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Rideterminazione della pena: Errore del Giudice

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che aveva effettuato una errata rideterminazione della pena. La Corte ha chiarito che per una contravvenzione la sanzione non può essere la reclusione e la riduzione per il rito abbreviato è della metà, non di un terzo, correggendo direttamente la pena finale.

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Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rideterminazione della Pena: La Cassazione Corregge il Giudice dell’Esecuzione

La corretta applicazione della legge penale non si esaurisce con la sentenza di condanna, ma prosegue nella delicata fase esecutiva. Un aspetto cruciale di questa fase è la rideterminazione della pena, un’operazione necessaria quando la condanna originale subisce modifiche, come un annullamento parziale da parte della Corte di Cassazione. Una recente sentenza della Suprema Corte (n. 38639/2024) offre un chiaro esempio di come errori in questo ricalcolo possano portare all’applicazione di una pena illegale, sottolineando l’importanza del rispetto rigoroso delle categorie di reato e delle norme procedurali.

I Fatti del Caso: Un Ricalcolo Necessario ma Errato

La vicenda trae origine da una condanna per due diversi reati. Successivamente, la Corte di Cassazione annullava la condanna per uno dei due reati, rendendo necessario un nuovo calcolo della pena residua per il reato rimasto in piedi. Il Tribunale, in funzione di Giudice dell’esecuzione, provvedeva a questa operazione, stabilendo una pena di otto mesi di reclusione.

Tuttavia, la difesa del condannato presentava ricorso, evidenziando due errori fondamentali commessi dal Giudice:
1. Errore sulla specie della pena: Il reato residuo era una contravvenzione prevista dall’art. 4 della legge n. 110/1975, che la legge punisce con l’arresto e l’ammenda, non con la reclusione.
2. Errore sul calcolo della riduzione: Il processo si era svolto con rito abbreviato. Per le contravvenzioni, la legge (art. 442, comma 2, c.p.p.) prevede una riduzione della pena della metà, mentre il Giudice aveva erroneamente applicato la riduzione di un terzo, prevista per i delitti.

L’Intervento della Cassazione e la Rideterminazione della Pena

La Corte di Cassazione ha accolto entrambi i motivi di ricorso, ritenendoli fondati. Ha ribadito il principio secondo cui, in caso di annullamento parziale, spetta al Giudice dell’esecuzione il compito di sciogliere ogni dubbio sulla frazione di pena da eseguire, ma sempre nel rispetto dei paletti normativi.

Primo Errore: La Natura della Sanzione

La Corte ha censurato la decisione del Tribunale per aver inflitto otto mesi di reclusione. La norma violata configura una contravvenzione, un tipo di reato per il quale il codice penale prevede le pene dell’arresto e dell’ammenda. Applicare la reclusione, pena prevista per i delitti (reati più gravi), costituisce un’illegalità della sanzione che non può essere tollerata.

Secondo Errore: La Corretta Riduzione per il Rito Abbreviato

Allo stesso modo, la Cassazione ha ritenuto fondata la censura relativa al calcolo della diminuente per il rito abbreviato. Il Giudice dell’esecuzione aveva applicato la riduzione di un terzo. Tuttavia, a seguito delle modifiche introdotte dalla legge n. 103 del 2017 all’art. 442 del codice di procedura penale, per le contravvenzioni la riduzione della pena deve essere calcolata nella misura della metà. Tale norma, essendo più favorevole al reo, deve essere applicata.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri. In primo luogo, il principio di stretta legalità della pena, secondo cui nessuno può essere assoggettato a una pena di specie o quantità diversa da quella espressamente prevista dalla legge. La sostituzione della pena dell’arresto con quella della reclusione rappresenta una violazione palese di tale principio. In secondo luogo, il principio del favor rei nell’applicazione delle norme procedurali che incidono sulla quantificazione della pena, come quella relativa alla riduzione per il rito abbreviato. La norma che prevede una riduzione maggiore (la metà anziché un terzo) per le contravvenzioni è una norma penale di favore e deve quindi trovare applicazione.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata. Avendo accertato l’illegalità della pena applicata e l’errore di calcolo, e non essendo necessari ulteriori accertamenti di fatto, la Suprema Corte ha proceduto direttamente alla rideterminazione della pena. Tenendo conto dei limiti edittali previsti per la contravvenzione e applicando la corretta diminuente della metà per il rito abbreviato, ha fissato la pena finale in tre mesi di arresto e 500,00 euro di ammenda. Questa sentenza riafferma il ruolo di garanzia della fase esecutiva e la necessità di un controllo rigoroso sulla legalità della pena, anche quando si tratta di semplici operazioni di ricalcolo.

Quando è necessario procedere a una rideterminazione della pena?
È necessario quando una sentenza di condanna cumulativa viene parzialmente annullata, ad esempio dalla Corte di Cassazione, lasciando in piedi solo una parte delle accuse. In questo caso, il Giudice dell’esecuzione deve ricalcolare la pena da scontare per i soli reati per cui la condanna è diventata definitiva.

Qual è la differenza tra la pena della reclusione e quella dell’arresto?
La reclusione è la pena detentiva prevista per i delitti, cioè i reati più gravi secondo il nostro ordinamento. L’arresto, invece, è la pena detentiva prevista per le contravvenzioni, considerate reati di minore gravità. La sentenza chiarisce che è illegale applicare la reclusione per una contravvenzione.

Quale riduzione di pena si applica per le contravvenzioni nel rito abbreviato?
La sentenza afferma che, a seguito delle modifiche all’art. 442, comma 2, del codice di procedura penale, in caso di condanna per una contravvenzione definita con rito abbreviato, la pena è diminuita della metà, e non di un terzo come avviene per i delitti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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