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Ricorso per truffa inammissibile: la decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per truffa (art. 640 c.p.), stabilendo che la riproposizione di motivi già respinti in appello rende l’impugnazione non specifica. La Corte ha inoltre ribadito che la valutazione delle circostanze attenuanti rientra nella discrezionalità del giudice di merito, il cui operato è legittimo se motivato. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per truffa: quando l’impugnazione è inammissibile

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha chiarito i confini dell’ammissibilità del ricorso per truffa, sottolineando due principi fondamentali del diritto processuale penale: la necessità di motivi specifici e il rispetto della discrezionalità del giudice di merito nella valutazione delle circostanze. Questa decisione offre spunti importanti per comprendere perché un ricorso possa essere respinto prima ancora di un esame nel merito.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna per il reato di truffa, ai sensi dell’art. 640 del codice penale, confermata dalla Corte d’Appello. L’imputato decideva di presentare ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su due principali argomentazioni: un’errata valutazione della sua responsabilità penale e il mancato riconoscimento di una circostanza attenuante legata alla presunta lieve entità del danno patrimoniale causato.

La Decisione della Corte sul ricorso per truffa

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o innocenza dell’imputato, ma si ferma a un livello precedente, valutando se il ricorso stesso possiede i requisiti richiesti dalla legge per poter essere esaminato. La Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Sentenza

Primo Motivo: La Genericità e Ripetitività del Ricorso

Il primo motivo di ricorso, relativo alla responsabilità per il reato, è stato giudicato inammissibile perché considerato una ‘pedissequa reiterazione’ di argomenti già esaminati e respinti dalla Corte d’Appello. Secondo la Cassazione, un ricorso non può limitarsi a riproporre le stesse difese, ma deve contenere una critica specifica e argomentata contro la motivazione della sentenza impugnata. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva già spiegato in modo adeguato perché la condotta dell’imputato non costituisse un semplice illecito civile, ma integrasse il reato di truffa, data la natura artificiosa delle modalità di vendita utilizzate per ingannare la controparte sulla serietà della proposta contrattuale.

Secondo Motivo: La Discrezionalità del Giudice sulle Attenuanti nel ricorso per truffa

Anche il secondo motivo, riguardante la mancata concessione dell’attenuante del danno di particolare tenuità (art. 62 n. 4 c.p.), è stato ritenuto infondato. La Cassazione ha ricordato un principio consolidato: la graduazione della pena e la concessione delle attenuanti rientrano nel potere discrezionale del giudice di merito. Questo potere deve essere esercitato nel rispetto dei principi stabiliti dagli artt. 132 e 133 del codice penale. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva motivato il diniego dell’attenuante evidenziando che il pregiudizio patrimoniale arrecato era ‘tutt’altro che irrilevante’. La Cassazione ha ritenuto tale motivazione congrua e sufficiente, precludendo un ulteriore esame nel merito.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce due concetti chiave per chiunque si approcci a un giudizio di legittimità. In primo luogo, un ricorso in Cassazione deve essere mirato e specifico, attaccando le precise argomentazioni della sentenza precedente, e non può essere una semplice riproposizione delle difese già svolte. In secondo luogo, il potere del giudice di merito nella determinazione della pena è ampio e non può essere messo in discussione in Cassazione se esercitato con una motivazione logica e conforme alla legge. La decisione, pertanto, serve da monito sull’importanza di redigere impugnazioni tecnicamente corrette per evitare una declaratoria di inammissibilità e le relative conseguenze economiche.

Perché il ricorso per truffa è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché i motivi presentati erano una semplice e ripetitiva riproposizione di argomenti già esaminati e respinti dalla Corte d’Appello, senza contenere una critica specifica e argomentata contro la decisione impugnata.

È possibile contestare in Cassazione la mancata concessione di una circostanza attenuante?
Non è possibile contestare in Cassazione la mancata concessione di un’attenuante quando ciò si traduce in una critica alla valutazione discrezionale del giudice di merito. La Corte Suprema può intervenire solo se tale potere discrezionale è stato esercitato in modo illegittimo o con una motivazione manifestamente illogica, cosa che non è avvenuta in questo caso.

Qual è la differenza tra un illecito civile e la truffa penale secondo quanto emerge dalla decisione?
La differenza fondamentale risiede nella natura artificiosa della condotta. Mentre un inadempimento contrattuale è un illecito civile, si configura il reato di truffa quando la condotta è caratterizzata da modalità ingannevoli volte a indurre nella controparte un falso affidamento sulla serietà della proposta, andando oltre la semplice violazione di un obbligo contrattuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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