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Ricorso per saltum: quando viene convertito in appello

Un’ordinanza della Cassazione chiarisce i limiti del ricorso per saltum. A seguito di un’assoluzione per falso grossolano su una patente, il PM ha proposto ricorso diretto in Cassazione. La Corte ha riqualificato l’impugnazione come vizio di motivazione e non di legge, disponendo la conversione del ricorso in appello, poiché il ricorso per saltum non è ammesso per censure di fatto.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per saltum: quando la Cassazione lo converte in appello

Il ricorso per saltum rappresenta uno strumento processuale tanto specifico quanto delicato, che consente di impugnare una sentenza di primo grado direttamente in Cassazione. Tuttavia, i suoi confini sono rigorosamente definiti dalla legge. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 5108/2024) offre un chiarimento fondamentale sulla distinzione tra violazione di legge e vizio di motivazione, illustrando quando un ricorso di questo tipo debba essere convertito in un appello ordinario.

I Fatti di Causa: Assoluzione per Patente Falsa

Il caso ha origine da una sentenza di primo grado del Tribunale di Novara, che aveva assolto un imputato dall’accusa di aver formato e utilizzato una patente di guida contraffatta. Il reato contestato era quello previsto dagli artt. 477 e 482 del codice penale. L’assoluzione si basava sulla valutazione del falso come “grossolano”, ovvero talmente evidente da non poter ingannare nessuno. La falsificazione era stata infatti scoperta immediatamente dagli agenti delle forze dell’ordine durante un normale controllo stradale.

Il Ricorso per Saltum e la contestazione del PM

Contro questa decisione assolutoria, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Novara ha proposto un ricorso per saltum. Il motivo principale dell’impugnazione era l’errata applicazione della legge penale. Secondo il Pubblico Ministero, il Tribunale aveva sbagliato nel valutare la grossolanità del falso basandosi sulla prospettiva di personale di polizia, esperto e addestrato a riconoscere tali contraffazioni. La valutazione, secondo consolidati orientamenti giurisprudenziali, avrebbe dovuto invece essere effettuata con riferimento all'”uomo medio”, ovvero a una persona comune priva di specifiche competenze. Il PM sosteneva, richiamando le deposizioni degli agenti, che il falso non fosse in realtà così evidente, chiedendo di fatto una riconsiderazione delle prove.

La Posizione della Procura Generale

Il Sostituto Procuratore generale presso la Corte di Cassazione, chiamato a esprimere il proprio parere, ha richiesto che il ricorso fosse dichiarato inammissibile. La sua argomentazione si fondava sul fatto che il ricorso, pur essendo formalmente presentato come una violazione di legge, mirava in sostanza a una rivalutazione del materiale probatorio, un’attività preclusa al giudice di legittimità.

La Decisione della Cassazione: Il Vizio di Motivazione e la Conversione del Ricorso

La Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha analizzato attentamente la natura del ricorso. I giudici hanno osservato che il Pubblico Ministero, nel denunciare un’errata applicazione della legge, stava in realtà criticando il modo in cui il giudice di primo grado aveva motivato la sua decisione, omettendo di valorizzare elementi di prova (le deposizioni degli agenti) che avrebbero potuto condurre a una conclusione diversa sulla natura del falso.

Questo tipo di censura non riguarda un’erronea interpretazione della norma, ma un difetto nel percorso logico-argomentativo del giudice: un classico vizio di motivazione. Il ricorso per saltum, tuttavia, è espressamente vietato dall’art. 569, comma 3, del codice di procedura penale quando l’impugnazione si basa su vizi di motivazione.

Le Motivazioni della Conversione

La Corte ha stabilito che, poiché il PM sollevava di fatto censure attinenti alla motivazione della sentenza, il ricorso non poteva essere proposto per saltum. Invece di dichiarare semplicemente l’inammissibilità, la Cassazione ha applicato il principio di conversione del mezzo di impugnazione, previsto dallo stesso art. 569 c.p.p. Dato che il PM aveva la facoltà di proporre appello contro la sentenza di assoluzione, e il ricorso presentato conteneva i requisiti per essere qualificato come tale, la Corte ha disposto la sua conversione in appello. Di conseguenza, gli atti sono stati trasmessi alla Corte d’Appello di Torino, organo competente per il giudizio di secondo grado.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio procedurale di grande importanza: la netta distinzione tra il vizio di violazione di legge, unico presupposto per il ricorso per saltum, e il vizio di motivazione. Quando un’impugnazione, al di là della sua intestazione formale, critica la ricostruzione dei fatti o la valutazione delle prove operata dal giudice di merito, essa rientra nell’ambito del vizio di motivazione. In questi casi, la via corretta non è il ricorso diretto in Cassazione, ma l’appello. La decisione evidenzia l’applicazione del principio di conservazione degli atti giuridici: l’impugnazione, seppur presentata in modo errato, non viene annullata ma riqualificata, garantendo che il merito della questione possa essere esaminato dal giudice competente.

Cos’è un ricorso per saltum e quando non è ammesso?
È un ricorso diretto alla Corte di Cassazione che ‘salta’ il grado di appello. Non è ammesso quando il motivo dell’impugnazione riguarda un vizio di motivazione della sentenza, cioè una critica al modo in cui il giudice ha ragionato e valutato le prove, ma solo per violazioni di legge.

Perché la Corte di Cassazione ha convertito il ricorso invece di dichiararlo inammissibile?
La Corte ha applicato il principio di conservazione degli atti processuali. Poiché il ricorso proposto dal Pubblico Ministero, sebbene errato nella forma (ricorso per saltum), aveva i requisiti di sostanza per essere un appello e il PM aveva il diritto di appellare, è stato convertito nel mezzo di impugnazione corretto per consentire il giudizio di merito.

Qual è la differenza tra ‘violazione di legge’ e ‘vizio di motivazione’ in un ricorso?
La ‘violazione di legge’ si verifica quando un giudice interpreta o applica una norma giuridica in modo errato. Il ‘vizio di motivazione’, invece, riguarda un difetto nel ragionamento del giudice (es. motivazione mancante, illogica, contraddittoria) o una errata valutazione delle prove presentate nel processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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