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Rideterminazione pena: ricorso infondato

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso riguardante la rideterminazione pena per un reato di droga. L’ordinanza chiarisce che, sebbene una precedente sentenza fosse stata annullata per ricalcolare la sanzione a seguito di una modifica legislativa, la nuova condanna è corretta. Infatti, la pena detentiva era già fissata al nuovo minimo legale, mentre la pena pecuniaria, leggermente superiore al minimo, era giustificata dall’ingente quantitativo di stupefacenti sequestrati.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rideterminazione Pena: Quando l’Annullamento con Rinvio Non Porta a uno Sconto

L’esito di un processo penale può essere complesso e articolato, specialmente quando intervengono modifiche normative che impattano sulla quantificazione della sanzione. Un caso recente, deciso con ordinanza dalla Corte di Cassazione, offre un importante chiarimento sul concetto di rideterminazione pena, spiegando perché un annullamento con rinvio finalizzato a ricalcolare la condanna non si traduce automaticamente in una sua diminuzione. Analizziamo insieme la vicenda e i principi di diritto affermati dalla Suprema Corte.

Il Contesto del Ricorso: L’Aspettativa di una Riduzione di Pena

Il caso trae origine da una condanna per violazione della legge sugli stupefacenti (art. 73, comma 1, d.P.R. 309/1990). La ricorrente aveva ottenuto in precedenza un annullamento della sentenza d’appello, con rinvio ad un’altra sezione della Corte territoriale, proprio con l’obiettivo di ottenere una rideterminazione pena. L’aspettativa era, evidentemente, quella di ricevere una sanzione più mite.

Tuttavia, la Corte d’Appello, in sede di rinvio, aveva confermato la pena precedente senza apportare alcuna diminuzione. Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando una violazione di legge, poiché a suo dire il giudice del rinvio non aveva adempiuto al compito assegnatogli.

La Decisione della Cassazione sulla Rideterminazione Pena

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, e quindi inammissibile. La decisione si basa su una valutazione precisa degli effetti della modifica normativa che aveva causato il primo annullamento.

L’Impatto della Sentenza della Corte Costituzionale n. 40/2019

Il motivo del rinvio originario era legato alla sentenza della Corte Costituzionale n. 40 del 2019. Tale pronuncia aveva modificato la cornice edittale per il reato contestato, abbassando il minimo della pena detentiva. Tuttavia, la Corte di Cassazione osserva che questa modifica ha inciso esclusivamente sulla pena della reclusione, non su quella pecuniaria.

La Distinzione tra Pena Detentiva e Pena Pecuniaria

Nel caso specifico, la pena detentiva inflitta all’imputata era già stata fissata in sei anni di reclusione, che corrispondeva esattamente al nuovo minimo legale introdotto dalla sentenza della Consulta. Di conseguenza, era giuridicamente impossibile per il giudice del rinvio operare un’ulteriore diminuzione su questa parte della sanzione.

Per quanto riguarda la pena pecuniaria, essa era stata fissata in un importo di poco superiore al minimo edittale. La Corte ha ritenuto tale aumento pienamente giustificato, data la notevole quantità di sostanza stupefacente che era stata sequestrata all’imputata. La discrezionalità del giudice nel quantificare la sanzione all’interno della cornice edittale è stata quindi esercitata in modo legittimo.

Le Motivazioni della Manifesta Infondatezza

La Suprema Corte ha concluso che le censure mosse dalla ricorrente erano palesemente infondate. L’annullamento con rinvio non imponeva una riduzione della pena a prescindere, ma solo una sua nuova valutazione alla luce del mutato quadro normativo. Poiché la pena detentiva era già al minimo consentito dalla nuova legge e la pena pecuniaria era motivata, la decisione della Corte d’Appello è risultata corretta e non sindacabile.

Il ricorso è stato quindi dichiarato inammissibile, con la conseguente condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle Ammende, stante la colpa nell’aver promosso un’impugnazione priva di fondamento.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la rideterminazione pena a seguito di un annullamento con rinvio non garantisce uno sconto. Il giudice del rinvio deve semplicemente applicare correttamente la legge, che può anche portare alla conferma della sanzione precedente se questa risulta già conforme ai nuovi parametri normativi. In particolare, quando una pena è già fissata al minimo legale, non vi è margine per ulteriori riduzioni, e lievi aumenti sulla pena pecuniaria possono essere legittimamente giustificati dalle circostanze specifiche del reato, come la gravità del fatto.

Perché il ricorso per la riduzione della pena è stato respinto, nonostante una precedente sentenza fosse stata annullata proprio per questo scopo?
La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso perché l’annullamento era dovuto a una modifica della legge che aveva abbassato il minimo della pena detentiva. Tuttavia, la condanna dell’imputata era già fissata a sei anni, che corrispondeva esattamente al nuovo minimo legale, rendendo impossibile un’ulteriore riduzione.

Come è stata giustificata la pena pecuniaria, che era superiore al minimo?
La pena pecuniaria, sebbene di poco superiore al minimo previsto dalla legge, è stata considerata giustificata in ragione del “notevolissimo quantitativo di sostanza stupefacente” sequestrato all’imputata. La gravità del fatto concreto ha quindi motivato la decisione del giudice.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, come in questo caso, la persona che lo ha proposto viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (qui, 3.000 euro) alla Cassa delle Ammende, poiché si ritiene che l’impugnazione sia stata presentata per motivi palesemente infondati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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