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Ricorso tardivo: quando l’appello è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per cassazione avverso una condanna per atti persecutori e porto abusivo di armi. La ragione principale è che il ricorso è tardivo: è stato presentato oltre il termine di 45 giorni decorrente dal deposito della motivazione della sentenza d’appello. La Corte chiarisce inoltre che il porto abusivo d’arma costituisce un reato autonomo e non viene assorbito dall’aggravante dell’uso dell’arma nel delitto di atti persecutori, confermando così l’infondatezza anche nel merito dei motivi proposti.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso tardivo: la Cassazione ribadisce l’importanza dei termini procedurali

Il rispetto dei termini processuali è un pilastro fondamentale del nostro ordinamento giuridico. Un ricorso tardivo può vanificare ogni strategia difensiva, rendendo definitiva una condanna senza che i motivi di appello vengano neppure esaminati nel merito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 36956/2024) offre un chiaro esempio di questa regola, dichiarando inammissibile l’impugnazione di un imputato condannato per atti persecutori e porto abusivo di arma.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da una sentenza della Corte di Appello di Catanzaro che confermava la condanna di un individuo per il reato di atti persecutori (art. 612-bis c.p.), aggravato dall’uso di un’arma, e per il reato autonomo di porto abusivo della stessa arma (art. 4, L. 110/1975). L’imputato, ritenendo ingiusta la decisione, proponeva ricorso per Cassazione, lamentando sia vizi di motivazione sulla sua responsabilità penale, sia l’errata contestazione del porto d’armi come reato a sé stante, sostenendo che dovesse essere assorbito nell’aggravante del reato principale.

Analisi del ricorso tardivo e dei termini per l’impugnazione

La Corte di Cassazione, prima ancora di analizzare il merito delle doglianze, ha rilevato un vizio procedurale insuperabile: il ricorso tardivo. La Corte ha ricostruito meticolosamente le scadenze:
1. Delibera della Sentenza: La decisione della Corte d’Appello è stata presa il 29 settembre 2023.
2. Termine per la Motivazione: Il giudice si è riservato 90 giorni per depositare le motivazioni, come previsto dall’art. 544, comma 3, c.p.p.
3. Deposito Effettivo: Le motivazioni sono state depositate il 20 dicembre 2023, quindi entro il termine (che scadeva il 28 dicembre 2023).
4. Termine per l’Impugnazione: Da questa data è iniziato a decorrere il termine di 45 giorni per presentare ricorso.
5. Scadenza Finale: Il termine ultimo per l’impugnazione è quindi spirato il 12 febbraio 2024.

Il ricorso dell’imputato è stato invece depositato solo il 26 febbraio 2024, ben oltre la scadenza. La Corte ha inoltre specificato che non era applicabile la proroga di 15 giorni prevista dall’art. 585, comma 1-bis c.p.p. per i giudizi in assenza, poiché il processo d’appello si era svolto con rito cartolare, che non è equiparabile a un giudizio in cui l’imputato è assente.

La distinzione tra porto d’armi e aggravante del reato

Nonostante la tardività fosse già sufficiente a chiudere il caso, la Suprema Corte ha voluto affrontare, seppur brevemente, anche l’infondatezza del motivo di ricorso nel merito. L’imputato sosteneva che il reato di porto abusivo d’arma dovesse essere assorbito nel delitto di atti persecutori, del quale costituiva un’aggravante.

La Corte ha respinto questa tesi, richiamando una consolidata giurisprudenza. Il porto abusivo di un’arma è un reato di mero pericolo, volto a tutelare l’ordine pubblico, ed è oggettivamente distinto dal fatto di utilizzare quell’arma per minacciare o perseguitare qualcuno. L’elemento materiale del porto abusivo non può considerarsi assorbito nel delitto-base, che può essere aggravato anche se l’arma non è portata illegalmente. I due reati, quindi, tutelano beni giuridici diversi e possono coesistere.

Le motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione di inammissibilità su due pilastri. Il primo, e decisivo, è di natura procedurale: il mancato rispetto del termine perentorio per l’impugnazione. La scansione temporale, chiaramente delineata, non lasciava spazio a dubbi sulla tardività del ricorso. Il secondo pilastro, esaminato solo ad abundantiam, riguarda l’infondatezza manifesta dei motivi. La Corte ha ribadito la correttezza della decisione dei giudici di merito nel considerare il porto d’armi un reato autonomo rispetto all’aggravante del reato di stalking, sottolineando la diversità dei beni giuridici protetti dalle due norme.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame è un monito sull’importanza cruciale del rispetto delle scadenze processuali. Un errore nel calcolo dei termini può precludere l’accesso a un grado di giudizio, rendendo definitiva una condanna a prescindere dalla fondatezza delle proprie ragioni. Inoltre, la pronuncia conferma un principio giuridico rilevante: il porto illegale di un’arma e il suo utilizzo in un altro reato (come lo stalking) danno vita a due distinti illeciti penali che possono essere contestati e puniti autonomamente, senza che uno assorba l’altro.

Quando un ricorso in Cassazione è considerato tardivo?
Un ricorso è considerato tardivo quando viene depositato oltre il termine perentorio stabilito dalla legge. In questo caso, il termine era di 45 giorni, decorrenti dalla data di deposito delle motivazioni della sentenza d’appello.

Il porto abusivo di un’arma può essere considerato un reato autonomo anche se l’arma è usata per commettere un altro reato?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che il porto abusivo d’arma è un reato di mero pericolo, distinto e autonomo rispetto all’uso dell’arma come circostanza aggravante di un altro delitto (in questo caso, atti persecutori). I due reati possono quindi concorrere.

Nel rito cartolare, si applica la proroga di 15 giorni per l’impugnazione prevista per i giudicati in assenza?
No. La Corte ha chiarito che il procedimento camerale non partecipato, come il rito cartolare, non è equiparabile a un giudizio “in assenza”. Pertanto, non si applica la proroga di 15 giorni prevista dall’art. 585, comma 1-bis del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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