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Ricorso pubblico ministero: annullata assoluzione

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di assoluzione per il reato di evasione. Il tribunale di primo grado aveva assolto l’imputato basandosi su un’errata attestazione delle forze dell’ordine, senza acquisire l’ordinanza cautelare originale che ne disciplinava gli arresti domiciliari. Accogliendo il ricorso del pubblico ministero, la Suprema Corte ha ravvisato un decisivo vizio di motivazione, sottolineando l’obbligo del giudice di verificare le prove documentali decisive. Il processo è stato rinviato per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso del Pubblico Ministero: Quando l’Errore del Giudice Porta all’Annullamento

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del processo penale: l’obbligo del giudice di accertare con rigore i fatti, specialmente quando si basa su documenti cruciali. Il caso in esame, deciso accogliendo il ricorso del pubblico ministero, ha portato all’annullamento di un’assoluzione per il reato di evasione, a causa di un grave vizio di motivazione del giudice di primo grado.

I Fatti del Caso: Un’Assoluzione Basata su un Equivoco

Un uomo, sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, veniva fermato dalle forze dell’ordine fuori dalla sua abitazione. In primo grado, il Tribunale lo assolveva dall’accusa di evasione con la formula “perché il fatto non sussiste”.

La decisione del Tribunale si fondava sulla convinzione, errata, che l’imputato avesse l’autorizzazione a uscire in determinate fasce orarie (dalle 19:00 alle 07:00). Questa convinzione non derivava però dall’analisi dell’ordinanza cautelare originale, che imponeva gli arresti domiciliari, ma da una nota redatta dai Carabinieri che riportava erroneamente tale facoltà. Sorprendentemente, l’ordinanza applicativa della misura non era mai stata acquisita agli atti del processo.

L’Impugnazione e il Ricorso del Pubblico Ministero

Il Procuratore generale presso la Corte di Appello ha presentato ricorso per cassazione contro la sentenza di assoluzione, lamentando la contraddittorietà e la manifesta illogicità della motivazione. Il ricorrente ha sostenuto che il Tribunale era stato indotto in errore dalla nota dei Carabinieri e aveva omesso il suo dovere fondamentale di verificare il contenuto del provvedimento giudiziario che disciplinava la libertà personale dell’imputato. Il ricorso del pubblico ministero mirava a censurare proprio questa grave mancanza istruttoria.

La Nuova Normativa sulle Impugnazioni

La Corte ha colto l’occasione per chiarire un importante aspetto processuale introdotto dalla Legge n. 114 del 2024. Sebbene tale legge abbia limitato la possibilità per il PM di appellare le sentenze di proscioglimento per i reati a citazione diretta, non ha posto alcun limite al ricorso per cassazione. Pertanto, il PM può ancora contestare tali sentenze davanti alla Suprema Corte per tutti i motivi previsti dall’art. 606 del codice di procedura penale, inclusi i vizi di motivazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso fondato. Ha definito “manifestamente illogico” l’assunto del giudice di merito, che ha dubitato dell’esistenza di un’autorizzazione ad uscire ma, al tempo stesso, ha omesso di acquisire il documento che avrebbe potuto sciogliere ogni dubbio: l’ordinanza cautelare. Il giudice di primo grado, pur rilevando la mancanza di tale documento cruciale agli atti, non ha disposto la sua acquisizione, venendo meno al suo obbligo di accertamento.

Il ragionamento del Tribunale è stato considerato viziato perché ha confuso le prescrizioni di una misura cautelare precedente (obbligo di dimora) con quelle, più restrittive, degli arresti domiciliari. Questo errore ha portato a una ricostruzione dei fatti palesemente errata e, di conseguenza, a un’assoluzione ingiusta.

Le Conclusioni: L’Obbligo di Accertamento del Giudice

La Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, rinviando il caso al Tribunale per un nuovo giudizio da tenersi davanti a un diverso giudice. La decisione sottolinea con forza che il giudice non può basare le sue decisioni su informazioni di seconda mano o su attestazioni amministrative quando il documento originale e decisivo è facilmente acquisibile. L’obbligo di accertamento della verità processuale impone al giudice un ruolo attivo nella raccolta delle prove essenziali per una decisione corretta e giusta.

Può il pubblico ministero ricorrere in Cassazione contro una sentenza di assoluzione per reati a citazione diretta dopo la riforma del 2024?
Sì. La sentenza chiarisce che la Legge n. 114 del 2024, pur vietando l’appello del PM contro tali sentenze, non ha posto alcuna limitazione al ricorso per cassazione, che resta ammissibile per tutti i motivi previsti dall’art. 606 c.p.p., inclusi i vizi di motivazione.

Cosa succede se un giudice basa la sua decisione su un documento errato senza verificare la fonte originale?
La sentenza può essere annullata per vizio di motivazione. La Corte di Cassazione ha stabilito che è manifestamente illogico che un giudice, pur avendo un dubbio sull’esistenza di un’autorizzazione, ometta di acquisire l’unico documento (l’ordinanza cautelare) in grado di risolvere tale dubbio.

Qual è stata la conseguenza della decisione della Cassazione in questo caso?
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione e ha disposto il rinvio del processo al Tribunale di Genova, in diversa composizione, per un nuovo giudizio. Ciò significa che l’imputato dovrà essere nuovamente processato per il reato di evasione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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