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Rideterminazione pena: come funziona dopo l’annullamento

La Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro la rideterminazione pena operata dalla Corte d’Appello in sede di rinvio. La Corte aveva correttamente limitato il suo intervento alla sola riduzione dell’aumento per la continuazione, a seguito dell’esclusione di un’aggravante per un singolo capo d’imputazione.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rideterminazione Pena: Cosa Succede Dopo un Annullamento Parziale della Cassazione?

Il processo penale può essere un percorso lungo e complesso, specialmente quando una sentenza viene impugnata fino all’ultimo grado di giudizio. Una recente pronuncia della Corte di Cassazione, la sentenza n. 14034 del 2025, offre un chiaro esempio di come funziona la rideterminazione pena a seguito di un annullamento parziale. Comprendere questo meccanismo è fondamentale per capire i limiti del potere del giudice a cui il caso viene rinviato.

I Fatti del Caso: Un Percorso Giudiziario Complesso

La vicenda processuale ha origine da una precedente decisione della Corte di Cassazione (sesta sezione penale) che aveva annullato, ma solo in parte, una sentenza della Corte d’Appello di Palermo. L’annullamento riguardava un punto specifico: il riconoscimento di un’aggravante per uno dei capi di imputazione (il ‘capo b’).

Di conseguenza, il caso era stato rinviato a un’altra sezione della stessa Corte d’Appello per il cosiddetto ‘giudizio rescissorio’, ovvero un nuovo giudizio limitato alla questione annullata. La Corte d’Appello, investita della questione, ha ragionato in modo molto lineare: poiché l’aggravante era stata esclusa solo per il capo b), l’unica modifica da apportare alla pena complessiva doveva riguardare l’aumento stabilito per la continuazione relativa a quel singolo reato. Ha quindi proceduto a una lieve riduzione di tale aumento, portandolo da nove a otto mesi.

La Decisione sulla Rideterminazione Pena e il Ruolo del Giudice del Rinvio

Contro questa nuova sentenza, gli imputati hanno proposto un ulteriore ricorso in Cassazione. Tuttavia, la Suprema Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile. Questa decisione finale convalida l’operato della Corte d’Appello e ribadisce un principio cardine della procedura penale: i poteri del giudice del rinvio sono strettamente limitati a quanto deciso dalla Cassazione.

In pratica, quando la Cassazione annulla una sentenza solo su un punto specifico, tutte le altre parti della decisione passano in giudicato, diventando definitive e non più discutibili. Il giudice del rinvio non può quindi riaprire il processo su questioni già decise, ma deve attenersi scrupolosamente a riesaminare solo l’aspetto per cui è stato disposto l’annullamento.

Le Motivazioni

La motivazione implicita nella dichiarazione di inammissibilità risiede nel corretto esercizio del potere da parte della Corte d’Appello. Quest’ultima ha agito esattamente come richiesto dalla legge e dalla precedente sentenza della Cassazione. Il suo compito non era quello di ricalcolare l’intera pena da capo, ma solo di correggere il calcolo in relazione all’esclusione dell’aggravante del capo b). La riduzione dell’aumento per la continuazione da nove a otto mesi è stata la diretta e logica conseguenza di questa operazione. Qualsiasi ricorso che mirasse a ottenere una rivalutazione più ampia sarebbe stato, come in questo caso, destinato all’inammissibilità per aver contestato una decisione proceduralmente corretta e conforme al ‘dictum’ della Cassazione.

Le Conclusioni

La sentenza in esame è un’importante conferma del principio di devoluzione nel giudizio di rinvio. Chi affronta questa fase processuale deve essere consapevole che il margine di manovra è ristretto e vincolato. Non è un ‘terzo grado’ di merito, ma una fase tecnica finalizzata a correggere specifici errori indicati dalla Suprema Corte. La decisione di inammissibilità e la condanna al pagamento delle spese e di una somma alla Cassa delle ammende servono da monito: i ricorsi infondati o che travalicano i limiti del giudizio di rinvio comportano conseguenze economiche per i ricorrenti, oltre a confermare la correttezza della decisione impugnata.

Cosa succede quando la Corte di Cassazione annulla una sentenza solo in parte?
Il caso viene inviato di nuovo a un giudice di grado inferiore per un nuovo giudizio, definito ‘giudizio di rinvio’. Tuttavia, questo nuovo giudizio può riguardare esclusivamente i punti specifici della sentenza che sono stati annullati, mentre le altre parti della decisione diventano definitive.

In questo caso specifico, come ha proceduto la Corte d’Appello con la rideterminazione pena?
La Corte d’Appello ha agito in modo molto mirato. Poiché la Cassazione aveva eliminato un’aggravante solo per uno dei reati contestati (capo b), il giudice ha ricalcolato solo l’aumento di pena previsto per quel reato nel contesto della ‘continuazione’, riducendolo da nove a otto mesi.

Qual è stato l’esito finale del nuovo ricorso presentato contro la rideterminazione della pena?
La Corte di Cassazione ha dichiarato il nuovo ricorso inammissibile. Ciò significa che non lo ha nemmeno esaminato nel merito, ritenendo corretta la procedura seguita dalla Corte d’Appello. Di conseguenza, ha condannato i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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