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Ricorso per truffa: quando è inammissibile in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per truffa. La decisione si basa sulla genericità dei motivi, che si limitavano a riproporre argomenti già respinti in appello, e sulla manifesta infondatezza della richiesta di attenuanti generiche. Il caso ribadisce che un ricorso per truffa in sede di legittimità deve contenere critiche specifiche alla sentenza impugnata e non mere reiterazioni.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Truffa Inammissibile: La Cassazione Chiarisce i Limiti

L’ordinanza in esame offre un importante spunto di riflessione sui requisiti di ammissibilità del ricorso per truffa dinanzi alla Corte di Cassazione. Con una decisione netta, i giudici di legittimità hanno dichiarato inammissibile l’impugnazione di un soggetto condannato per il reato di cui all’art. 640 del codice penale, delineando i confini tra una critica ammissibile e una mera riproposizione di argomenti già vagliati.

I Fatti di Causa: una Condanna per Truffa e l’Appello in Cassazione

Il caso trae origine da una condanna per truffa emessa nei confronti di un individuo, confermata dalla Corte d’Appello territoriale. L’imputato, risultato intestatario del conto corrente su cui erano confluiti i proventi del reato, decideva di presentare ricorso alla Suprema Corte, affidandosi a due principali motivi: la contestazione della motivazione sulla sua responsabilità e la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche.

L’Analisi del Ricorso per Truffa da Parte della Cassazione

La Corte ha esaminato entrambi i motivi di ricorso, ritenendoli entrambi non meritevoli di accoglimento e, di conseguenza, dichiarando l’intero ricorso inammissibile.

Primo Motivo: la Genericità degli Argomenti

Il primo motivo, con cui si contestava la correttezza della motivazione sulla responsabilità penale, è stato giudicato inammissibile perché fondato su una “pedissequa reiterazione” di argomenti già dedotti in appello e puntualmente respinti dalla Corte territoriale. La Cassazione ha sottolineato che il ricorso per cassazione non può essere una semplice ripetizione delle difese svolte nei gradi di merito. Deve invece contenere una critica specifica e argomentata della sentenza impugnata, evidenziandone vizi logici o giuridici. Nel caso di specie, il ricorrente non aveva assolto a tale onere, limitandosi a riproporre le stesse tesi, rendendo i suoi motivi solo apparenti e non specifici.

Secondo Motivo: il Diniego delle Attenuanti Generiche

Anche il secondo motivo, relativo alla mancata applicazione delle attenuanti generiche, è stato ritenuto manifestamente infondato. La Corte ha ribadito un principio consolidato: il giudice di merito, nel negare le attenuanti, non è tenuto a prendere in considerazione ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole, ma è sufficiente che motivi la sua decisione basandosi su quelli ritenuti decisivi. In questo caso, la Corte d’Appello aveva logicamente basato il diniego sull’assenza di elementi positivamente valutabili a favore dell’imputato, il quale aveva già precedenti per reati contro il patrimonio, e sull’utilizzo di uno strumento particolarmente insidioso come la pubblicità su internet.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri fondamentali del diritto processuale penale. In primo luogo, il principio di specificità dei motivi di ricorso in Cassazione, che impone al ricorrente di andare oltre la mera contestazione e di formulare una critica mirata alla sentenza di secondo grado. In secondo luogo, viene riaffermata la natura del dolo nel reato di truffa. Il dolo, anche se generico, può essere desunto da elementi fattuali e circostanze concrete, come l’assenza di denunce relative allo smarrimento di documenti o all’uso indebito di un conto corrente. Tale processo logico-deduttivo permette di risalire alla sfera volitiva del soggetto e di provarne la consapevolezza dell’inganno e del profitto illecito.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza conferma che la strada del ricorso in Cassazione è stretta e richiede un’attenta preparazione tecnica. Non basta essere in disaccordo con una condanna per ottenere un riesame dalla Suprema Corte. È necessario articolare censure precise, logiche e giuridicamente fondate contro la decisione d’appello. La pronuncia serve da monito: la riproposizione di argomenti già respinti e la contestazione generica di valutazioni discrezionali del giudice, come quella sulle attenuanti, portano inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quando un ricorso in Cassazione per il reato di truffa rischia di essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando si limita a ripetere gli stessi argomenti già presentati e respinti in appello, senza muovere una critica specifica e argomentata contro la motivazione della sentenza impugnata, risultando così generico e solo apparentemente critico.

Come può essere provata l’intenzione di commettere una truffa (dolo)?
L’intenzione (dolo) può essere dedotta da elementi concreti e dal modo in cui è stata eseguita l’azione criminale. Secondo la Corte, l’assenza di una denuncia per furto di documenti o per l’uso indebito di un conto corrente può essere un forte indizio della consapevolezza e volontà di partecipare al reato.

Il giudice è obbligato a concedere le attenuanti generiche se richieste?
No. Per negare le attenuanti generiche, è sufficiente che il giudice motivi la sua decisione facendo riferimento a elementi ritenuti decisivi, come l’assenza di fattori positivi a favore dell’imputato (ad esempio, la presenza di precedenti penali per reati simili) o le modalità particolarmente insidiose del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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