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Rideterminazione pena: no a sconti automatici

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per la rideterminazione della pena per reati di stupefacenti. Un condannato aveva richiesto uno sconto di pena in seguito a una sentenza della Corte Costituzionale che aveva abbassato il minimo edittale da otto a sei anni. Tuttavia, la Cassazione ha stabilito che, poiché la sentenza di condanna era stata emessa dopo la decisione della Consulta e la pena inflitta rientrava già nel nuovo e più favorevole range, non vi era alcun diritto a una riduzione automatica.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rideterminazione Pena Stupefacenti: Nessun Automatismo dopo la Sentenza della Consulta

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 13109 del 2024, offre un importante chiarimento sulla rideterminazione pena stupefacenti a seguito di una declaratoria di illegittimità costituzionale. La Suprema Corte ha stabilito che non esiste un diritto automatico a una riduzione della pena se la sentenza di condanna è stata emessa quando la nuova, più favorevole, cornice sanzionatoria era già in vigore e la pena inflitta rientrava in essa.

I Fatti del Caso Giudiziario

Il caso nasce dal ricorso di un individuo condannato in via definitiva a otto anni di reclusione per produzione, traffico e detenzione di sostanze stupefacenti. L’imputato si era rivolto al giudice dell’esecuzione chiedendo una rideterminazione della pena. La richiesta si basava sulla sentenza n. 40 del 2019 della Corte Costituzionale, che aveva dichiarato illegittimo l’art. 73, comma 1, del Testo Unico Stupefacenti, nella parte in cui fissava il minimo della pena a otto anni di reclusione anziché a sei.

La Corte d’Appello di Firenze, in qualità di giudice dell’esecuzione, aveva rigettato la richiesta, ritenendo che la pena finale non dovesse essere modificata. Secondo i giudici, gli aumenti di pena applicati per i reati satellite erano stati minimi e congrui, e la pena complessiva era giusta anche alla luce della nuova forbice edittale.

La Decisione della Cassazione sulla Rideterminazione Pena Stupefacenti

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del giudice dell’esecuzione. Il punto cruciale del ragionamento della Suprema Corte risiede in un elemento temporale: la sentenza di condanna della Corte d’Appello era stata emessa il 10 giugno 2019, ovvero dopo che la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 40/2019, aveva già modificato la cornice edittale del reato.

Applicazione della Nuova Cornice Edittale

I giudici di legittimità hanno evidenziato che la Corte d’Appello, al momento di emettere la condanna, aveva già operato all’interno della nuova e più favorevole forbice edittale (da sei a vent’anni, invece che da otto a vent’anni). La scelta di irrogare una pena di otto anni, pur essendo il vecchio minimo, era una decisione discrezionale del giudice di merito, pienamente legittima all’interno del nuovo quadro normativo.

Il Principio Affermato: Nessun Obbligo di Riduzione

La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la radicale modifica del quadro normativo impone al giudice di rivalutare le situazioni alla luce del regime sanzionatorio più favorevole. Tuttavia, ciò non significa che debba sempre e comunque ridurre la pena individuata, purché questa sia contenuta nella nuova e più favorevole forbice edittale. La motivazione della pena originaria, se congrua e logica, rimane valida.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano sulla corretta interpretazione degli effetti di una declaratoria di incostituzionalità. Quando la Corte Costituzionale interviene, la norma cessa di avere efficacia dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione. Qualsiasi sentenza emessa dopo tale data deve conformarsi alla nuova legalità.
Nel caso di specie, la Corte d’Appello, condannando l’imputato a otto anni, ha esercitato il proprio potere discrezionale all’interno del nuovo range legale (6-20 anni). La pena era quindi legittima fin dall’origine. Di conseguenza, non sussisteva alcun presupposto per una successiva rideterminazione in fase esecutiva, poiché non vi era alcuna pena illegale da correggere. La Cassazione ha sottolineato che il giudice della cognizione non è nemmeno tenuto a specificare di aver considerato la ‘nuova’ forbice edittale, essendo sufficiente che la pena inflitta vi rientri.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La sentenza in esame rafforza la discrezionalità del giudice di merito nella commisurazione della pena, anche a seguito di interventi della Corte Costituzionale. L’implicazione pratica è chiara: un condannato non può invocare una sentenza della Consulta per ottenere una riduzione automatica della pena se la sua condanna è stata pronunciata quando la nuova normativa, più favorevole, era già in vigore e la sanzione irrogata era già conforme ad essa. La richiesta di rideterminazione pena stupefacenti in fase esecutiva è ammissibile solo quando la pena originaria sia diventata illegale a causa della sopravvenuta modifica normativa, non quando essa era già legale e congrua al momento della sua applicazione.

Una sentenza della Corte Costituzionale che riduce la pena minima per un reato comporta sempre una riduzione della pena per chi è già stato condannato?
No. Secondo questa sentenza, se la condanna è stata emessa dopo la pubblicazione della decisione della Corte Costituzionale e la pena inflitta rientra già nel nuovo e più favorevole intervallo di pena (forbice edittale), il condannato non ha diritto a una riduzione automatica in fase esecutiva.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la Corte d’Appello, nel condannare l’imputato, aveva già operato alla stregua della nuova e più favorevole cornice edittale introdotta dalla Corte Costituzionale. La pena inflitta, pur coincidendo con il precedente minimo, era legittima all’interno del nuovo range, rendendo infondata la richiesta di rideterminazione.

Il giudice è obbligato a motivare specificamente di aver considerato la nuova forbice edittale più favorevole?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che il giudice che emette una sentenza dopo una declaratoria di incostituzionalità non è tenuto a specificare esplicitamente di aver considerato la ‘nuova’ forbice edittale, a condizione che la pena determinata rientri in essa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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