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Rideterminazione pena: obbligo di nuovo calcolo

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che negava la rideterminazione della pena a un condannato per reati di droga. A seguito di una sentenza della Corte Costituzionale che ha abbassato la pena minima, la Cassazione ha stabilito che il giudice dell’esecuzione non può limitarsi a un generico giudizio di congruità della vecchia pena, ma ha l’obbligo di effettuare un nuovo e completo calcolo applicando i nuovi e più favorevoli limiti di legge.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rideterminazione della Pena: Quando il Giudice Deve Ricalcolare

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 1780 del 2024, offre un chiarimento fondamentale sul tema della rideterminazione della pena a seguito di una dichiarazione di incostituzionalità di una norma penale. Questo principio garantisce che nessuna persona sconti una pena derivante da una legge riconosciuta come illegittima. Vediamo nel dettaglio come la Suprema Corte ha delineato gli obblighi del giudice dell’esecuzione in questi casi.

I Fatti del Caso: Il Ricorso del Condannato

Il caso riguarda un individuo condannato con sentenze definitive per reati legati agli stupefacenti, previsti dagli articoli 73 e 74 del Testo Unico Stupefacenti. Successivamente alle sue condanne, la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 40 del 2019, ha dichiarato l’illegittimità dell’articolo 73, comma 1, nella parte in cui prevedeva una pena minima di otto anni di reclusione, riducendola a sei anni.

L’interessato ha quindi presentato un’istanza al giudice dell’esecuzione (la Corte d’Appello di Reggio Calabria) chiedendo la rideterminazione della pena alla luce della nuova, e più favorevole, cornice edittale. La Corte d’Appello, tuttavia, ha rigettato la richiesta, sostenendo che la pena originariamente inflitta fosse comunque “adeguata” e “congrua” al disvalore dei fatti, anche operando un diverso vaglio dosimetrico.

La Decisione della Cassazione sulla Rideterminazione della Pena

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del condannato, annullando la decisione della Corte d’Appello. La Suprema Corte ha censurato il metodo seguito dal giudice dell’esecuzione, definendolo non rispettoso dei principi ermeneutici applicabili in materia.

L’Errore della Corte d’Appello

L’errore fondamentale della Corte territoriale è stato quello di limitarsi a un generico giudizio di “congruità” della pena già inflitta, senza procedere a un effettivo e analitico ricalcolo. Secondo la Cassazione, di fronte a una modifica della cornice edittale per effetto di una sentenza della Corte Costituzionale, il giudice dell’esecuzione non ha la facoltà di confermare la vecchia pena sulla base di una valutazione sommaria. Al contrario, ha il dovere di compiere una vera e propria operazione di ricalcolo, come se stesse emettendo una nuova sentenza limitatamente alla quantificazione della sanzione.

Le Motivazioni: L’Obbligo di Ricalcolo della Pena

La Cassazione ha ribadito che l’esecuzione di una pena basata su una norma dichiarata incostituzionale è illegittima. Questa illegittimità ha una doppia valenza:

1. Oggettiva: La pena deriva da una norma espulsa dall’ordinamento.
2. Soggettiva: La pena non può più assolvere alla sua funzione rieducativa, come imposto dall’articolo 27 della Costituzione.

Il Principio delle Sezioni Unite

La Corte ha richiamato l’autorevole precedente delle Sezioni Unite (sentenza “Gatto” del 2014), che ha stabilito un principio di diritto ormai consolidato: la dichiarazione di illegittimità costituzionale di una norma penale che mitiga il trattamento sanzionatorio comporta, per le sentenze irrevocabili, la rideterminazione della pena da parte del giudice dell’esecuzione, a condizione che questa non sia stata interamente espiata. Il giudice deve, quindi, verificare quale legge fosse in vigore al momento del reato e applicare la cornice edittale più favorevole, oggi vigente grazie alla pronuncia della Consulta.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza in esame rafforza un principio di civiltà giuridica: nessuno può essere punito più severamente di quanto la legge (costituzionalmente legittima) consenta. Le conclusioni pratiche sono chiare:

* Il giudice dell’esecuzione non può evitare il ricalcolo della pena con una motivazione generica sulla sua “congruità”.
* È obbligatorio svolgere una nuova e completa valutazione, applicando i nuovi parametri minimi e massimi della pena e motivando puntualmente la scelta sanzionatoria.
Questa pronuncia costituisce un’importante tutela per tutti i condannati che si trovano a scontare pene basate su norme successivamente dichiarate incostituzionali, garantendo l’effettiva applicazione del principio del favor rei* anche nella fase esecutiva.

Quando una sentenza della Corte Costituzionale modifica una pena, il giudice può semplicemente confermare la vecchia sanzione ritenendola ‘congrua’?
No, secondo la Corte di Cassazione il giudice non può limitarsi a un giudizio di congruità. Deve procedere a una nuova e completa rideterminazione della pena, applicando i nuovi e più favorevoli parametri edittali stabiliti dalla pronuncia di incostituzionalità.

Cosa deve fare il giudice dell’esecuzione in caso di richiesta di rideterminazione della pena per incostituzionalità sopravvenuta?
Il giudice deve verificare la rilevanza della nuova norma più favorevole, ricostruire i fatti come accertati nelle sentenze definitive e ricalcolare la pena applicando la nuova cornice edittale. In pratica, deve ripetere il processo di commisurazione della pena alla luce della legge costituzionalmente legittima.

La rideterminazione della pena si applica anche a sentenze già definitive (passate in giudicato)?
Sì, il principio si applica proprio alle sentenze irrevocabili, a condizione che la pena non sia stata ancora interamente espiata. La richiesta deve essere presentata al giudice dell’esecuzione tramite l’apposito procedimento chiamato ‘incidente di esecuzione’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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