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Rideterminazione pena: la Cassazione fa chiarezza

Un individuo, condannato per un reato di droga sulla base di una legge poi dichiarata incostituzionale, ha richiesto la rideterminazione pena. La Corte d’Appello aveva negato la richiesta citando successive modifiche legislative. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che la pena deve essere ricalcolata in base alla norma più favorevole, ripristinata dalla Corte Costituzionale, poiché le leggi successive alla sentenza definitiva sono irrilevanti in fase esecutiva.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rideterminazione della Pena: La Cassazione Sottolinea il Principio di Legalità

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 38204/2024) offre un chiarimento fondamentale sul tema della rideterminazione pena a seguito di una dichiarazione di incostituzionalità. Il caso analizzato riguarda un individuo condannato per un reato legato agli stupefacenti, la cui pena era stata stabilita sulla base di una normativa successivamente giudicata illegittima dalla Corte Costituzionale. La Suprema Corte ha riaffermato un principio cardine del nostro ordinamento: l’effetto retroattivo delle sentenze della Consulta prevale sulle modifiche legislative successive alla condanna definitiva.

I Fatti del Caso

Il ricorrente era stato condannato con una sentenza divenuta irrevocabile nel 2010 per un reato previsto dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico sugli Stupefacenti, commesso nel 2009. La pena fu commisurata secondo la cornice edittale introdotta dalla legge n. 49 del 2006.

Nel 2014, la Corte Costituzionale, con la celebre sentenza n. 32, dichiarò l’illegittimità costituzionale di tale legge, determinando la ‘reviviscenza’ della normativa precedente, che prevedeva pene significativamente più miti per i reati connessi alle cosiddette ‘droghe leggere’.

Di conseguenza, il condannato ha presentato un’istanza al giudice dell’esecuzione per ottenere la rideterminazione della sua pena, non ancora interamente espiata. La Corte di Appello di Napoli, tuttavia, ha respinto la richiesta. La sua motivazione si basava sul fatto che, dopo la sentenza della Consulta, il legislatore era intervenuto nuovamente sulla materia nel 2013 e nel 2014, modificando ancora la cornice edittale. Secondo la Corte territoriale, questo avrebbe configurato una successione di leggi penali nel tempo, la cui applicazione più favorevole sarebbe preclusa in presenza di una sentenza irrevocabile.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando con rinvio l’ordinanza impugnata. I giudici di legittimità hanno censurato il ragionamento della Corte di Appello, definendolo ‘fallace’. Il punto cruciale, secondo la Cassazione, non è la successione di leggi penali, ma l’impatto di una declaratoria di illegittimità costituzionale su una pena in corso di esecuzione.

Le Motivazioni

Il percorso argomentativo della Cassazione si fonda su un principio consolidato: l’illegalità della sanzione discende direttamente e automaticamente dalla dichiarazione di incostituzionalità della norma che la prevedeva. L’effetto di tale dichiarazione è ex tunc, ovvero retroattivo, come se la norma incostituzionale non fosse mai esistita.

La Corte chiarisce che il presupposto su cui si basava la decisione del giudice dell’esecuzione è errato. Il giudicato si è formato quando era in vigore una disposizione che è stata successivamente espunta dall’ordinamento per violazione della Costituzione. Le modifiche legislative intervenute dopo tale giudicato e dopo la sentenza della Consulta sono irrilevanti per il caso specifico. Il fenomeno da considerare non è una mera successione di leggi, ma la necessità di ripristinare la legalità violata da una norma incostituzionale.

Di conseguenza, il giudice dell’esecuzione ha il dovere di procedere alla rideterminazione pena. Questo nuovo calcolo non deve essere un’operazione matematica o proporzionale, ma una valutazione autonoma basata sui criteri generali degli articoli 132 e 133 del codice penale (gravità del reato, capacità a delinquere del reo, etc.). La valutazione deve essere effettuata all’interno della cornice edittale più favorevole, ovvero quella ripristinata per effetto della sentenza n. 32/2014 della Corte Costituzionale.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rafforza la tutela del principio di legalità della pena, anche in fase esecutiva. Stabilisce con chiarezza che una pena basata su un quadro sanzionatorio dichiarato incostituzionale è illegale e deve essere corretta, a condizione che non sia stata completamente espiata. Le vicende legislative successive al passaggio in giudicato della sentenza non possono sanare questa illegalità originaria. Questo pronunciamento garantisce che nessun cittadino sconti una pena superiore a quella prevista da un quadro normativo conforme alla Costituzione, riaffermando il ruolo centrale della Corte Costituzionale come custode dei diritti fondamentali.

Una pena inflitta sulla base di una norma poi dichiarata incostituzionale può essere modificata?
Sì, se la pena non è stata ancora interamente espiata, la sentenza può essere oggetto di un incidente di esecuzione per ottenere la rideterminazione della sanzione in base alla normativa più favorevole risultante dalla dichiarazione di incostituzionalità.

Le leggi approvate dopo la sentenza definitiva possono impedire la rideterminazione della pena?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che se il giudicato si è formato sotto la vigenza di una norma poi dichiarata incostituzionale, le modifiche legislative successive sono irrilevanti ai fini della rideterminazione della pena in fase esecutiva. La valutazione deve basarsi sulla cornice edittale ripristinata dalla sentenza della Corte Costituzionale.

Come deve essere ricalcolata la pena dal giudice dell’esecuzione?
Il giudice non deve applicare criteri matematico-proporzionali, ma deve procedere a una nuova e autonoma valutazione discrezionale, utilizzando i criteri previsti dagli artt. 132 e 133 del codice penale (come la gravità del fatto e la personalità del condannato), all’interno della nuova e più favorevole cornice edittale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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