Ricorso Tardivo: Quando un Errore di Tempistica Costa Caro
Nel mondo del diritto, il tempo è un fattore cruciale. Il rispetto dei termini processuali non è una mera formalità, ma un requisito essenziale per la validità degli atti. Un ricorso tardivo può vanificare ogni strategia difensiva, rendendo definitiva una sentenza sfavorevole. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio delle conseguenze derivanti dalla presentazione di un’impugnazione oltre i termini stabiliti dalla legge.
Il Contesto del Caso: Bancarotta e Appello
Il caso analizzato ha origine da una sentenza della Corte d’Appello che confermava la responsabilità penale di un’imputata per il reato di bancarotta fraudolenta impropria da operazioni dolose. L’imputata, non rassegnandosi alla condanna, decideva di presentare ricorso per Cassazione, l’ultimo grado di giudizio previsto dal nostro ordinamento.
Tuttavia, l’esito di questo tentativo non è stato quello sperato. La Suprema Corte non è nemmeno entrata nel merito delle questioni sollevate, fermandosi a una valutazione preliminare di carattere puramente procedurale.
Il Calcolo dei Termini e il Ricorso Tardivo
L’elemento centrale della decisione della Cassazione è stato il calcolo del termine per l’impugnazione. La legge stabilisce scadenze precise e inderogabili, la cui violazione comporta una sanzione drastica: l’inammissibilità.
Dalla Sentenza d’Appello al Ricorso
La vicenda processuale si è sviluppata secondo le seguenti tappe:
1. Pronuncia della Sentenza d’Appello: 13 dicembre 2024.
2. Comunicazione del Dispositivo: 16 dicembre 2024.
3. Deposito delle Motivazioni: 28 dicembre 2024, entro il termine di 15 giorni previsto dalla legge.
È da quest’ultima data, quella del deposito delle motivazioni, che inizia a decorrere il tempo utile per poter impugnare la decisione.
Perché il Ricorso era Tardivo?
Il Codice di procedura penale (art. 585) prevede un termine di trenta giorni per presentare ricorso. In questo specifico caso, tale termine era aumentato di ulteriori quindici giorni a causa dell’assenza dell’imputata. Facendo i conti, la scadenza ultima per presentare il ricorso era fissata per il 12 febbraio 2025. L’atto di impugnazione, però, è stato depositato solo il 19 febbraio 2025, ovvero una settimana dopo il termine massimo consentito. Questo ritardo, anche se di pochi giorni, ha reso il ricorso tardivo e, di conseguenza, irricevibile.
Le Motivazioni della Corte di Cassazione
La Corte Suprema, con un’ordinanza emessa de plano (cioè senza udienza pubblica, data l’evidenza della causa di inammissibilità), ha applicato rigorosamente la normativa. I giudici hanno constatato il mancato rispetto dei termini perentori e, come previsto dall’art. 591 del codice di procedura penale, hanno dichiarato l’inammissibilità del ricorso.
La decisione non si è limitata a questo. La Corte ha sottolineato che l’evidente natura dell’errore procedurale imponeva di attribuire una colpa alla ricorrente. Di conseguenza, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., l’imputata è stata condannata non solo al pagamento delle spese del procedimento, ma anche al versamento di una cospicua somma di quattromila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione aggiuntiva serve a scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o, come in questo caso, irrimediabilmente viziati da errori procedurali.
Conclusioni: L’Importanza del Rispetto dei Termini
Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale: la perentorietà dei termini. Essi non sono semplici indicazioni, ma veri e propri pilastri che garantiscono la certezza del diritto e la ragionevole durata dei processi. Un errore nel calcolo o nel rispetto di una scadenza può avere conseguenze definitive e costose, precludendo ogni possibilità di far valere le proprie ragioni nel merito. La vicenda serve da monito sull’importanza di affidarsi a una difesa tecnica attenta e scrupolosa, che ponga la massima attenzione non solo agli aspetti sostanziali della causa, ma anche e soprattutto a quelli procedurali, che ne costituiscono il presupposto indispensabile.
Qual è la principale ragione per cui il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
La ragione principale è che si trattava di un ricorso tardivo, ovvero è stato presentato oltre la scadenza massima stabilita dalla legge per l’impugnazione della sentenza.
Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso tardivo?
La persona che presenta il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e, data l’evidenza dell’errore, anche al versamento di una somma di quattromila euro in favore della Cassa delle ammende.
Come si calcola il termine per presentare ricorso in questo caso specifico?
Il termine ordinario di 30 giorni decorreva dal deposito delle motivazioni della sentenza d’appello. A questo termine si sono aggiunti 15 giorni per l’assenza dell’imputata. Il ricorso, presentato dopo la scadenza di questo periodo complessivo, è risultato tardivo.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 33253 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 33253 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 09/07/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a CANTALICE il 09/10/1948
avverso la sentenza del 13/12/2024 della CORTE APPELLO di FIRENZE
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Rilevato che NOME COGNOME ricorre avverso la sentenza della Corte di appello di Firenze che ne ha confermato la penale responsabilità per il reato di bancarotta fraudolenta impropria operazioni dolose;
considerato che:
la sentenza impugnata è stata pronunciata il 13 dicembre 2024, a seguito di procedimento in camera di consiglio senza l’intervento delle parti ex art. 23-bis, comma 1, decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137, conv. con modif. dalla legge 18 dicembre 2020, n. 176, e il dispositivo è st comunicato in data 16 dicembre 2024, la motivazione è stata depositata il 28 dicembre 2024 (sabato) entro il termine di quindici giorni ex art. 544, comma 2, cod. proc. pen.;
il termine per l’impugnazione, pari a trenta giorni (art. 585, comma 1, lett. c), cod. pen.) decorrenti dal detto termine fissato ex art. 544, comma 2, cod. proc. pen., aumentato di quindici giorni ex art. 585, comma 1-bis, cod. proc. pen. (in ragione dell’assenza dell’imputata) spirava il 12 febbraio 2025 (mercoledì) e il ricorso, presentato il 19 febbraio 2025, è inammiss poiché tardivo (art. 591, comma 1, lett. c), cod. proc. pen.);
ritenuto che all’inammissibilità – da dichiararsi de plano ai sensi dell’art. 610, comma 5bis, cod. proc. pen. – consegue, ex art. 616 cod. proc. pen., la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali nonché al versamento, in favore della Cassa delle ammende, di una somma che appare equo determinare in euro quattromila, atteso che l’evidente inammissibilità dell’impugnazione impone di attribuire loro profili di colpa (cfr. Corte cost., sent. n. 13/06/2000; Sez. 1, n. 30247 del 26/01/2016, COGNOME, Rv. 267585 – 01);
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro quattromila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 9/07/2025.