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Ricorso straordinario per errore di fatto: i limiti

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso straordinario presentato da alcuni imputati che lamentavano un errore di fatto nella sentenza. La Corte chiarisce che il rimedio del ricorso straordinario è riservato esclusivamente a sviste percettive e non a presunti errori di valutazione o di interpretazione della legge, come la differente determinazione della pena rispetto a un altro coimputato o la scelta del reato più grave.

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Pubblicato il 23 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Straordinario: La Differenza Cruciale tra Errore di Fatto e di Diritto

Nel complesso panorama della procedura penale, esistono strumenti eccezionali pensati per correggere vizi specifici delle decisioni giudiziarie. Uno di questi è il ricorso straordinario per errore di fatto, disciplinato dall’art. 625-bis del codice di procedura penale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 37241/2024, offre un’importante lezione sui limiti applicativi di questo rimedio, tracciando una linea netta tra l’errore di fatto emendabile e l’errore di diritto o di valutazione, che non può essere contestato con questo strumento.

I Fatti del Caso: Un Appello Eccezionale

Tre imputati, già condannati nei precedenti gradi di giudizio, hanno presentato un ricorso straordinario avverso una precedente sentenza della stessa Corte di Cassazione. Essi sostenevano che la Corte fosse incorsa in un duplice errore di fatto.
In primo luogo, lamentavano una disparità di trattamento sanzionatorio rispetto a una coimputata, la cui posizione era stata stralciata per una nuova valutazione della pena. A loro avviso, questa differenza integrava un errore materiale.
In secondo luogo, contestavano l’individuazione del reato più grave ai fini del calcolo della pena complessiva, ritenendo che la Corte avesse commesso una svista.

La Decisione della Corte sul Ricorso Straordinario

La Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi manifestamente infondati e, di conseguenza, inammissibili. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: il ricorso straordinario è uno strumento con un ambito di applicazione estremamente ristretto. Esso è ammesso solo per denunciare un errore materiale o di fatto, inteso come una disattenzione di ordine meramente percettivo, causata da una svista o da un equivoco la cui presenza sia immediatamente e oggettivamente rilevabile dal semplice controllo del contenuto degli atti.

Le Motivazioni: Distinguere l’Errore di Fatto dall’Errore di Diritto

La Corte ha smontato le argomentazioni dei ricorrenti, chiarendo perché le loro doglianze non rientrassero nella nozione di “errore di fatto”.

Il Primo Motivo: Presunta Disparità di Trattamento e la “Reformatio in Pejus”

I giudici hanno spiegato che la differente gestione della posizione della coimputata non derivava da una svista, ma dall’accoglimento di uno specifico motivo di appello che lei aveva sollevato e gli altri no. La decisione della Corte di annullare per lei il trattamento sanzionatorio si basava sull’applicazione del complesso principio giuridico del divieto di reformatio in pejus, come interpretato dalle Sezioni Unite. Si trattava, quindi, di una valutazione squisitamente giuridica e interpretativa, non di un errore percettivo. La Corte ha sottolineato che la questione è talmente complessa da essere ancora oggi oggetto di dibattito giurisprudenziale, il che esclude categoricamente che si possa parlare di un palese errore di fatto.

Il Secondo Motivo: La Scelta del Reato più Grave

Analogamente, anche la seconda censura, relativa all’individuazione del reato base per il calcolo della pena, è stata ritenuta un errore di valutazione e non di fatto. La scelta di quale sia il reato più grave in un concorso di reati implica un’analisi e un giudizio da parte del giudice, non una semplice constatazione. Pertanto, contestare tale scelta significa contestare una valutazione di merito, attività preclusa nell’ambito del ricorso straordinario.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza in commento rafforza un importante principio di procedura penale: il ricorso straordinario non è un terzo grado di giudizio di legittimità. Non può essere utilizzato per rimettere in discussione le valutazioni giuridiche o di merito operate dalla Corte di Cassazione. Il suo unico scopo è quello di porre rimedio a errori “ictu oculi” evidenti, come la trascrizione errata di un dato o un’incongruenza palese tra gli atti e quanto affermato in sentenza. Questa pronuncia serve da monito per i difensori, ricordando che l’accesso a questo strumento eccezionale è consentito solo in casi rarissimi e ben definiti, per evitare di incorrere in una declaratoria di inammissibilità con conseguente condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

Quando è ammesso un ricorso straordinario per errore di fatto in Cassazione?
È ammesso solo per correggere un errore materiale o di fatto, inteso come una disattenzione di ordine meramente percettivo (una svista o un equivoco), la cui presenza sia immediatamente e oggettivamente rilevabile dal semplice controllo degli atti e che abbia determinato una decisione diversa da quella che sarebbe stata altrimenti adottata.

Una diversa valutazione della pena tra coimputati costituisce un errore di fatto?
No. Secondo la sentenza, una diversa valutazione della pena, basata sull’accoglimento di motivi di ricorso specifici presentati da un solo imputato e sull’applicazione di complessi principi di diritto (come il divieto di reformatio in pejus), costituisce un errore di valutazione o di diritto, non un errore di fatto censurabile con il ricorso straordinario.

L’errata individuazione del reato più grave può essere contestata con un ricorso straordinario?
No. La contestazione relativa all’individuazione del reato più grave ai fini del calcolo della pena attiene a una valutazione del giudice e non a un errore di fatto. Pertanto, esorbita dal perimetro del ricorso straordinario previsto dall’art. 625-bis cod. proc. pen.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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