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Riduzione della pena: no se il periodo è breve

Un detenuto ha richiesto una riduzione della pena per aver trascorso un periodo in una cella sovraffollata. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che un periodo di detenzione estremamente breve in condizioni di spazio limitato non garantisce automaticamente il diritto al risarcimento. La Corte ha sottolineato che la brevità del periodo, unita a condizioni carcerarie dignitose e sufficiente libertà di movimento, agisce come fattore compensativo, escludendo la necessità di una riduzione della pena.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Riduzione della pena per sovraffollamento: la brevità del periodo può escludere il risarcimento

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 10503/2024, torna a pronunciarsi sulla questione della riduzione della pena come rimedio al sovraffollamento carcerario. La decisione chiarisce che la semplice violazione del parametro dei tre metri quadrati di spazio individuale non comporta un automatico diritto al risarcimento se il periodo di sofferenza è estremamente limitato e sussistono altri fattori compensativi. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

Un detenuto si era visto inizialmente concedere dal Magistrato di Sorveglianza una riduzione della pena ai sensi dell’art. 35-ter dell’ordinamento penitenziario, a causa delle condizioni di sovraffollamento patite. Tuttavia, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria presentava reclamo, accolto dal Tribunale di Sorveglianza. La revoca del beneficio si basava sul fatto che, per una parte del periodo, il soggetto si trovava in detenzione domiciliare e, per un’altra, beneficiava del regime a celle aperte, condizioni incompatibili con il pregiudizio da sovraffollamento.

Il detenuto ha quindi proposto ricorso in Cassazione, non contestando le valutazioni sui periodi di detenzione domiciliare e a celle aperte, ma sostenendo che residuava un periodo, seppur molto breve (dal 17 luglio al 5 agosto 2017), in cui non aveva fruito di regimi attenuati e per il quale la riduzione della pena avrebbe dovuto essere confermata.

La Valutazione sulla Riduzione della Pena della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Il fulcro della decisione non risiede nella negazione del sovraffollamento per il breve periodo indicato, ma nell’applicazione di un principio di diritto più ampio e consolidato. I giudici hanno evidenziato come il ricorso non prendesse posizione su un aspetto cruciale: la possibilità di bilanciare la mancanza di spazio con altri elementi positivi della detenzione.

In sostanza, il ricorso è stato ritenuto privo delle argomentazioni giuridiche necessarie a sostenerlo, poiché si è limitato a indicare un periodo di violazione del parametro spaziale senza affrontare il quadro complessivo delle condizioni detentive.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha richiamato un’importante sentenza delle Sezioni Unite (n. 6551/2021), la quale ha stabilito che la valutazione del pregiudizio da sovraffollamento non può essere meramente quantitativa e matematica. La brevità del periodo in cui lo spazio individuale è inferiore ai tre metri quadrati può essere considerata un fattore che, unitamente ad altre circostanze, neutralizza il carattere afflittivo della detenzione.

Questi “fattori compensativi” includono:

1. Condizioni carcerarie dignitose: la pulizia, l’illuminazione e l’aerazione della cella.
2. Sufficiente libertà di movimento: la possibilità di trascorrere tempo fuori dalla cella per partecipare ad adeguate attività (lavorative, ricreative, formative).

Poiché il ricorrente non ha argomentato sull’eventuale assenza di tali fattori compensativi nel breve periodo contestato, il suo ricorso è risultato carente. La Corte ha implicitamente confermato che spetta al detenuto dimostrare non solo la mancanza di spazio, ma anche l’assenza di condizioni che possano aver alleviato il disagio, specialmente quando la violazione è di durata molto limitata.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale volto a una valutazione qualitativa e complessiva delle condizioni di detenzione. Non basta più dimostrare di aver vissuto per un certo tempo in meno di tre metri quadrati per ottenere la riduzione della pena. È necessario considerare il contesto generale. La decisione implica che per periodi di sovraffollamento molto brevi, si presume quasi l’esistenza di fattori compensativi, e l’onere di provare il contrario grava sul detenuto. Questo approccio mira a evitare automatismi e a riservare il rimedio risarcitorio solo ai casi in cui il trattamento detentivo, nel suo complesso, possa essere considerato realmente inumano o degradante.

È sempre automatica la riduzione della pena se un detenuto vive in una cella con meno di 3 mq di spazio?
No. Secondo la Corte, la brevità del periodo trascorso in tali condizioni, unita ad altri fattori compensativi come dignitose condizioni carcerarie e sufficiente libertà di movimento, può escludere il diritto alla riduzione.

La detenzione domiciliare o il regime a celle aperte danno diritto alla riduzione della pena per sovraffollamento?
No, il provvedimento chiarisce che questi regimi non sono compatibili con il rimedio previsto per il sovraffollamento carcerario, poiché non presentano le stesse condizioni di afflizione.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il ricorrente, pur lamentando un breve periodo di sovraffollamento, non ha argomentato sulla possibile assenza di fattori compensativi (come buone condizioni generali e libertà di movimento), che secondo la giurisprudenza possono neutralizzare il pregiudizio derivante dalla mancanza di spazio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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