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Rideterminazione pena: discrezionalità del giudice

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 36909/2024, ha stabilito che la rideterminazione della pena, a seguito di una declaratoria di incostituzionalità che abbassa il minimo edittale, non impone al giudice un mero calcolo proporzionale. Il giudice dell’esecuzione gode di ampia discrezionalità e può rivalutare la sanzione basandosi sulla gravità oggettiva del fatto, anche se ciò comporta una riduzione non proporzionale della pena originaria. Il ricorso di un condannato, che lamentava una riduzione insufficiente della sua pena per spaccio, è stato quindi respinto.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rideterminazione Pena: La Cassazione Esclude Automatismi Matematici

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha affrontato un’importante questione sulla rideterminazione pena a seguito di una modifica del quadro edittale per effetto di una pronuncia della Corte Costituzionale. La decisione chiarisce che il giudice dell’esecuzione non è vincolato a un semplice calcolo aritmetico, ma conserva un’ampia discrezionalità nel rivalutare la sanzione più adeguata alla gravità del fatto, anche se ciò non comporta una riduzione proporzionale della condanna originaria.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso di un individuo condannato in via definitiva per il reato di cui all’art. 73 d.P.R. 309/90 (traffico di sostanze stupefacenti). A seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 40/2019, che ha dichiarato illegittimo il minimo edittale di otto anni di reclusione previsto per tale fattispecie, riducendolo a sei anni, il condannato ha richiesto una nuova determinazione della sua pena.

La Corte di Appello, in funzione di giudice dell’esecuzione, ha accolto parzialmente l’istanza, riducendo la pena a cinque anni, dieci mesi e venti giorni di reclusione, oltre a una multa di 20.000 euro. Tuttavia, il condannato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che la riduzione applicata non fosse proporzionale al ridimensionamento del minimo edittale. In sostanza, lamentava che il giudice avesse ricalcolato la sanzione partendo da una pena base (dieci anni) ben più alta del nuovo minimo, in contraddizione con la precedente valutazione che gli aveva concesso le attenuanti generiche.

L’analisi della Cassazione sulla rideterminazione pena

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, respingendolo. Il fulcro della decisione risiede nel principio secondo cui il giudice dell’esecuzione, nel procedere alla rideterminazione pena, non è soggetto a vincoli di carattere aritmetico o a un ricalcolo puramente proporzionale.

Quando una sentenza della Corte Costituzionale interviene sul minimo edittale, il giudice non deve limitarsi a una meccanica sottrazione. Al contrario, ha il potere e il dovere di effettuare una nuova e autonoma valutazione della sanzione, tenendo conto della cornice edittale aggiornata. Questo significa che può considerare tutti gli elementi del caso, come la gravità della condotta e l’entità del danno o del pericolo, per individuare la pena più giusta.

Discrezionalità del Giudice e Limiti

La Cassazione ha ribadito un orientamento già consolidato, secondo cui la modifica della forbice edittale non lega il giudice a mantenere le stesse proporzioni della valutazione originaria. Il giudice può discostarsi dalla precedente impostazione e fissare una nuova pena base, purché motivi adeguatamente la sua scelta. Nel caso di specie, la Corte di Appello aveva giustificato la nuova pena base di dieci anni in ragione degli ingenti quantitativi di cocaina trattati e della gravità complessiva della condotta.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha spiegato che la concessione delle circostanze attenuanti generiche nella sentenza di condanna originaria non è in contraddizione con una valutazione di particolare gravità dei fatti ai fini della commisurazione della pena base. Le attenuanti possono essere state concesse per ragioni soggettive o processuali che non incidono sulla valutazione della gravità oggettiva del reato.

Inoltre, la Corte ha sottolineato che un adeguamento automatico della pena è necessario solo nei casi in cui la sanzione originaria fosse stata fissata proprio sul minimo edittale poi dichiarato incostituzionale. Quando, come nel caso in esame, la pena inflitta era già notevolmente superiore al minimo e prossima al valore medio della cornice previgente, non sussiste alcuna condizione di sproporzione o inadeguatezza che imponga una riduzione matematica. Il giudice, tenuto conto che il massimo edittale è rimasto invariato, può legittimamente confermare una sanzione severa se ritenuta congrua rispetto ai fatti, anche senza applicare una riduzione significativa.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale del diritto penale esecutivo: la rideterminazione pena è un atto di giustizia sostanziale, non un’operazione contabile. Il giudice dell’esecuzione non è un mero esecutore di calcoli, ma un organo giurisdizionale che deve assicurare che la pena, anche a seguito di interventi normativi, rimanga sempre proporzionata e adeguata alla specifica vicenda criminosa. La decisione conferma l’ampia discrezionalità del giudice nel plasmare la sanzione, a condizione che le sue scelte siano supportate da una motivazione logica e coerente con i criteri legali di commisurazione della pena.

A seguito di una modifica del minimo di pena, il giudice deve ridurre la condanna in modo proporzionale?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che il giudice dell’esecuzione non è vincolato a un calcolo matematico o proporzionale. Ha la facoltà di compiere una nuova e autonoma valutazione per determinare la pena più giusta all’interno della nuova cornice edittale.

La concessione di attenuanti generiche in passato impedisce al giudice di considerare il fatto grave in sede di rideterminazione della pena?
No. La valutazione sulla gravità oggettiva del reato (ad esempio, per ingenti quantitativi di droga) è distinta dal riconoscimento delle attenuanti generiche, che possono basarsi su altri fattori. Il giudice può quindi fissare una pena base elevata motivando sulla gravità dei fatti, anche se erano state concesse le attenuanti.

Quando è obbligatorio un adeguamento della pena al nuovo minimo edittale?
L’adeguamento diventa un’operazione pressoché automatica principalmente nei casi in cui la pena originaria era stata fissata esattamente al livello del minimo edittale che è stato successivamente dichiarato incostituzionale. Per pene superiori, la discrezionalità del giudice è molto più ampia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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