Ricorso tardivo: la Cassazione conferma l’inammissibilità per mancato rispetto dei termini
Nel processo penale, il rispetto dei termini è un principio fondamentale che garantisce la certezza del diritto e il corretto svolgimento della giustizia. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce questo concetto, dichiarando inammissibile un appello a causa di un ricorso tardivo. Questo caso offre uno spunto prezioso per comprendere come vengono calcolati i termini per l’impugnazione e quali sono le gravi conseguenze del loro mancato rispetto.
I fatti del caso
Un soggetto, condannato dalla Corte d’Appello per un reato previsto dalla normativa sugli stupefacenti (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/1990), decideva di presentare ricorso per cassazione. La sentenza di secondo grado era stata emessa il 29 febbraio 2024. Il ricorso, tuttavia, veniva depositato quasi sette mesi dopo, il 23 settembre 2024, e perveniva alla cancelleria della Corte d’Appello due giorni dopo, il 25 settembre.
La decisione della Corte sul ricorso tardivo
La Suprema Corte, investita della questione, non è entrata nel merito delle doglianze del ricorrente, ma si è fermata a un esame preliminare di ammissibilità. L’esito è stato netto: il ricorso è stato dichiarato inammissibile. La ragione risiede interamente nel mancato rispetto dei termini perentori stabiliti dal codice di procedura penale per proporre impugnazione.
Le motivazioni: il calcolo dei termini per l’impugnazione
La Corte ha meticolosamente ricostruito il calcolo dei termini, dimostrando perché il ricorso tardivo non potesse essere accolto. Il termine finale per impugnare era fissato al 28 luglio 2024. Questo calcolo si basa sulla somma di diversi periodi:
1. Termine per il deposito della motivazione: Dalla data della sentenza (29/02/2024), la legge concedeva 90 giorni alla Corte d’Appello per depositare le motivazioni.
2. Termine per l’impugnazione: Dal termine del deposito delle motivazioni, il difensore aveva 45 giorni per presentare il ricorso.
3. Ulteriore termine per imputato assente: Poiché l’imputato era stato dichiarato assente nel processo di secondo grado, la legge prevede un’ulteriore estensione di 15 giorni.
La somma di questi periodi portava la scadenza ultima al 28 luglio 2024. Essendo il ricorso stato depositato a fine settembre 2024, era evidente il superamento del termine massimo consentito. La tardività dell’atto ha quindi reso impossibile per i giudici esaminare le ragioni dell’appello.
Le conclusioni: conseguenze della dichiarazione di inammissibilità
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso ha comportato due importanti conseguenze per il ricorrente. In primo luogo, la condanna emessa dalla Corte d’Appello è divenuta definitiva. In secondo luogo, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali relative al giudizio di cassazione. A ciò si è aggiunta la condanna al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria prevista proprio per i casi di ricorso inammissibile, volta a scoraggiare impugnazioni pretestuose o presentate senza il dovuto rispetto delle regole procedurali.
Per quale motivo principale il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché è risultato un ricorso tardivo, ovvero è stato depositato oltre il termine perentorio stabilito dalla legge per l’impugnazione.
Quali sono i periodi che compongono il termine totale per l’impugnazione in questo caso specifico?
Il termine totale è stato calcolato sommando tre periodi distinti: 90 giorni per il deposito delle motivazioni della sentenza, 45 giorni per proporre l’impugnazione e un’ulteriore estensione di 15 giorni concessa poiché l’imputato era assente nel precedente grado di giudizio.
Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
La presentazione di un ricorso inammissibile comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria, in questo caso di tremila euro, a favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 8751 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 8751 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 31/01/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a GELA il 11/03/1993
avverso la sentenza del 29/02/2024 della CORTE APPELLO di CALTANISSETTA
CiatO-clWiSe -a+le -palti-;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Tasca NOME NOME ricorre per cassazione avverso la sentenza di condanna per il reato di cu all’art. 73, comma 5, d.P.R.309/1990.
Il ricorso è tardivo. Il termine per impugnare scade in data 28/07/2024 (dal 29/02/24 più giorni per deposito della motivazione più 45 giorni per impugnare più ulteriori 15 gio trattandosi di imputato assente). Il ricorso è stato depositato il 23/09/2024 ed è pervenuto alla cancelleria della Corte di appello il 25/09/2024.
Il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento dell spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila a favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 31 gennaio 2025
Il Consigliere estensore
Il Presidente