Ricorso Tardivo in Cassazione: Analisi di un Caso di Inammissibilità
Nel processo penale, il rispetto dei termini è un principio cardine che garantisce la certezza del diritto e il corretto svolgimento della giustizia. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio delle conseguenze derivanti dalla presentazione di un ricorso tardivo, confermando come un errore procedurale possa precludere l’esame nel merito di una questione. Questo articolo analizza la decisione e le sue implicazioni pratiche.
I Fatti di Causa
Il caso ha origine da una sentenza del Giudice di pace che aveva ritenuto un’imputata responsabile del reato di diffamazione. Avverso tale decisione, la difesa dell’imputata proponeva ricorso per cassazione, articolando un unico motivo di censura per contestare la sentenza di condanna. Tuttavia, l’atto di impugnazione veniva depositato il 9 maggio 2025.
La Decisione della Corte: Focus sul Ricorso Tardivo
La Suprema Corte non è entrata nel merito del motivo di ricorso, ma si è fermata a un controllo preliminare di natura procedurale. Gli Ermellini hanno infatti rilevato che il ricorso tardivo era stato proposto oltre il termine perentorio previsto dalla legge.
Nello specifico, la sentenza impugnata era stata emessa il 24 febbraio 2025 e la relativa motivazione era stata depositata l’11 marzo dello stesso anno. Ai sensi dell’art. 585 del codice di procedura penale, il termine ultimo per proporre ricorso scadeva il 26 aprile 2025. Essendo stato depositato il 9 maggio, il ricorso risultava irrimediabilmente tardivo, determinandone l’inammissibilità.
Le Motivazioni
La motivazione della Corte è netta e si fonda su un’applicazione rigorosa delle norme procedurali. Il principio è che i termini per impugnare sono perentori, ovvero la loro violazione comporta la decadenza dal diritto di esercitare l’impugnazione. La Corte ha applicato l’art. 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, che prevede una procedura semplificata per dichiarare l’inammissibilità in casi come questo, senza necessità di formalità particolari. La tardività del ricorso è una causa di inammissibilità che non lascia margini di discrezionalità al giudice. Di conseguenza, la Corte non solo ha dichiarato il ricorso inammissibile, ma ha anche condannato la ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di quattromila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa condanna pecuniaria ha una funzione sanzionatoria, volta a scoraggiare la proposizione di ricorsi palesemente inammissibili che sovraccaricano il sistema giudiziario.
Le Conclusioni
Questa ordinanza ribadisce un insegnamento fondamentale: nel diritto, la forma è sostanza. Il mancato rispetto di una scadenza procedurale, come nel caso di un ricorso tardivo, può avere conseguenze definitive e preclusive. La decisione del Giudice di pace è divenuta irrevocabile, non per una valutazione di infondatezza dei motivi di ricorso, ma per un errore nella tempistica della sua presentazione. Per gli operatori del diritto, questo caso è un monito sulla necessità di una gestione meticolosa delle scadenze, mentre per i cittadini evidenzia come l’esito di un processo possa dipendere non solo dalle ragioni di merito, ma anche dal rigoroso adempimento delle regole procedurali.
Cosa succede se un ricorso in materia penale viene depositato dopo la scadenza del termine?
Secondo quanto stabilito dalla Corte, il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che i giudici non esaminano le ragioni e i motivi presentati, e la sentenza impugnata diventa definitiva.
Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso tardivo?
La parte che presenta un ricorso tardivo viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende. In questo caso specifico, la somma è stata fissata in quattromila euro.
Come viene stabilita l’inammissibilità per tardività?
La Corte dichiara l’inammissibilità senza particolari formalità procedurali, come previsto dall’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, quando la causa di inammissibilità, come la tardività, è evidente e non richiede approfondimenti.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 5 Num. 28534 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 5 Num. 28534 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 04/07/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da NOME NOME nata a Roma il 28 luglio 1963;
avverso la sentenza del 24 febbraio 2025 del Giudice di pace di Roma;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso; udita la relazione svolta dal consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO
che il Giudice di pace di Roma, con sentenza resa il 24 febbraio 2025, ha ritenuto NOME COGNOME responsabile del reato di diffamazione a lei ascritto in rubrica;
che, avverso tale decisione, l’imputata , per il tramite del suo difensore, ricorre per cassazione articolando un unico motivo di censura;
che il ricorso è tardivo, in quanto proposto il 9 maggio 2025, oltre il termine del 26 aprile 2025, individuato ai sensi dell’art. 585 comma 1, lett. b) e comma 1bis cod. proc. pen., atteso che la motivazione della sentenza (resa il 24 febbraio 2025) è stata tempestivamente depositata l’11 marzo successivo;
che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile e che tale causa di inammissibilità va dichiarata senza formalità di procedura, ai sensi dell’art. 610 comma 5bis cod. proc. pen., per cui consegue la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento della somma di euro quattromila in favore della Cassa delle ammende;
P.Q.M.
Dichiara il ricorso inammissibile e condanna la ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro quattromila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 4 luglio 2025