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Ricorso tardivo: Cassazione dichiara inammissibilità

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso avverso una condanna per guida senza patente. La decisione si fonda sul deposito dell’atto oltre il termine di quindici giorni previsto dalla legge. Di conseguenza, si tratta di un ricorso tardivo. La Corte ha inoltre colto l’occasione per chiarire che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non è applicabile a tale reato, data la sua natura intrinsecamente abituale.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Tardivo: Quando un Appello è Inammissibile e le Sue Conseguenze

Nel processo penale, il rispetto delle scadenze non è una mera formalità, ma un requisito fondamentale per la validità degli atti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione illumina le conseguenze fatali di un ricorso tardivo, ribadendo principi cardine della procedura. L’analisi del caso offre spunti essenziali non solo sulla perentorietà dei termini, ma anche su questioni di diritto sostanziale, come l’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto al reato di guida senza patente.

I Fatti del Caso

Un imputato veniva condannato in primo e secondo grado per il reato di guida senza patente, previsto dall’art. 116, comma 15, del Codice della Strada. La condanna prevedeva una pena di due mesi di arresto e 1.600 euro di ammenda. L’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione, lamentando la mancata applicazione dell’art. 131-bis del codice penale, ovvero la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. A suo avviso, la Corte d’Appello aveva erroneamente escluso tale beneficio basandosi su una presunta reiterazione della condotta non definitivamente accertata.

La Decisione della Corte di Cassazione sul ricorso tardivo

La Suprema Corte non è nemmeno entrata nel merito delle doglianze del ricorrente. L’attenzione dei giudici si è infatti concentrata su un aspetto preliminare e dirimente: la tempestività del ricorso. La sentenza d’appello era stata pronunciata il 14 maggio 2025 con rito cartolare. La legge, in questi casi, prevede un termine di quindici giorni per l’impugnazione, che scadeva quindi il 28 giugno 2025.

Tuttavia, il ricorso è stato depositato solo il 3 luglio 2025, ben oltre il termine perentorio. Questo ritardo ha reso il ricorso inammissibile, impedendo alla Corte qualsiasi valutazione sul contenuto delle motivazioni proposte dalla difesa. La decisione finale è stata quindi la declaratoria di inammissibilità, con la conseguente condanna del ricorrente alle spese processuali e al pagamento di una somma di quattromila euro alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si articolano su due piani, uno processuale, che fonda la decisione, e uno sostanziale, offerto come ulteriore chiarimento.

L’inammissibilità per tardività

Il cuore della decisione risiede nell’applicazione rigorosa delle norme procedurali. Ai sensi dell’art. 585 del codice di procedura penale, i termini per impugnare sono perentori. Il loro mancato rispetto comporta l’inammissibilità dell’atto, come sancito dall’art. 591, comma 1, lett. c) dello stesso codice. Essendo stato depositato oltre la scadenza, il ricorso è stato considerato un ricorso tardivo e, come tale, irricevibile. Questa regola garantisce la certezza del diritto e la ragionevole durata del processo, evitando che le sentenze rimangano indefinitamente soggette a impugnazione.

L’inapplicabilità della “Particolare Tenuità del Fatto”

Pur non essendo necessario ai fini della decisione, la Corte ha aggiunto un’importante considerazione di merito. Ha specificato che, anche se il ricorso fosse stato tempestivo, sarebbe stato comunque rigettato. La causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) richiede, tra le altre cose, la non abitualità del comportamento. Il reato di guida senza patente contestato (art. 116, comma 15, C.d.S.) assume rilevanza penale solo in caso di “recidiva nel biennio”. Ciò significa che la condotta diventa reato proprio perché è abituale, ovvero ripetuta entro un arco temporale definito. Questa intrinseca natura di abitualità rende logicamente e giuridicamente impossibile l’applicazione del beneficio della tenuità del fatto, che presuppone l’esatto contrario.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre due lezioni fondamentali. La prima è di natura processuale: la perentorietà dei termini di impugnazione è assoluta e il loro mancato rispetto conduce inesorabilmente all’inammissibilità dell’atto, con significative conseguenze economiche per il ricorrente. La seconda lezione è di diritto penale sostanziale: viene ribadito un principio giurisprudenziale cruciale secondo cui il reato di guida senza patente, configurandosi penalmente solo in caso di recidiva, è per definizione una condotta abituale, incompatibile con l’istituto della particolare tenuità del fatto.

Qual è la conseguenza principale di un ricorso presentato in ritardo?
Un ricorso presentato oltre i termini di legge è dichiarato inammissibile. Ciò significa che il giudice non può esaminare le ragioni del ricorso e la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Perché la causa di non punibilità per “particolare tenuità del fatto” non si applica al reato di guida senza patente?
Perché il reato di guida senza patente assume rilevanza penale solo in caso di “recidiva nel biennio”. Questa caratteristica lo qualifica come un comportamento necessariamente abituale, mentre la causa di non punibilità per tenuità del fatto richiede, come presupposto, che il comportamento non sia abituale.

Cosa rischia chi presenta un ricorso inammissibile alla Corte di Cassazione?
Il ricorrente la cui impugnazione è dichiarata inammissibile viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende. Nel caso specifico, tale somma è stata fissata in quattromila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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