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Rideterminazione della pena: obbligo di ricalcolo

La Corte di Cassazione ha stabilito che, a seguito di una declaratoria di incostituzionalità che riduce la pena per un reato, il giudice dell’esecuzione deve procedere alla rideterminazione della pena non solo per il reato principale, ma anche per l’aumento applicato per il reato satellite in continuazione. Nel caso di specie, un condannato aveva ottenuto una riduzione della pena base per un reato di droga, ma il giudice di merito aveva omesso di ricalcolare l’aumento di pena per il reato connesso. La Corte ha annullato con rinvio la decisione su questo punto, affermando la necessità di un ricalcolo proporzionale.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rideterminazione della pena: l’obbligo di ricalcolo si estende al reato satellite

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di esecuzione penale: quando una norma viene dichiarata incostituzionale con effetti favorevoli sulla pena, la necessaria rideterminazione della pena non può fermarsi al reato principale, ma deve estendersi anche agli aumenti disposti per i reati satellite legati dal vincolo della continuazione. Questo caso offre spunti cruciali sull’interazione tra le decisioni della Corte Costituzionale e il lavoro del giudice dell’esecuzione.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine dalla richiesta di un condannato di ricalcolare la pena detentiva inflittagli con una sentenza del 1995 per un reato previsto dall’art. 73 del D.P.R. 309/1990 (Testo Unico Stupefacenti). La richiesta si basava sulla sentenza della Corte Costituzionale n. 40 del 2019, che aveva ridotto il minimo edittale per tale fattispecie di reato.

Il Tribunale di Genova, in qualità di giudice dell’esecuzione e in sede di rinvio dalla Cassazione, aveva accolto parzialmente la richiesta, rideterminando la pena in sei anni, un mese e dieci giorni di reclusione. Tuttavia, il condannato ha proposto un nuovo ricorso in Cassazione, lamentando tre vizi principali nel provvedimento:

1. La partecipazione al collegio giudicante dello stesso giudice che in precedenza aveva dichiarato inammissibile la sua richiesta.
2. Un’errata motivazione nella quantificazione della nuova pena base, ritenuta frutto di una riduzione minima e basata su condotte successive al reato.
3. L’omessa rideterminazione dell’aumento di pena applicato per il reato satellite, commesso in continuazione con quello principale.

L’analisi della Corte e la questione sulla rideterminazione della pena

La Corte di Cassazione ha esaminato i tre motivi di ricorso, giungendo a conclusioni diverse per ciascuno di essi.

Incompatibilità del Giudice: Motivo Infondato

Sul primo punto, la Corte ha respinto la doglianza. Ha chiarito che le situazioni di incompatibilità del giudice, previste dall’art. 34 c.p.p., devono essere fatte valere tramite la procedura di ricusazione (art. 37 c.p.p.). Tale procedura deve essere attivata tempestivamente dalla parte che ne ha interesse. Poiché il provvedimento impugnato era stato emesso dopo un’udienza con la partecipazione delle parti, la difesa avrebbe dovuto sollevare la questione in quella sede. Non avendolo fatto, non poteva lamentare la presunta incompatibilità per la prima volta in Cassazione.

Calcolo della Pena Base: Motivazione Sufficiente

Anche il secondo motivo è stato ritenuto infondato. Secondo la Corte, il giudice dell’esecuzione ha fornito una motivazione adeguata e corretta nel ricalcolare la pena base. Ha tenuto conto di elementi concreti come i precedenti penali del condannato e la sua dichiarazione di delinquenza abituale, valutando la condotta e le condizioni personali all’epoca dei fatti. L’esercizio del potere discrezionale è stato ritenuto conforme ai principi di proporzionalità.

L’obbligo di rideterminazione della pena per il reato satellite

Il terzo motivo è stato invece accolto. La Corte ha ribadito un principio cruciale: l’applicazione della continuazione impone che la pena per i reati satellite sia commisurata a quella del reato più grave. L’aumento di pena per il reato satellite non è ancorato ai limiti edittali della sua norma incriminatrice, ma è parametrato al quantum di pena stabilito per la violazione principale.

Le motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sulla stretta interdipendenza tra la pena base del reato più grave e gli aumenti per i reati satellite nel contesto del reato continuato. Se il trattamento sanzionatorio del reato principale viene modificato perché dichiarato parzialmente incostituzionale, come avvenuto con la sentenza della Corte Costituzionale n. 40 del 2019, gli effetti favorevoli devono necessariamente ripercuotersi sulla pena inflitta per il reato satellite.

Il giudice dell’esecuzione, omettendo di pronunciarsi sulla riduzione dell’aumento di pena per il reato satellite, ha violato questo principio. La riduzione della pena base del reato principale comporta una conseguente e proporzionale riduzione degli aumenti calcolati su di essa. Il giudice del rinvio, quindi, non si è conformato a questo consolidato orientamento giurisprudenziale.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata limitatamente alla misura dell’aumento di pena per la continuazione. Ha rinviato il caso al Tribunale di Genova, in diversa composizione, affinché proceda a un nuovo giudizio sul punto, applicando correttamente il principio secondo cui la rideterminazione della pena deve essere complessiva e toccare tutte le componenti della sanzione influenzate dalla declaratoria di incostituzionalità. La sentenza ribadisce l’importanza di una visione unitaria del reato continuato in fase esecutiva, garantendo che gli effetti favorevoli di una pronuncia della Consulta si estendano a tutta la struttura sanzionatoria.

Se una legge che fissa la pena minima per un reato viene dichiarata incostituzionale, l’aumento di pena per un reato connesso in ‘continuazione’ deve essere ricalcolato?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la riduzione dei limiti edittali del reato principale impone al giudice dell’esecuzione di ricalcolare e ridurre proporzionalmente anche l’aumento di pena applicato per il reato satellite, poiché quest’ultimo è direttamente parametrato alla pena base del reato più grave.

È possibile contestare l’incompatibilità di un giudice per la prima volta con ricorso in Cassazione?
Di regola, no. La Corte ha specificato che l’incompatibilità del giudice deve essere fatta valere tempestivamente attraverso la procedura di ricusazione. Può essere sollevata per la prima volta in Cassazione solo in casi eccezionali, ad esempio quando la decisione precedente è stata presa ‘de plano’ (senza udienza), impedendo alla parte di conoscere la composizione del collegio in tempo utile per la ricusazione.

Nella rideterminazione di una pena, il giudice può basarsi sul comportamento tenuto dal condannato dopo la commissione del reato?
La sentenza chiarisce che il giudice dell’esecuzione, nel commisurare la pena, ha correttamente tenuto conto dei precedenti penali, della condotta commessa e delle condizioni personali dell’imputato all’epoca dei fatti, rispettando il principio di proporzionalità. Sebbene menzioni che la motivazione tiene conto anche del comportamento successivo, il fulcro della valutazione corretta è sugli elementi coevi al reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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