Ricorso Tardivo: Quando la Scadenza dei Termini Costa Cara
Nel mondo del diritto, il tempo è un fattore cruciale. Il rispetto delle scadenze procedurali non è una mera formalità, ma un requisito fondamentale per la validità degli atti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda in modo inequivocabile le conseguenze di un ricorso tardivo, dimostrando come un errore di tempistica possa precludere l’esame nel merito di una questione, con significative ricadute economiche per il ricorrente.
I Fatti del Caso
Un individuo, condannato dalla Corte d’Appello per il reato di furto aggravato, decideva di presentare ricorso per cassazione. Le sue doglianze si concentravano su presunti vizi di motivazione della sentenza, sia riguardo alla sussistenza del reato stesso sia in merito alla mancata applicazione dell’articolo 131-bis del codice penale, relativo alla particolare tenuità del fatto. L’obiettivo era ottenere un annullamento della condanna o, in subordine, il riconoscimento di una causa di non punibilità. Tuttavia, l’esito del ricorso non dipenderà dal merito delle argomentazioni, ma da un aspetto puramente procedurale.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Suprema Corte, con una procedura semplificata, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso. Questo significa che i giudici non sono nemmeno entrati nel vivo delle questioni sollevate dall’imputato. La decisione si è basata su un unico, insindacabile, presupposto: il ricorso è stato depositato oltre il termine stabilito dalla legge. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di quattromila euro in favore della Cassa delle ammende.
Le Motivazioni: L’Inesorabilità del Ricorso Tardivo
La motivazione della Corte è lapidaria e si fonda su un calcolo matematico dei termini processuali. La sentenza della Corte d’Appello era stata emessa il 9 aprile 2025, con una “motivazione contestuale”, ovvero le ragioni della decisione erano state rese note già in udienza.
Secondo quanto stabilito dagli articoli 585 e 544 del codice di procedura penale, in questi casi, il termine per proporre impugnazione è di soli 15 giorni. La scadenza ultima per presentare il ricorso per cassazione era quindi fissata per il 24 aprile 2025.
Dai documenti processuali, invece, è emerso che il deposito del ricorso è avvenuto il 16 maggio 2025, quasi un mese dopo la scadenza. Questo ritardo ha reso il ricorso irrimediabilmente tardivo. La Corte ha applicato l’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, che consente di dichiarare l’inammissibilità senza le formalità di un’udienza pubblica quando l’irregolarità, come l’inosservanza dei termini, è palese.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia
Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale: la perentorietà dei termini. Il mancato rispetto di una scadenza processuale non è un vizio sanabile e comporta la perdita del diritto di esercitare un’azione o un’impugnazione.
Le implicazioni pratiche per il ricorrente sono severe:
1. Mancato Esame nel Merito: Le sue argomentazioni, per quanto potenzialmente fondate, non sono state prese in considerazione.
2. Definitività della Condanna: La sentenza della Corte d’Appello diventa definitiva e irrevocabile.
3. Sanzioni Economiche: Oltre a non ottenere il risultato sperato, il ricorrente è stato condannato a sostenere le spese processuali e a versare una cospicua somma alla Cassa delle ammende, determinata in via equitativa dalla Corte.
In conclusione, questo caso serve da monito sull’importanza della diligenza e della precisione nella gestione dei tempi processuali. Un errore, anche di pochi giorni, può vanificare un intero percorso difensivo e comportare conseguenze economiche negative.
Per quale motivo principale il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché è stato presentato oltre il termine perentorio di 15 giorni dalla data della sentenza d’appello, risultando quindi un ricorso tardivo.
Qual era il termine corretto per presentare il ricorso in questo caso?
Poiché la sentenza della Corte d’Appello è stata emessa con motivazione contestuale il 9 aprile 2025, il termine per l’impugnazione scadeva 15 giorni dopo, ovvero il 24 aprile 2025.
Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di quattromila euro in favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 35988 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 35988 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 07/10/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME nato a PATERNO’ il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 09/04/2025 della CORTE APPELLO di CATANIA
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Motivi della decisione
Il ricorrente in epigrafe ha proposto ricorso per cassazione avverso la sentenza emessa dalla Corte d’appello di Catania in relazione al reato di cui all’art. 624 e 625 n.2 e 7 cod. pen. L’esponente deduce vizio di motivazione in ordine alla ritenuta sussistenza del reato e all applicazione dell’art. 131 bis cod. pen.
Va dichiarata l’inammissibilità del ricorso senza formalità ai sensi dell’art. 610, comm 5-bis cod. proc. pen, introdotto dall’art. 1, comma 62, della legge 23.6.2017 n. 103, a decorrere dal 3 agosto 2017.
Ed invero, a far tempo da tale ultima data (cfr. art. 1, co. 51, della L. 23.6.2017 n. 1 nei casi previsti dall’art. 591 lett.c cod. proc. pen ( ossia inosservanza dei termini per pro impugnazione), la Corte dichiara senza formalità di procedura l’inammissibilità del ricorso.
Risulta dagli atti che il processo è stato definito all’udienza del 9 aprile 2025 motivazione contestuale. La sentenza doveva quindi essere impugnata nel termine di giorni 15, e cioè entro il 24 aprile 2025 ( artt. 585 e 544 cod. proc. pen). Risulta invece che il ricors Cassazione sia stato depositato il 16 maggio 2025, oltre il termine fissato dalla legge.
Il ricorso va dunque dichiarato inammissibile, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro quattromila, determinata secondo equità, in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di quattromila euro in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 7 ottobre 2025
Il Consigliere estensore