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Rideterminazione della pena: quando è possibile?

La Corte di Cassazione ha stabilito che un condannato ha diritto alla rideterminazione della pena anche se ha già scontato interamente la parte detentiva, qualora la pena pecuniaria non sia stata ancora pagata. Questo perché il rapporto esecutivo con lo Stato non è concluso. L’eventuale eccesso di detenzione scontato può essere convertito per ridurre o estinguere la multa residua, in applicazione del principio di flessibilità del giudicato.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rideterminazione della Pena: Diritto al Ricalcolo Anche con Carcere Scontato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9429 del 2024, ha affermato un principio fondamentale in materia di esecuzione penale: il diritto alla rideterminazione della pena sussiste anche quando il condannato ha terminato di scontare la pena detentiva, ma non ha ancora saldato la pena pecuniaria. Questa decisione rafforza il principio della “flessibilità del giudicato”, garantendo che le pene inflitte siano sempre conformi alla legalità costituzionale, anche a distanza di anni dalla condanna.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un uomo condannato in via definitiva a 12 anni di reclusione e 60.000 euro di multa per un reato legato agli stupefacenti. Successivamente alla sua condanna, la Corte Costituzionale (con la sentenza n. 40 del 2019) ha dichiarato parzialmente illegittima la norma utilizzata per il calcolo della sua pena, abbassando la sanzione minima prevista.

L’uomo, avendo già scontato per intero la pena detentiva ma non avendo ancora pagato la multa, ha chiesto al Giudice dell’esecuzione di ricalcolare la sua condanna alla luce della nuova, più favorevole, situazione normativa. La sua richiesta mirava a far sì che il periodo di detenzione scontato in eccesso venisse convertito per ridurre o estinguere il debito residuo con lo Stato.

La Corte d’Appello, in funzione di giudice dell’esecuzione, aveva rigettato la richiesta, sostenendo che, essendo la pena detentiva già stata eseguita, non ci fosse più interesse a un ricalcolo e che non vi fosse fungibilità tra la pena detentiva espiata e quella pecuniaria da pagare.

L’Importanza della Rideterminazione della Pena e la Decisione della Cassazione

Contrariamente a quanto stabilito in secondo grado, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del condannato. La Suprema Corte ha chiarito che il rapporto esecutivo tra lo Stato e il condannato non si conclude fino a quando non sono state eseguite tutte le pene inflitte, incluse quelle pecuniarie.

Di conseguenza, la pendenza del pagamento della multa mantiene vivo l’interesse del condannato a ottenere una rideterminazione della pena complessiva. Se il nuovo calcolo dovesse risultare in una pena detentiva inferiore a quella già scontata, l’eccedenza può essere utilizzata, tramite un meccanismo di conversione e ragguaglio, per saldare la multa non pagata.

Le Motivazioni della Sentenza

La decisione della Cassazione si fonda su principi giuridici consolidati e di grande rilevanza.

Il Principio della “Flessibilità del Giudicato”

Il fulcro della motivazione risiede nel principio della “flessibilità del giudicato”. Secondo la giurisprudenza, una sentenza passata in giudicato non è un blocco monolitico e immutabile. Quando una norma penale che ha inciso sulla quantificazione della pena viene dichiarata incostituzionale, il condannato ha il diritto di ottenere un ricalcolo in suo favore, a patto che l’esecuzione della pena non sia terminata.

Quando una Pena si Considera “Interamente Eseguita”?

La Corte chiarisce un punto cruciale: l’esecuzione si considera terminata solo con l’estinzione di entrambe le tipologie di pena, detentiva e pecuniaria. Finché il condannato ha un debito pecuniario derivante dalla sentenza, il rapporto giuridico sanzionatorio con lo Stato è ancora attivo e, pertanto, modificabile in melius (in meglio per il reo).

La Fungibilità tra Pena Detentiva e Pecuniaria

La Cassazione ha inoltre ribadito la coerenza di questa soluzione con l’articolo 657, comma 3, del codice di procedura penale. Questa norma prevede la fungibilità della carcerazione sofferta senza titolo (ad esempio, un eccesso di custodia cautelare) nel computo della pena pecuniaria da eseguire. Analogamente, la detenzione scontata in eccesso a causa di una norma poi dichiarata incostituzionale deve poter essere utilizzata per abbattere il debito derivante dalla multa.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza in esame stabilisce che l’integrale espiazione della pena detentiva non preclude la possibilità di chiedere e ottenere una rideterminazione della pena se quella pecuniaria non è stata ancora saldata. Questa pronuncia non solo tutela il diritto del condannato a vedersi applicata una sanzione conforme ai principi costituzionali, ma offre anche una soluzione pragmatica per gestire le conseguenze delle dichiarazioni di incostituzionalità, permettendo di convertire l’ingiusta detenzione subita in un abbattimento del debito pecuniario.

È possibile chiedere la rideterminazione della pena se la parte detentiva è già stata completamente scontata?
Sì, è possibile a condizione che la pena pecuniaria (multa) non sia stata ancora interamente pagata. La Corte di Cassazione ha stabilito che il rapporto esecutivo con lo Stato si conclude solo con l’estinzione di tutte le sanzioni irrogate.

Cosa succede al periodo di carcere scontato in eccesso se la pena viene ricalcolata?
Il periodo di detenzione scontato in più rispetto a quello risultante dalla nuova determinazione può essere convertito, previo ragguaglio, per ridurre o estinguere la pena pecuniaria residua da pagare.

Su quale principio giuridico si basa questa decisione?
La decisione si basa principalmente sul principio della “flessibilità del giudicato”, secondo cui una sentenza definitiva può essere modificata in fase di esecuzione per adeguarsi a una dichiarazione di illegittimità costituzionale di una norma penale, a patto che la pena non sia stata interamente eseguita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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