un termine perentorio a causa di eventi imprevedibili, non per revocare un atto già validamente compiuto. Nel caso specifico, l’imputato non chiedeva di compiere un atto tardivo, ma di annullare gli effetti di un atto (l’appello) già proposto tempestivamente. La Corte ha ribadito che il beneficio è intrinsecamente legato alla mancata proposizione dell’impugnazione, un presupposto che nel caso di specie era venuto meno.

Le Conclusioni

La sentenza n. 8115/2024 della Cassazione delinea con chiarezza l’ambito di applicazione della riduzione pena Cartabia. Le conclusioni pratiche sono le seguenti:
1. Nessuna Retroattività: Il beneficio della riduzione di un sesto della pena non si applica ai procedimenti penali che, alla data di entrata in vigore della Riforma Cartabia, erano già pendenti in fase di impugnazione.
2. Principio ‘Tempus Regit Actum’: Le norme processuali, anche se con effetti sulla pena, sono regolate dalla legge in vigore al momento del compimento dell’atto, non da quella successiva.
3. Incentivo alla Non Impugnazione: La natura della norma è quella di un incentivo a non appellare. Una volta esercitato il diritto di impugnazione, il beneficio non è più accessibile.

Questa pronuncia consolida un’interpretazione rigorosa, volta a preservare la certezza del diritto e la corretta scansione delle fasi processuali, confermando che i benefici introdotti per deflazionare il sistema giudiziario non possono essere utilizzati per rimettere in discussione scelte processuali già effettuate.

La nuova riduzione di pena di un sesto, introdotta dalla Riforma Cartabia, si applica retroattivamente a chi aveva già presentato appello prima della sua entrata in vigore?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la norma non è retroattiva. Si applica il principio tempus regit actum, secondo cui gli atti processuali sono regolati dalla legge in vigore al momento del loro compimento. L’aver presentato appello preclude l’accesso al beneficio.

Perché la Cassazione ha ritenuto che non si violi il principio della legge più favorevole (lex mitior)?
Perché il principio della lex mitior riguarda le norme penali sostanziali (che definiscono reati e pene), mentre la norma sulla riduzione di pena è considerata di natura processuale, sebbene con effetti sostanziali. Le norme processuali, di regola, non sono retroattive.

È possibile chiedere la “restituzione nel termine” per accedere al giudizio abbreviato e ottenere lo sconto di pena, dopo aver già impugnato la sentenza?
No. La restituzione nel termine serve a sanare la scadenza di un termine per cause non imputabili. In questo caso, l’atto che impedisce il beneficio (l’impugnazione) è stato già validamente compiuto, e lo scopo della norma è proprio quello di disincentivare l’impugnazione, non di sanarla a posteriori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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