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Ricorso straordinario: limiti per il terzo non condannato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4611 del 2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso straordinario presentato da un terzo interessato per la restituzione di beni immobili confiscati nell’ambito di un procedimento penale a carico del coniuge. La Corte ha stabilito che tale rimedio è riservato esclusivamente al ‘condannato’ e non può essere esteso a soggetti terzi, anche se direttamente pregiudicati dalla misura patrimoniale. La decisione ribadisce l’interpretazione restrittiva dell’art. 625-bis c.p.p., sottolineando che la pronuncia sulla confisca di beni di un terzo non incide sul giudicato di responsabilità penale.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso straordinario e confisca: il terzo può agire?

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, affronta un tema cruciale della procedura penale: i limiti di accesso al ricorso straordinario per errore di fatto. In particolare, la Corte chiarisce se questo rimedio eccezionale sia esperibile anche dal terzo proprietario di beni confiscati a seguito della condanna di un’altra persona. La risposta, come vedremo, è negativa e si fonda su una rigorosa interpretazione della norma e sulla sua finalità.

I fatti del caso: la confisca dei beni del terzo

La vicenda trae origine dalla condanna di un uomo per il reato di usura. Nella sentenza di condanna, la Corte d’Appello disponeva la confisca di due immobili di proprietà della moglie del condannato, considerata terza interessata. La donna, ritenendosi legittima proprietaria dei beni, avviava un incidente di esecuzione per ottenerne la restituzione, ma la sua istanza veniva rigettata.

Successivamente, la proprietaria impugnava tale decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, la quale dichiarava il ricorso inammissibile. Contro quest’ultima decisione, la donna proponeva un ricorso straordinario ai sensi dell’art. 625-bis del codice di procedura penale, lamentando un errore percettivo da parte dei giudici di legittimità, i quali avrebbero erroneamente ritenuto che lei non avesse mai rivendicato la proprietà dei beni, mentre tale rivendicazione era stata una costante della sua difesa.

La questione giuridica e i limiti del ricorso straordinario

Il nucleo della questione sottoposta alla Corte Suprema riguarda la legittimazione ad agire con il ricorso straordinario. Questo strumento è previsto per emendare errori di fatto (sviste materiali, errori di percezione) contenuti in una decisione della Cassazione. La norma, tuttavia, specifica che tale impugnazione è ammessa solo “a favore del condannato”.

Il quesito, quindi, è se la nozione di “condannato” possa essere estesa fino a includere il terzo che, pur non essendo stato condannato per il reato, subisce un pregiudizio patrimoniale, come la confisca, a causa della sentenza.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso straordinario inammissibile, offrendo una chiara e argomentata motivazione basata sulla lettera e sulla ratio della legge.

La titolarità del rimedio: solo per il “condannato”

Il primo e fondamentale argomento della Corte è di natura letterale. L’art. 625-bis c.p.p. limita esplicitamente la proponibilità del rimedio al solo “condannato”. I giudici hanno ribadito che tale disposizione ha carattere eccezionale e derogatorio rispetto al principio generale dell’inoppugnabilità delle decisioni della Cassazione. Pertanto, non è suscettibile di applicazione analogica a soggetti non espressamente previsti dalla legge, come il terzo interessato.

L’interpretazione restrittiva dell’art. 625-bis c.p.p.

La Corte ha richiamato la propria consolidata giurisprudenza, incluse le pronunce delle Sezioni Unite, che hanno sempre interpretato in modo restrittivo l’ambito di applicazione del ricorso straordinario. Il suo scopo è quello di correggere errori di fatto che abbiano inciso sulla formazione del giudicato di condanna. La decisione sull’istanza di restituzione di beni confiscati a un terzo, sebbene collegata al procedimento penale, non incide sull’accertamento della responsabilità penale del condannato e non “stabilizza” il giudicato penale.

Inapplicabilità in materia di confisca verso terzi

Secondo la Suprema Corte, la decisione che riguarda la confisca dei beni di un terzo è esterna al nucleo della responsabilità penale. Anche se la confisca è una conseguenza della condanna, la controversia sulla titolarità dei beni confiscati non altera il giudicato sulla colpevolezza dell’imputato. Di conseguenza, il terzo che si oppone alla confisca non rientra nella categoria di soggetti tutelati dal rimedio straordinario, la cui finalità è strettamente connessa alla correzione di errori che inficiano la sentenza di condanna stessa.

Le conclusioni

La sentenza in esame consolida un principio fondamentale: il ricorso straordinario per errore di fatto è uno strumento a tutela esclusiva del condannato. Il terzo interessato, pur avendo il diritto di difendere la propria proprietà attraverso gli strumenti ordinari (come l’incidente di esecuzione e i relativi mezzi di impugnazione), non può avvalersi di questo rimedio eccezionale. La decisione sottolinea la natura speciale dell’istituto e la necessità di evitare un’applicazione estensiva che ne snaturerebbe la funzione, limitata a correggere vizi percettivi che hanno portato a un’ingiusta condanna penale.

Un terzo non condannato, proprietario di beni confiscati, può presentare un ricorso straordinario per errore di fatto?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il ricorso straordinario per errore di fatto, ai sensi dell’art. 625-bis c.p.p., è un rimedio riservato esclusivamente al condannato e non può essere esteso a terzi interessati, anche se pregiudicati dalla confisca.

Per quale motivo il ricorso straordinario è riservato solo al condannato?
La norma lo prevede espressamente (“a favore del condannato”). La sua finalità è correggere errori di fatto che incidono direttamente sulla sentenza di condanna e sulla formazione del giudicato penale. Le questioni relative alla confisca di beni di terzi, pur essendo collegate, non alterano l’accertamento della responsabilità penale del condannato.

Quali rimedi ha a disposizione il terzo per recuperare i beni confiscati?
La sentenza conferma che il terzo può tutelare i suoi diritti attivando l’incidente di esecuzione per chiedere la restituzione dei beni. Avverso le decisioni negative del giudice dell’esecuzione, può proporre opposizione e, successivamente, ricorso per cassazione secondo le vie ordinarie, ma non il ricorso straordinario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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