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Ricorso straordinario: quando sospendere la pena?

Un soggetto, condannato per riciclaggio e falso, ha presentato un ricorso straordinario per un presunto errore di fatto della Corte di Cassazione. In attesa della decisione, ha chiesto la sospensione della pena. La Corte ha rigettato la richiesta, specificando che la sospensione è concessa solo in casi di ‘eccezionale gravità’, ovvero quando l’errore è palese e di immediata evidenza, condizione non riscontrata nel caso di specie.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Straordinario: La Sospensione della Pena è un’Eccezione, non la Regola

Il ricorso straordinario per errore di fatto rappresenta un’ancora di salvezza nel sistema processuale penale, uno strumento per correggere sviste materiali della Corte di Cassazione. Tuttavia, quando una condanna è già definitiva, la richiesta di sospendere l’esecuzione della pena in attesa dell’esito di tale ricorso si scontra con il principio di certezza del diritto. Un’ordinanza recente della Suprema Corte chiarisce i rigidi paletti per la concessione di tale sospensione, legandola a una ‘eccezionale gravità’ che deve emergere con lampante evidenza.

I Fatti di Causa

Il caso in esame riguarda un individuo condannato in via definitiva per i reati di riciclaggio (art. 648-bis c.p.) e falso (artt. 48 e 479 c.p.). Dopo che la Corte di Cassazione aveva dichiarato inammissibile il suo ricorso ordinario, il condannato ha proposto un ricorso straordinario ai sensi dell’art. 625-bis c.p.p., lamentando un errore di fatto. Nello specifico, sosteneva che la Corte avesse erroneamente ritenuto che la sua eccezione di incompetenza territoriale fosse stata sollevata tardivamente, mentre, a suo dire, era stata formulata nei tempi corretti. Parallelamente, trovandosi in procinto di iniziare l’espiazione della pena, ha richiesto la sospensione dell’esecuzione della stessa, invocando il grave pregiudizio alla sua libertà personale.

La Sospensione della Pena nel Ricorso Straordinario

La legge prevede, all’art. 625-bis, comma 2, c.p.p., che la Corte possa sospendere l’esecuzione della pena ‘nei casi di eccezionale gravità’. Questa dicitura non è un mero esercizio di stile, ma impone un vaglio estremamente rigoroso. La Corte ha ribadito che la valutazione deve concentrarsi, in via pregiudiziale, sul cosiddetto fumus boni iuris, ossia sulla probabilità di successo del ricorso principale. Non si tratta di anticipare il giudizio, ma di effettuare una cognizione sommaria per verificare se l’errore denunciato sia talmente palese da rendere altamente probabile l’accoglimento del ricorso. In assenza di questa ‘particolarissima evidenza’, la richiesta di sospensione non può essere accolta.

L’analisi della Corte sul ricorso straordinario

Nel decidere sull’istanza di sospensione, il Collegio ha esaminato gli atti per verificare se l’errore lamentato dal ricorrente fosse riscontrabile ictu oculi, cioè a colpo d’occhio e con assoluta certezza. Il ricorrente sosteneva che la Cassazione avesse commesso una ‘svista’ nella lettura del verbale d’udienza, travisando la cronologia della sua eccezione processuale. Tuttavia, i giudici di legittimità, in questa fase incidentale, non hanno riscontrato quell’evidenza incontrovertibile richiesta dalla norma.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato il rigetto dell’istanza di sospensione sulla base del fatto che, allo stato attuale e in una fase di delibazione sommaria, non è emersa con ‘assoluta certezza’ la sussistenza di un errore percettivo. I giudici hanno chiarito che ogni incertezza al riguardo dovrà essere sciolta solo nella sede di decisione del ricorso straordinario, attraverso una valutazione ponderata e attenta di tutta la documentazione. Pertanto, non essendo soddisfatto il requisito dell’eccezionale gravità, che presuppone un fumus boni iuris di immediata evidenza, l’istanza è stata respinta, lasciando impregiudicato l’esito finale del ricorso.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma un principio fondamentale: la sospensione dell’esecuzione di una pena definitiva è una misura eccezionale. Il giudicato penale ha un peso rilevante e può essere messo in pausa solo di fronte a un errore di fatto talmente macroscopico da essere immediatamente percepibile. Per i difensori, ciò significa che la richiesta di sospensione in pendenza di ricorso straordinario deve essere supportata da prove che dimostrino l’errore in modo inequivocabile e lampante, senza necessità di complesse ricostruzioni o approfondimenti, i quali sono riservati al giudizio di merito sul ricorso stesso.

È possibile sospendere l’esecuzione di una condanna definitiva in attesa di un ricorso straordinario?
Sì, ma solo in ‘casi di eccezionale gravità’, come previsto dall’art. 625-bis, comma 2, del codice di procedura penale. La sospensione non è automatica e viene concessa con estrema cautela.

Cosa si intende per ‘eccezionale gravità’ ai fini della sospensione della pena?
Per ‘eccezionale gravità’ si intende una situazione in cui, da una valutazione sommaria, emerge una probabilità qualificata e di pressoché immediata evidenza che il ricorso straordinario venga accolto. L’errore di fatto denunciato deve essere palese e riscontrabile ‘ictu oculi’ (a colpo d’occhio).

Per quale motivo la Corte ha rigettato l’istanza di sospensione in questo caso specifico?
La Corte ha rigettato l’istanza perché, da un esame preliminare degli atti, non è emerso con ‘assoluta certezza’ che la precedente decisione della Cassazione fosse fondata su un errore di lettura del verbale di udienza. Mancando l’evidenza immediata dell’errore, non è stato ritenuto sussistente il requisito dell’eccezionale gravità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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