LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso per truffa: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per truffa, confermando la condanna di un imputato la cui responsabilità era basata sull’intestazione della SIM usata per il reato. La sentenza chiarisce i limiti del ricorso e i criteri per la concessione di attenuanti e benefici, sottolineando l’importanza di una motivazione logica da parte dei giudici di merito.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per truffa: quando è inammissibile? Il caso della SIM intestata

Un recente caso esaminato dalla Corte di Cassazione offre spunti cruciali su come viene valutata la responsabilità in un ricorso per truffa e sui limiti entro cui un imputato può contestare una condanna. La sentenza analizza la validità degli indizi, come l’intestazione di una scheda telefonica, e chiarisce i criteri per la concessione di benefici come le attenuanti generiche o la non punibilità per tenuità del fatto.

I fatti del caso

Un individuo veniva condannato in primo e secondo grado per il reato di truffa in concorso. L’accusa si basava sulla vendita fittizia di un ponte sollevatore per auto. L’elemento probatorio principale a suo carico era l’intestazione della scheda SIM utilizzata per condurre la trattativa con la vittima. L’imputato si era difeso sostenendo di non essere l’utilizzatore della SIM, che a suo dire gli era stata sottratta, senza però aver mai sporto denuncia di furto o smarrimento. Nonostante la vittima avesse parlato con una persona che si esprimeva fluentemente in italiano, a differenza dell’imputato, i giudici di merito avevano confermato la sua responsabilità.

I motivi del ricorso per truffa in Cassazione

L’imputato ha presentato un ricorso per truffa alla Corte di Cassazione, basandolo su cinque motivi principali:
1. Violazione di legge sulla valutazione della prova: La difesa sosteneva che la condanna fosse basata unicamente sull’intestazione della SIM, ignorando le spiegazioni fornite dall’imputato.
2. Mancato riconoscimento della tenuità del fatto: Si lamentava la mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p., che esclude la punibilità per fatti di minima offensività.
3. Diniego dell’attenuante del danno lieve: La difesa contestava il mancato riconoscimento dell’attenuante prevista per danni patrimoniali di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.).
4. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Si contestava il rifiuto di concedere le attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.), nonostante la giovane età, lo stato di incensurato e il comportamento collaborativo dell’imputato.
5. Mancata applicazione di sanzioni sostitutive: Infine, si lamentava la mancata conversione della pena detentiva in una sanzione sostitutiva, come la pena pecuniaria.

La valutazione della Corte sul ricorso per truffa

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile, ritenendo i motivi manifestamente infondati. La Corte ha chiarito che non può riesaminare nel merito la valutazione delle prove fatta dai giudici dei gradi precedenti, ma solo verificare la logicità e la coerenza della loro motivazione.

Sul primo punto, la Corte ha stabilito che la motivazione della Corte d’Appello era logica: l’intestazione della SIM, unita alla mancata denuncia di smarrimento e alla presenza di numerose altre pendenze per truffe analoghe a carico dell’imputato, costituiva un quadro indiziario solido. La circostanza che la vittima avesse parlato con un’altra persona non escludeva la responsabilità dell’imputato, ma poteva delineare un concorso di persone nel reato.

Per quanto riguarda la tenuità del fatto e il danno lieve, la Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, i quali avevano correttamente escluso tali benefici in ragione dell’entità del danno (1.000 euro), ritenuto non esiguo né minimale. Si tratta di una valutazione di fatto, incensurabile in sede di legittimità se, come in questo caso, è priva di vizi logici.

Anche il diniego delle attenuanti generiche è stato ritenuto corretto. La Corte ha ribadito il principio secondo cui la mera incensuratezza non è più sufficiente per ottenere il beneficio, essendo necessari elementi di segno positivo che nel caso di specie mancavano.

Infine, la richiesta di sanzioni sostitutive è stata respinta poiché l’imputato, sebbene formalmente incensurato, risultava attinto da numerose denunce per fatti analoghi, elemento che impediva una prognosi favorevole sulla sua futura condotta, requisito necessario per l’applicazione di tali pene.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione fonda la sua decisione di inammissibilità su principi consolidati. In primo luogo, il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si rivalutano le prove, ma un controllo di legittimità sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione della sentenza impugnata. Le censure dell’imputato, pur presentate come violazioni di legge, miravano in realtà a ottenere una nuova e diversa valutazione dei fatti, non consentita in questa sede. La motivazione della Corte d’Appello, che ha collegato l’intestazione della SIM ad altri elementi indiziari (mancata denuncia, precedenti specifici), è stata considerata completa e immune da vizi logici. La Corte ha inoltre sottolineato che la concessione di benefici come la tenuità del fatto o le attenuanti generiche rientra nella discrezionalità del giudice di merito, il cui giudizio, se adeguatamente motivato, non può essere sindacato in Cassazione.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce che la responsabilità penale può essere affermata anche su base indiziaria, purché gli indizi siano gravi, precisi e concordanti e il ragionamento del giudice sia logico e coerente. L’intestazione di un’utenza telefonica, se non supportata da una spiegazione alternativa credibile e rafforzata da altri elementi, può costituire un pilastro fondamentale dell’accusa. Inoltre, la decisione conferma che l’accesso a benefici penali come le attenuanti o le sanzioni sostitutive non è automatico, ma richiede una valutazione complessiva della personalità e della condotta dell’imputato, che va oltre la semplice assenza di condanne definitive sul certificato penale.

L’intestazione di una scheda SIM è sufficiente per una condanna per truffa?
Da sola potrebbe non esserlo, ma diventa un indizio grave, preciso e concordante se unito ad altri elementi, come la mancata denuncia di furto/smarrimento e la presenza di precedenti denunce per reati simili. In tale contesto, il giudice può logicamente dedurre la responsabilità dell’intestatario.

Quando può essere esclusa la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Può essere esclusa quando il danno patrimoniale arrecato alla vittima non è considerato esiguo. Nella sentenza in esame, un danno di 1.000 euro è stato ritenuto rilevante e sufficiente a negare l’applicazione di questo beneficio.

Avere la fedina penale pulita garantisce le attenuanti generiche?
No. La Corte di Cassazione ribadisce che, specialmente dopo la riforma del 2008, lo stato di incensurato non è di per sé sufficiente per la concessione delle attenuanti generiche. Il giudice deve individuare elementi positivi e concreti che giustifichino una riduzione di pena, e la loro assenza legittima il diniego.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati