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Ricorso personale in Cassazione: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato personalmente da un imputato avverso una sentenza di condanna per rapina. La decisione si fonda sul principio che il ricorso personale in Cassazione non è più consentito dalla legge. Di conseguenza, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla cassa delle ammende, per aver colpevolmente causato l’inammissibilità.

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Pubblicato il 13 luglio 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Personale in Cassazione: la Suprema Corte ribadisce l’inammissibilità

L’accesso alla giustizia è un diritto fondamentale, ma deve seguire regole precise, specialmente nei gradi più alti di giudizio. Un’ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda una di queste regole fondamentali: il ricorso personale in Cassazione da parte dell’imputato non è ammesso. Vediamo insieme il caso e le sue importanti implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa

La vicenda processuale ha origine con una sentenza di condanna per il reato di rapina (art. 628 c.p.) emessa dal Tribunale di Arezzo. La decisione veniva parzialmente riformata dalla Corte di Appello di Firenze, che tuttavia confermava la condanna per il reato contestato.

Contro la sentenza di secondo grado, l’imputato decideva di agire in autonomia, presentando personalmente un ricorso alla Corte di Cassazione. Nel suo atto, sollevava questioni relative alla sua responsabilità penale e al trattamento sanzionatorio ricevuto.

La Decisione della Corte e il Ricorso Personale

La Corte di Cassazione, senza entrare nel merito delle questioni sollevate, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La ragione è netta e procedurale: la legge non consente all’imputato di presentare personalmente un ricorso in sede di legittimità.

Questa decisione ha avuto due conseguenze economiche dirette per il ricorrente:

1. La condanna al pagamento delle spese processuali.
2. La condanna al versamento di una somma di 3.000 euro a favore della cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte è estremamente sintetica ma giuridicamente densa. Il punto centrale è il divieto di ricorso personale in Cassazione per l’imputato. Il giudizio di legittimità è un procedimento altamente tecnico, che richiede necessariamente la rappresentanza di un avvocato iscritto all’apposito albo dei patrocinanti in Cassazione. L’impugnazione presentata personalmente dall’imputato è, pertanto, priva di un requisito essenziale di ammissibilità.

La Corte ha poi applicato l’articolo 616 del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che, in caso di inammissibilità del ricorso, la parte privata che lo ha proposto è condannata alle spese e al pagamento di una sanzione pecuniaria alla cassa delle ammende. La Corte, richiamando una pronuncia della Corte Costituzionale (sentenza n. 186 del 2000), ha sottolineato che tale condanna pecuniaria si giustifica in presenza di “profili di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità”. In questo caso, la colpa è evidente, poiché la presentazione di un ricorso senza l’assistenza legale obbligatoria costituisce una negligenza grave che ha attivato inutilmente la macchina della giustizia suprema.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La decisione in esame offre una lezione chiara e inequivocabile: il fai-da-te processuale ha dei limiti invalicabili, specialmente davanti alla Corte di Cassazione. Mentre nei primi gradi di giudizio la legge può prevedere alcune forme di autodifesa, il ricorso in sede di legittimità è un atto che richiede una competenza tecnica specifica che solo un avvocato qualificato possiede. Tentare di agire personalmente non solo è inutile ai fini della difesa, ma comporta anche conseguenze economiche significative. Questa ordinanza ribadisce l’importanza di affidarsi sempre a un legale esperto per navigare le complesse acque della procedura penale, garantendo che i propri diritti siano tutelati nel modo corretto e previsto dalla legge.

Un imputato può presentare personalmente un ricorso alla Corte di Cassazione?
No. L’ordinanza chiarisce che l’impugnazione personale dell’imputato in sede di legittimità (cioè davanti alla Corte di Cassazione) non è consentita dalla legge.

Cosa succede se un ricorso viene dichiarato inammissibile per questo motivo?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma alla cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro, a causa della colpa nel determinare l’inammissibilità.

Qual è il fondamento normativo per la condanna al pagamento della somma alla cassa delle ammende?
La condanna si basa sull’art. 616 del codice di procedura penale. La Corte ha applicato tale norma dopo aver valutato, come richiesto dalla Corte Costituzionale (sentenza n. 186/2000), la presenza di una colpa del ricorrente nel causare l’inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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