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Rideterminazione della pena: i limiti del giudice

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro la rideterminazione della pena operata dalla Corte d’Appello in sede di rinvio. La Corte ha chiarito che il giudice del rinvio, pur vincolato a escludere un’aggravante, mantiene la propria discrezionalità nel quantificare la sanzione, non essendo obbligato ad applicare il minimo edittale. La motivazione della pena è stata ritenuta adeguata, poiché, quando la sanzione è ben al di sotto della media edittale, non è richiesta una spiegazione analitica.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rideterminazione della pena: la discrezionalità del giudice

La rideterminazione della pena a seguito di un annullamento da parte della Corte di Cassazione è un momento cruciale del processo penale. Una recente sentenza della Suprema Corte (n. 44307/2024) ha offerto importanti chiarimenti sui poteri e i limiti del giudice del rinvio. La decisione sottolinea come, pur dovendo attenersi alle indicazioni della Cassazione, il giudice conservi una significativa discrezionalità nella quantificazione della sanzione, senza essere obbligato a scendere al minimo edittale.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una condanna per un tentativo di reato in materia di stupefacenti. Inizialmente, la Corte d’Appello aveva confermato una pena che teneva conto dell’aggravante dell’ingente quantità. L’imputato aveva presentato ricorso in Cassazione, la quale aveva accolto parzialmente il motivo, annullando la sentenza limitatamente alla pena. La Cassazione aveva infatti escluso l’applicazione dell’aggravante, rinviando il caso a una nuova sezione della Corte d’Appello per la rideterminazione della pena.

Nel nuovo giudizio, la Corte d’Appello ha ricalcolato la sanzione partendo da una base vicina al minimo legale, operando poi le riduzioni per il tentativo e per il rito abbreviato. L’imputato, non soddisfatto, ha proposto un nuovo ricorso per cassazione, lamentando una violazione del divieto di reformatio in peius e un difetto di motivazione, sostenendo che la pena avrebbe dovuto essere fissata al minimo edittale, come a suo dire prescritto dalla Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e la Rideterminazione della pena

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. I giudici di legittimità hanno chiarito un punto fondamentale: la precedente sentenza di annullamento aveva imposto un unico vincolo al giudice del rinvio, ovvero quello di escludere l’aggravante dell’ingente quantità dal calcolo. Non era stata data alcuna indicazione cogente circa la necessità di applicare la pena minima.

La devoluzione al giudice del rinvio era limitata a un nuovo computo della pena, che richiedeva apprezzamenti di merito. La Corte d’Appello, pertanto, ha correttamente esercitato il proprio potere discrezionale, muovendosi all’interno della cornice edittale prevista dalla legge, una volta espunta l’aggravante.

Le Motivazioni

La Cassazione ha validato l’operato della Corte territoriale, sottolineando come la motivazione della sentenza impugnata fosse congrua e adeguata. I giudici d’appello avevano giustificato la pena inflitta, pur prossima ai minimi, sulla base di due elementi chiave:

1. La gravità della condotta: L’imputato aveva agito come intermediario per l’acquisto di una quantità significativa di cocaina proveniente dall’estero, interfacciandosi con soggetti di elevata caratura criminale.
2. I precedenti penali: La personalità dell’imputato, incline a delinquere, era confermata da precedenti condanne per reati gravi.

La Corte ha inoltre ribadito un principio consolidato in giurisprudenza: quando la pena irrogata è molto al di sotto della media edittale, l’obbligo di motivazione del giudice si attenua. In tali casi, non è necessaria una spiegazione analitica di ogni passaggio del calcolo, ma è sufficiente un richiamo a criteri generali come la gravità del reato o la capacità a delinquere dell’imputato.

Le Conclusioni

Questa sentenza conferma che il giudice del rinvio, pur vincolato alle indicazioni della Cassazione, non è un mero esecutore matematico. Mantiene la sua piena discrezionalità nella rideterminazione della pena, valutando tutti gli elementi previsti dall’art. 133 del codice penale. L’obbligo di motivazione è direttamente proporzionale alla severità della pena inflitta: più ci si allontana dal minimo legale, più la motivazione dovrà essere dettagliata e specifica. Al contrario, per pene vicine al minimo, una motivazione sintetica ma ancorata a elementi concreti (come la gravità dei fatti e i precedenti) è da considerarsi pienamente legittima.

Dopo un annullamento con rinvio per escludere un’aggravante, il nuovo giudice deve applicare la pena minima?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il giudice del rinvio ha il solo obbligo di ricalcolare la pena senza l’aggravante esclusa. Mantiene però la piena discrezionalità nel determinare la sanzione all’interno della forbice edittale, basandosi sulla gravità del fatto e sulla personalità dell’imputato, senza essere obbligato a fissarla al minimo.

Quando è necessaria una motivazione dettagliata per la quantificazione della pena?
Secondo un orientamento consolidato, una motivazione specifica e dettagliata è necessaria quando la pena inflitta è di gran lunga superiore alla misura media di quella edittale. Se la pena è molto al di sotto della media, o vicina al minimo, l’obbligo motivazionale si attenua e può essere sufficiente un richiamo a criteri generali come la gravità del reato.

Cosa succede se il ricorso contro la nuova determinazione della pena viene ritenuto infondato?
Se il ricorso è ritenuto manifestamente infondato, la Corte di Cassazione lo dichiara inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, come sanzione pecuniaria per aver proposto un’impugnazione priva di fondamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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