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Ricorso Tardivo: quando l’appello è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso avverso una condanna per rapina aggravata, poiché presentato oltre i termini di legge. La sentenza sottolinea come un ricorso tardivo impedisca l’esame nel merito delle questioni sollevate, confermando la condanna e aggiungendo il pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Tardivo: la Scure della Cassazione sui Termini Processuali

Nel mondo del diritto, il tempo non è una variabile, ma un requisito fondamentale. Il rispetto dei termini processuali è un pilastro su cui si regge la certezza del diritto e la validità degli atti giudiziari. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 11766/2024) ribadisce con fermezza questo principio, dichiarando inammissibile un appello a causa di un ricorso tardivo. Questo caso offre uno spunto cruciale per comprendere le gravi conseguenze che derivano dal mancato rispetto delle scadenze legali.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da una sentenza della Corte di Appello di Napoli, che aveva confermato una condanna per rapine aggravate a carico di un imputato. Pur avendo escluso l’aggravante della recidiva e rideterminato gli aumenti di pena per la continuazione tra i reati, la Corte territoriale aveva confermato l’impianto accusatorio. La difesa dell’imputato decideva quindi di presentare ricorso per Cassazione, lamentando diverse violazioni di legge e vizi di motivazione.

I Motivi dell’Impugnazione

La difesa aveva articolato il ricorso su tre punti principali:
1. Questione di legittimità costituzionale: Si contestava la mancata previsione dell’attenuante della collaborazione (art. 625-bis c.p.) per il reato di rapina, a differenza di quanto previsto per il furto.
2. Violazione del divieto di reformatio in peius: Si sosteneva che la Corte d’Appello avesse peggiorato la situazione dell’imputato quantificando una multa superiore a quella stabilita in primo grado.
3. Vizio di motivazione: Si lamentava una giustificazione insufficiente nel calcolo degli aumenti di pena per la continuazione dei reati.

Nonostante la potenziale rilevanza delle questioni sollevate, la Corte di Cassazione non è mai entrata nel merito della discussione. La ragione è puramente procedurale.

La Decisione della Corte: l’Inammissibilità del Ricorso Tardivo

Il fulcro della decisione della Suprema Corte risiede in un controllo preliminare, quello sulla tempestività del ricorso. La Corte ha rilevato che il ricorso tardivo non poteva essere esaminato. Il calcolo è stato meticoloso:
– La sentenza d’appello è stata emessa il 6 giugno 2023.
– Il termine per il deposito delle motivazioni era stato fissato in 90 giorni, scadendo quindi il 4 settembre 2023.
– A partire da tale data, la difesa aveva 45 giorni per proporre l’impugnazione, come previsto dall’art. 544 del codice di procedura penale.
– La scadenza ultima per il deposito del ricorso era, di conseguenza, il 19 ottobre 2023.

L’atto di impugnazione, invece, è stato redatto il 2 novembre e depositato il 9 novembre 2023, ben oltre il termine perentorio. Questo ritardo ha reso il ricorso irricevibile.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte è lapidaria e si fonda su un principio non negoziabile del diritto processuale: la perentorietà dei termini. La dichiarazione di inammissibilità per tardività è un atto dovuto che precede e assorbe qualsiasi altra valutazione. Non importa quanto fondati o interessanti possano essere i motivi di ricorso; se l’atto viene depositato fuori tempo massimo, il giudice non ha il potere di esaminarlo. La tardività costituisce una barriera insormontabile che preclude l’accesso al giudizio di legittimità. La conseguenza, prevista dall’art. 616 c.p.p., è non solo la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, in questo caso quantificata in tremila euro.

Le Conclusioni

La sentenza in commento è un monito severo sull’importanza cruciale della diligenza e della precisione nella gestione delle scadenze processuali. Un errore nel calcolo dei termini o un semplice ritardo nel deposito possono vanificare un intero percorso difensivo, cristallizzando una sentenza di condanna e precludendo ogni possibilità di riforma. Per il cittadino, ciò significa che l’esito di un processo può dipendere non solo dalla fondatezza delle proprie ragioni, ma anche dal rigoroso rispetto di regole formali che garantiscono l’ordine e la certezza del sistema giudiziario.

Qual è la conseguenza principale di un ricorso tardivo?
La conseguenza principale è la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Ciò significa che la Corte non esamina nel merito le questioni sollevate e la sentenza impugnata diventa definitiva, con l’aggiunta per il ricorrente della condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Come si calcolano i termini per impugnare una sentenza?
I termini per l’impugnazione (in questo caso, 45 giorni) decorrono dalla scadenza del termine fissato dal giudice per il deposito delle motivazioni della sentenza (in questo caso, 90 giorni). È essenziale calcolare attentamente la data finale per non incorrere nella tardività.

Perché la Corte di Cassazione non ha valutato i motivi del ricorso, come la presunta violazione del divieto di peggioramento della pena?
La Corte non ha potuto valutare alcun motivo perché la tardività del ricorso è una questione preliminare e assorbente. Una volta accertato che l’atto è stato depositato fuori termine, il giudice è obbligato a dichiararlo inammissibile senza poter procedere all’esame del suo contenuto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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