Ricorso Tardivo: Un Giorno di Ritardo Costa Caro
Nel mondo della giustizia, il tempo è un fattore cruciale. Il rispetto dei termini processuali non è una mera formalità, ma un pilastro che garantisce certezza e ordine. Un ricorso tardivo, anche se depositato con un solo giorno di ritardo, può vanificare ogni sforzo difensivo, come dimostra una recente ordinanza della Corte di Cassazione. Analizziamo come un errore di tempistica abbia reso inappellabile una condanna per violazioni edilizie, impedendo ai giudici di esaminare le ragioni della ricorrente.
Il Caso: Dalle Violazioni Edilizie alla Cassazione
La vicenda giudiziaria ha origine da una condanna emessa dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte d’Appello. L’imputata era stata ritenuta responsabile per una serie di violazioni delle normative edilizie e paesaggistiche (specificate nel d.P.R. 380/2001 e nel d.lgs. 42/2004).
Decisa a far valere le proprie ragioni, l’interessata ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, basandolo su quattro motivi principali:
1. Contestazione generale dell’accertamento di responsabilità.
2. Diniego di attenuanti, sia comuni che generiche.
3. Richiesta di estinzione dei reati per intervenuta prescrizione.
Questi argomenti, tuttavia, non sono mai stati analizzati nel merito dalla Suprema Corte.
La Decisione della Corte: Focus sul Ricorso Tardivo
La Corte di Cassazione ha interrotto l’esame del caso sul nascere, concentrandosi su un unico, decisivo aspetto: la data di deposito del ricorso. I giudici hanno verificato che il termine ultimo per proporre l’impugnazione era scaduto l’11 maggio 2023, un giorno non festivo. Il ricorso, invece, risultava depositato il giorno successivo, il 12 maggio 2023.
Questo ritardo di appena ventiquattro ore è stato sufficiente per dichiarare il ricorso tardivo e, di conseguenza, inammissibile. La Corte non ha avuto altra scelta se non quella di respingere l’appello senza entrare nel vivo delle questioni sollevate dalla difesa.
Le Motivazioni: Il Rigore dei Termini Processuali
La decisione si fonda su un principio cardine della procedura penale: i termini per le impugnazioni sono perentori. La loro inosservanza comporta la decadenza dal diritto di esercitare l’azione. Non importa quanto valide possano essere le argomentazioni di un ricorso; se presentato fuori tempo massimo, è come se non fosse mai stato depositato.
La Suprema Corte ha applicato rigorosamente la legge, evidenziando che il ritardo ha reso l’atto giuridicamente inefficace. Di conseguenza, è scattata l’applicazione dell’articolo 616 del codice di procedura penale. Questa norma prevede che, in caso di inammissibilità, la parte che ha proposto il ricorso venga condannata non solo al pagamento delle spese del procedimento, ma anche al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende. In questo specifico caso, la somma è stata fissata in 3.000 euro.
Le Conclusioni: Lezioni Pratiche da un Errore Formale
Questa ordinanza offre un monito fondamentale: in ambito legale, la forma è sostanza. Un errore procedurale, come il mancato rispetto di una scadenza, può avere conseguenze definitive e irreversibili. La decisione della Corte di Cassazione non lascia spazio a interpretazioni: la tardività del ricorso preclude ogni possibilità di discussione sul merito della controversia, rendendo definitiva la condanna dei gradi precedenti e aggiungendo un ulteriore onere economico per il ricorrente. È una chiara dimostrazione di come la precisione e la puntualità siano requisiti indispensabili per la tutela efficace dei propri diritti nel sistema giudiziario.
Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene depositato un giorno dopo la scadenza?
La Corte lo dichiara ‘tardivo’ e, di conseguenza, inammissibile. Ciò significa che il ricorso viene respinto senza che i giudici ne esaminino il contenuto o le argomentazioni.
Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile per tardività?
In base all’art. 616 del codice di procedura penale, la persona che ha presentato il ricorso inammissibile è condannata a pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata di 3.000 euro.
Se un ricorso è tardivo, la Corte valuta comunque le altre eccezioni, come la prescrizione del reato?
No. La declaratoria di inammissibilità per un vizio formale, come il deposito fuori termine, ha carattere pregiudiziale e impedisce alla Corte di esaminare qualsiasi altra questione sollevata, inclusa l’eventuale prescrizione dei reati.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 2811 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 2811 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 06/10/2023
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME NOME AGRIGENTO il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 26/01/2023 della CORTE APPELLO di PALERMO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
NUMERO_DOCUMENTO/23
Rilevato che con sentenza in data 26 gennaio 2023 la Corte di appello di Palermo ha confermato la sentenza in data 11 marzo 2021 del Tribunale di Agrigento che aveva condanNOME NOME COGNOME alle pene di legge per le violazioni in concorso degli art. 44, 93, 94, 95 del d.P.R. 380 del 2001 e 181 d.lgs. 42 del 2004,
Rilevato che con i primi due motivi la ricorrente ha contestato l’accertamento di responsabilit con il terzo il diniego della diminuente dell’art. 62, comma 1, n. 2, cod. pen. e il diniego generiche, con il quarto l’estinzione dei reati per prescrizione,
Considerato che il ricorso per cassazione è tardivo perché il termine per il deposito della sentenza di secondo grado era scaduto il 27 marzo 2023, il termine per proporre il ricorso era scaduto 1’11 maggio 2023, giorno non festivo, e il ricorso era stato depositato il 12 maggio 2023, come da certificazione di cancelleria e ricevuta pec,
Ritenuto, pertanto, che il ricorso debba essere dichiarato inammissibile e rilevato che al declaratoria dell’inammissibilità consegue, a norma dell’art. 616 cod. proc. pen., l’onere del spese del procedimento nonché quello del versamento della somma, in favore della Cassa delle ammende, equitativamente fissata in tremila euro.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 6 ottobre 2023
Il Consigliere estensore
Il Presidente