Rideterminazione della Pena: Come si Calcola in Caso di Reato Abrogato
Quando una legge cancella un reato, cosa succede a chi è già stato condannato per quel fatto? La risposta risiede nel processo di rideterminazione della pena, un’operazione matematica e giuridica cruciale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce come debba essere eseguito questo calcolo, sottolineando l’importanza di basarsi sulla pena concretamente inflitta e non su valori astratti. Analizziamo insieme questa importante decisione.
I Fatti del Caso
Il caso trae origine da una condanna per più reati, tra cui quello di ingiuria. Successivamente alla condanna definitiva, il reato di ingiuria è stato abrogato dal legislatore. Di conseguenza, la Corte d’Appello è stata chiamata a ricalcolare la pena complessiva, escludendo la parte relativa al reato non più previsto dalla legge.
Nel procedere a questa operazione, la Corte territoriale aveva rideterminato la sanzione finale in 3 mesi e 20 giorni di reclusione. L’imputato, tuttavia, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che i giudici d’appello avessero commesso un errore di calcolo. A suo dire, la riduzione applicata (10 giorni) era inferiore a quella dovuta (15 giorni).
La Rideterminazione della Pena Secondo la Cassazione
La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile per manifesta infondatezza. Il fulcro della decisione risiede nella corretta interpretazione del meccanismo di calcolo per la rideterminazione della pena.
I giudici supremi hanno evidenziato che la Corte d’Appello aveva agito correttamente. L’errore nell’argomentazione del ricorrente consisteva nel non considerare che la pena originaria per il reato di ingiuria era già stata ridotta di un terzo, probabilmente a seguito della scelta di un rito processuale premiale come il giudizio abbreviato. Pertanto, la decurtazione doveva essere operata non sulla pena base teorica, ma sulla quota di pena concretamente inflitta per quel reato, già comprensiva della riduzione.
Le Motivazioni: Il Calcolo Corretto è sulla Pena Concreta
La motivazione della Cassazione è chiara e logica. Quando si procede alla rideterminazione della pena a seguito di abolitio criminis, il giudice non deve compiere un’operazione astratta, ma eliminare dalla pena complessiva esattamente la porzione che era stata imputata al reato abrogato. Se tale porzione aveva già beneficiato di una riduzione (ad esempio, per il rito abbreviato), è su quel valore già ridotto che si deve basare la sottrazione.
Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva correttamente sottratto la quota di pena inflitta per l’ingiuria, che era già stata diminuita di un terzo. L’operazione matematica era, quindi, esatta. Sostenere il contrario avrebbe significato concedere una riduzione maggiore del dovuto, alterando l’equilibrio sanzionatorio voluto dal primo giudice.
Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale nel diritto penale esecutivo: la rideterminazione della pena deve essere un’operazione aderente alla realtà della condanna inflitta. Non si può pretendere di sottrarre una pena ‘teorica’ o ‘edittale’, ma si deve eliminare l’esatta frazione di pena che, all’interno del cumulo giuridico, era stata attribuita al reato poi abrogato, tenendo conto di tutte le circostanze e le riduzioni già applicate in fase di giudizio. La decisione, dichiarando il ricorso inammissibile, condanna inoltre il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma alla Cassa delle ammende, a conferma della palese infondatezza delle sue doglianze.
Cosa succede alla pena se uno dei reati per cui sono stato condannato viene abrogato?
La pena complessiva deve essere ricalcolata da un giudice, il quale deve sottrarre la porzione di sanzione che era stata specificamente inflitta per il reato abrogato. Questo processo è chiamato rideterminazione della pena.
Come viene effettuata la rideterminazione della pena in caso di abrogazione di un reato?
La corte sottrae dalla pena totale la quota esatta che era stata imputata al reato abrogato. Come precisa questa ordinanza, il calcolo deve basarsi sulla pena concretamente inflitta per quel reato, includendo eventuali riduzioni già applicate (ad esempio, per un rito abbreviato), e non sulla pena base teorica.
Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile in questo caso specifico?
Il ricorso è stato giudicato manifestamente infondato perché la contestazione del ricorrente si basava su un errore di calcolo. La Corte di Cassazione ha verificato che la Corte d’Appello aveva correttamente sottratto la pena per il reato di ingiuria tenendo conto della riduzione di un terzo già applicata in precedenza, rendendo l’operazione aritmetica esatta e il motivo del ricorso privo di fondamento.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 7945 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 7945 Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 30/11/2023
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a GAGLIANO DEL CAPO il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 31/01/2023 della CORTE APPELLO di LECCE
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RILEVATO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Con la sentenza indicata in epigrafe la Corte di appello di Lecce, decidendo a seguito rinvio della Corte di cassazione – che rilevava l’intervenuta abrogazione del reato di ingiu in parziale riforma della sentenza del GIP del Tribunale di Lecce del 31/03/2015, rideterminav la pena inflitta a NOME COGNOME per i residui reati in mesi 3 giorni 20 di reclu rideterminava anche il risarcimento del danno in favore della parte civile NOME COGNOME, il reato di cui all’art. 612 commi 1 e 2 cod. pen. in € 500.
Avverso tale sentenza COGNOMECOGNOME tramite il proprio difensore, propone ricorso per cassazione deducendo violazione di legge e vizio di motivazione con riferimento al trattament sanzionatorio. COGNOMEebbe errato la Corte territoriale, nella rideterminazione della pena a seguito rinvio dalla Cassazione, nel sottrarre alla pena finale la quota parte di pena che era s imputata al reato di ingiuria, successivamente abrogato, in giorni 10 anziché in giorni 15.
La parte civile ha depositato memoria con la quale chiede la conferma della sentenza impugnata.
Il ricorso è inammissibile, in quanto fondato su un motivo manifestamente infondato: calcolo operato dalla Corte territoriale appare infatti esatto, avendo i Giudici di merito, di rinvio dalla Cassazione, correttamente sottratto la quota parte di pena (da imputarsi al r di ingiuria, abrogato), concretamente inflitta e quindi già ridotta di un terzo.
Il ricorso deve pertanto essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, non ricorrendo ipotesi di esonero, versamento di una somma alla Cassa delle ammende, determinabile in tremila euro, ai sensi dell’art. 616 cod. proc. pen.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Così deciso in Roma, il 30 novembre 2023.