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Ricorso straordinario: quando è un errore di fatto?

La Corte di Cassazione respinge un ricorso straordinario per errore di fatto. L’imputato lamentava l’omessa valutazione di un motivo d’appello, ma la Corte ha ritenuto che le censure fossero sovrapponibili a quelle già esaminate e implicitamente respinte per genericità, escludendo quindi l’errore di percezione.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Straordinario in Cassazione: Non Basta un Motivo Dimenticato per Parlare di Errore di Fatto

La recente sentenza della Corte di Cassazione, Sezione Penale, n. 22088 del 2025, offre un importante chiarimento sui limiti del ricorso straordinario per errore di fatto. Questa pronuncia stabilisce che l’omessa disamina di un motivo di ricorso non costituisce automaticamente un errore di fatto, specialmente quando le censure sollevate sono sostanzialmente identiche a quelle di un altro ricorso già esaminato e respinto.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una condanna per il reato di cui all’art. 589-bis c.p. (omicidio stradale), definita con l’applicazione della pena su richiesta delle parti (patteggiamento). Contro la sentenza del GIP del Tribunale di Ivrea, l’imputato aveva proposto ricorso in Cassazione tramite due distinti difensori.

La Corte di Cassazione, in una precedente pronuncia (n. 41406/2024), aveva parzialmente accolto i ricorsi, annullando la sentenza solo per quanto riguarda la durata della sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente. In quella sede, la Corte aveva esaminato il ricorso di uno dei due avvocati, accogliendo il motivo relativo alla mancata applicazione della diminuente per il rito, ma dichiarando generico e infondato il motivo sulla quantificazione della durata della sanzione.

Il Ricorso Straordinario e la Denuncia dell’Errore

L’imputato, tramite il secondo difensore, ha presentato un ricorso straordinario per errore di fatto ai sensi dell’art. 625-bis c.p.p. La tesi difensiva sosteneva che la Corte avesse commesso un errore di percezione, omettendo completamente di esaminare il suo specifico ricorso. Secondo il ricorrente, se la Corte avesse analizzato le sue argomentazioni, avrebbe accolto anche il motivo relativo all’eccessiva durata della sospensione della patente, poiché il suo ricorso, a differenza dell’altro, conteneva una critica specifica alla mancata motivazione del giudice su una sanzione così distante dal minimo edittale.

Le Motivazioni della Cassazione sul Ricorso Straordinario

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, delineando con precisione i confini dell’errore di fatto. I giudici hanno chiarito che l’omessa motivazione su uno o più motivi di ricorso non integra un errore di fatto rilevante quando:

1. Il motivo può considerarsi implicitamente disatteso: ciò accade quando la decisione presa è logicamente incompatibile con l’accoglimento della doglianza non esaminata.
2. La censura è assorbita dall’esame di un altro motivo: se la Corte ha già affrontato la questione sostanziale esaminando un altro punto, l’omissione è solo apparente.
3. Il motivo omesso non è decisivo: il ricorrente ha l’onere di dimostrare che l’esame del suo motivo avrebbe portato, con certezza, a una decisione diversa.

Nel caso specifico, la Corte ha osservato che i motivi presentati da entrambi i difensori sulla quantificazione della sanzione accessoria erano, nella sostanza, sovrapponibili. La precedente sentenza aveva già respinto la doglianza perché ritenuta generica, ovvero priva di elementi specifici che ne dimostrassero la fondatezza. Poiché anche il ricorso del secondo difensore si limitava a una critica generica sull’eccessività della sanzione, senza addurre elementi concreti, la sua doglianza trovava già una risposta implicita nelle motivazioni rese per il ricorso del primo difensore. Di conseguenza, non vi è stato alcun errore di percezione da parte della Corte, ma una corretta valutazione della sostanza delle censure, che le ha ritenute entrambe non specifiche.

Conclusioni

La decisione in commento ribadisce un principio fondamentale in tema di impugnazioni: la specificità dei motivi è un requisito essenziale. Un ricorso straordinario per errore di fatto non può essere utilizzato come un terzo grado di giudizio per ridiscutere la valutazione di merito compiuta dalla Cassazione. L’errore rilevante ai fini dell’art. 625-bis c.p.p. è un errore percettivo (es. non vedere un documento presente negli atti), non un errore valutativo. Per i difensori, ciò significa che, anche in presenza di più ricorsi, è cruciale formulare censure dettagliate e autonome, dimostrando la loro decisività per evitare che vengano considerate generiche o assorbite dall’esame di altri motivi.

Quando l’omissione di un motivo di ricorso costituisce un errore di fatto?
L’omissione costituisce un errore di fatto rilevante per un ricorso straordinario solo quando il motivo non esaminato era decisivo e la sua mancata valutazione è conseguenza di un sicuro errore di percezione (ad esempio, non aver visto un atto o un documento presente nel fascicolo), e non di una valutazione di merito.

Può una doglianza essere considerata implicitamente respinta dalla Corte di Cassazione?
Sì. Un motivo di ricorso si considera implicitamente respinto quando è incompatibile con la struttura logica e giuridica della motivazione della sentenza o quando le censure in esso contenute sono state sostanzialmente assorbite dall’esame di un altro motivo.

Cosa succede se due difensori presentano ricorsi con motivi simili e la Corte ne esamina esplicitamente solo uno?
Se i motivi sono sostanzialmente sovrapponibili, la risposta data a uno dei ricorsi vale anche per l’altro. La Corte non commette un errore di fatto se ritiene che le argomentazioni del ricorso non menzionato siano state implicitamente valutate e respinte con le stesse motivazioni usate per il ricorso esaminato, ad esempio per la comune genericità delle censure.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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