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Ricorso tardivo: quando è inammissibile in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso avverso una condanna per guida senza patente. La decisione si fonda sulla tardività dell’impugnazione, depositata oltre il termine di legge. La Suprema Corte ha chiarito che l’estensione di 15 giorni, prevista per l’imputato giudicato in assenza, non si applica ai procedimenti in camera di consiglio non partecipati, rendendo il ricorso tardivo e, di conseguenza, inammissibile.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Tardivo: la Cassazione chiarisce i termini per l’impugnazione

Nel processo penale, il rispetto dei termini è un principio cardine che garantisce certezza e ordine. Un recente pronunciamento della Corte di Cassazione ha ribadito l’importanza di questa regola, dichiarando inammissibile un ricorso tardivo e chiarendo i presupposti per l’applicazione di eventuali proroghe. Questa sentenza offre spunti fondamentali sulla differenza tra giudizio in assenza e procedimento camerale non partecipato ai fini del calcolo dei termini per impugnare.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una condanna emessa dal Tribunale e confermata dalla Corte d’Appello nei confronti di un soggetto per il reato di guida senza patente, in quanto revocata da molti anni. La difesa dell’imputato, non soddisfatta della decisione di secondo grado, ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando vizi di motivazione e violazione di legge.

Tuttavia, prima ancora di poter analizzare il merito delle doglianze, la Suprema Corte si è trovata di fronte a una questione preliminare sollevata dal Procuratore generale: la tardività del ricorso.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Ricorso Tardivo

La Corte di Cassazione ha accolto l’eccezione del Procuratore generale, dichiarando il ricorso inammissibile. La sentenza impugnata era stata depositata il 14 gennaio 2025. Secondo le norme del codice di procedura penale, il termine per proporre ricorso scadeva il 20 marzo 2025. L’atto di impugnazione, invece, era stato depositato solo il 31 marzo 2025, ben oltre la scadenza perentoria.

Di fronte a un ricorso tardivo, il giudice non può entrare nel merito delle questioni sollevate, ma deve fermarsi a questa constatazione procedurale. La conseguenza diretta è la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Sentenza

Il punto cruciale della motivazione riguarda il mancato riconoscimento di un’estensione di 15 giorni al termine per l’impugnazione, prevista dall’articolo 585, comma 1-bis, del codice di procedura penale per l’imputato giudicato in assenza. La difesa, implicitamente, contava su questa proroga.

La Corte ha spiegato che tale estensione non era applicabile al caso di specie. Il giudizio d’appello si era svolto con un procedimento camerale non partecipato, ovvero una procedura basata su atti scritti senza un’udienza con la presenza delle parti. L’imputato, pur avendone la facoltà, non aveva presentato un’istanza di partecipazione.

I giudici hanno chiarito che la ratio della proroga di 15 giorni è quella di concedere più tempo per consultarsi con il difensore a chi non ha partecipato a nessuna udienza del processo. Tuttavia, questa norma si applica specificamente al “giudicato in assenza”, che presuppone la fissazione di un’udienza a cui l’imputato ha il diritto di partecipare e sceglie di non farlo. Nel procedimento camerale non partecipato, invece, non è prevista un’udienza in cui l’imputato abbia un diritto automatico di presenza. Di conseguenza, non potendo essere considerato “giudicato in assenza”, l’imputato non poteva beneficiare dell’aumento dei termini.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce con forza che i termini processuali sono perentori e la loro inosservanza porta a conseguenze irreversibili come l’inammissibilità dell’impugnazione. La pronuncia è un importante monito per gli operatori del diritto sulla necessità di calcolare con estrema precisione le scadenze. Inoltre, chiarisce in modo netto la distinzione tra “assenza” e “mancata partecipazione a un rito camerale”, specificando che solo nel primo caso si può beneficiare della proroga dei termini per l’impugnazione, in linea con un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato.

Quando un ricorso per Cassazione viene considerato tardivo?
Un ricorso è considerato tardivo quando viene depositato dopo la scadenza del termine perentorio stabilito dalla legge. Nel caso specifico, il termine era scaduto il 20 marzo 2025, ma il ricorso è stato depositato il 31 marzo 2025.

L’aumento di 15 giorni per l’impugnazione si applica sempre se l’imputato non partecipa al giudizio d’appello?
No. La sentenza chiarisce che l’aumento di 15 giorni previsto dall’art. 585, comma 1-bis c.p.p. si applica solo all’imputato “giudicato in assenza”. Non si applica se il giudizio si è svolto con rito camerale non partecipato, in cui non è prevista un’udienza a cui l’imputato abbia diritto di partecipare e non sia stata avanzata un’istanza di partecipazione.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile per tardività?
La conseguenza principale è che la Corte non esamina il merito delle questioni sollevate. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro (in questo caso, 3.000 euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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