LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso tardivo: quando l’appello è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per minaccia aggravata. La ragione non risiede nel merito delle questioni sollevate (prescrizione e improcedibilità), ma in un vizio formale insuperabile: il ricorso tardivo. L’impugnazione è stata depositata oltre il termine di 45 giorni previsto dalla legge, senza che potessero applicarsi proroghe. Di conseguenza, la condanna è diventata definitiva e il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Tardivo: la Cassazione ribadisce l’importanza dei termini processuali

Nel processo penale, il rispetto dei termini è un principio fondamentale che garantisce la certezza del diritto e il corretto svolgimento della giustizia. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha messo in luce le conseguenze fatali di un ricorso tardivo, dichiarando inammissibile l’impugnazione di un imputato e rendendo definitiva la sua condanna, senza nemmeno entrare nel merito delle questioni sollevate. Questo caso offre un’importante lezione sull’imprescindibilità della diligenza processuale.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna di un uomo per il reato di minaccia aggravata ai danni di un ufficiale giudiziario durante l’esecuzione di uno sgombero. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’appello avevano confermato la sua colpevolezza, infliggendo una pena di tre mesi e dieci giorni di reclusione.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. L’avvenuta prescrizione del reato: secondo la difesa, il termine di sei anni per la prescrizione era maturato prima della pronuncia della sentenza d’appello.
2. L’improcedibilità dell’azione penale: si contestava la mancanza della querela, ritenuta necessaria per quel tipo di reato.

Questi motivi, potenzialmente idonei a ribaltare l’esito del processo, non sono stati tuttavia neanche esaminati dalla Suprema Corte.

La Decisione della Corte di Cassazione e il ricorso tardivo

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per una ragione puramente procedurale: il ricorso tardivo. La disamina dei giudici si è concentrata esclusivamente sul calcolo dei termini per la presentazione dell’impugnazione, rilevando una violazione insanabile.

Il Calcolo dei Termini per l’Impugnazione

Per comprendere la decisione, è essenziale ricostruire la cronologia processuale:
* Pronuncia della sentenza d’appello: 6 febbraio 2025.
* Termine per il deposito delle motivazioni: 90 giorni dalla pronuncia.
* Deposito effettivo delle motivazioni: 3 marzo 2025 (entro il termine stabilito).
* Termine per depositare il ricorso: 45 giorni, decorrenti dalla scadenza del termine per il deposito delle motivazioni (e non dalla data effettiva del deposito).
* Scadenza del termine per il ricorso: 21 giugno 2025.
* Deposito effettivo del ricorso: 3 luglio 2025.

Il deposito è avvenuto chiaramente oltre il termine perentorio del 21 giugno, rendendo l’impugnazione irricevibile.

La non applicabilità della proroga di 15 giorni

La difesa non ha potuto beneficiare della proroga di 15 giorni prevista dall’art. 585, comma 1 bis, del codice di procedura penale. La Corte ha chiarito che tale estensione non era applicabile nel caso di specie, poiché il processo d’appello si era svolto in forma cartolare e, inoltre, l’imputato non era stato giudicato in assenza o contumacia nel primo grado di giudizio, essendosi presentato ad alcune udienze. Questi due fattori hanno escluso la possibilità di avvalersi del termine aggiuntivo.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte di Cassazione sono lineari e si fondano su un principio cardine della procedura penale: la perentorietà dei termini per le impugnazioni. Un ricorso tardivo costituisce un vizio di inammissibilità che impedisce al giudice di esaminare il merito della causa. La tardività è un ostacolo preliminare e assoluto. Di conseguenza, le argomentazioni della difesa relative alla prescrizione del reato e all’improcedibilità dell’azione penale, sebbene astrattamente pertinenti, non hanno potuto trovare spazio nella valutazione della Corte. La sanzione per il mancato rispetto dei termini è la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, come puntualmente avvenuto.

Conclusioni

Questa ordinanza è un monito severo sull’importanza cruciale del rispetto delle scadenze processuali. Anche in presenza di validi argomenti di merito, un errore formale come un ricorso tardivo può vanificare ogni possibilità di difesa, cristallizzando una sentenza di condanna. Il caso sottolinea come la perizia di un avvocato non si misuri solo sulla capacità di argomentare nel merito, ma anche e soprattutto sulla meticolosa gestione degli adempimenti procedurali, che rappresentano le fondamenta su cui si costruisce l’intero edificio difensivo.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché tardivo. È stato depositato il 3 luglio 2025, mentre il termine perentorio per la presentazione era scaduto il 21 giugno 2025.

Qual è il termine per presentare ricorso in Cassazione in questo caso?
Il termine era di 45 giorni. Questo termine decorreva non dalla data di deposito delle motivazioni della sentenza d’appello, ma dalla scadenza del termine di 90 giorni che la Corte d’appello si era riservata per depositarle.

La proroga di 15 giorni per l’impugnazione è sempre applicabile?
No. La Corte ha specificato che la proroga prevista dall’art. 585, comma 1 bis, cod. proc. pen. non era applicabile in questo caso, poiché il processo d’appello si era svolto con rito cartolare e l’imputato non era stato giudicato in assenza nel primo grado di giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati