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Ricorso per saltum: quando viene convertito in appello

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3341/2024, chiarisce che un ricorso per saltum non è ammissibile se l’imputato contesta vizi di motivazione della sentenza di primo grado. In un caso di interruzione di pubblico servizio, il ricorso è stato convertito in un normale appello, rimandando la decisione alla Corte d’Appello.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Saltum: Quando e Perché Viene Convertito in Appello

Il ricorso per saltum rappresenta uno strumento processuale che consente di impugnare direttamente in Cassazione una sentenza di primo grado, bypassando il giudizio d’appello. Tuttavia, il suo utilizzo è strettamente vincolato a specifici motivi. L’ordinanza n. 3341/2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui limiti di questo strumento, stabilendo che, qualora si lamentino vizi di motivazione, il ricorso deve essere convertito in un appello ordinario. Analizziamo la vicenda per comprendere le ragioni di tale decisione.

I Fatti del Caso: L’Interruzione del Servizio di Trasporto Pubblico

Un individuo veniva condannato in primo grado dal Tribunale di Palermo per il reato di interruzione di un pubblico servizio (art. 340 c.p.). Secondo l’accusa, l’uomo aveva urinato all’interno di un autobus di linea, costringendo il conducente a interrompere la corsa e a rientrare al deposito per la sostituzione del mezzo.

L’imputato era stato originariamente accusato anche di atti contrari alla pubblica decenza (art. 726 c.p.), reato poi depenalizzato, e di danneggiamento aggravato (art. 635 c.p.), dal quale era stato assolto. La condanna definitiva riguardava quindi l’aver causato un’apprezzabile interruzione del trasporto pubblico.

I Motivi del Ricorso e le Doglianze della Difesa

Contro la sentenza di primo grado, la difesa decideva di proporre un ricorso per saltum, rivolgendosi direttamente alla Corte di Cassazione. I motivi dell’impugnazione erano due:

1. Nullità per assenza di motivazione: La difesa lamentava che il Tribunale, pur avendo assolto l’imputato dal reato di danneggiamento, non avesse fornito alcuna motivazione in merito.
2. Manifesta illogicità della motivazione: Riguardo al reato di interruzione di pubblico servizio, si sosteneva che la motivazione della sentenza fosse illogica. Secondo la difesa, le testimonianze raccolte indicavano che la vera causa dell’interruzione non era stata l’atto di urinare, ma il successivo rifiuto dell’imputato di scendere dal veicolo, che aveva reso necessario l’intervento delle forze dell’ordine. Il giudice di primo grado avrebbe quindi errato nell’individuare il nesso causale tra la condotta contestata e l’evento.

La Decisione della Corte: La Conversione del Ricorso per Saltum

La Corte di Cassazione, senza entrare nel merito delle questioni sollevate, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso per saltum e ne ha disposto la conversione in un appello ordinario, con trasmissione degli atti alla Corte di Appello di Palermo.

Le motivazioni: i limiti del ricorso per saltum

La Corte ha ribadito un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: il ricorso per saltum non può essere utilizzato per denunciare vizi di motivazione della sentenza impugnata, come previsto dall’art. 606, comma 1, lett. e), del codice di procedura penale. Questo tipo di impugnazione è riservato esclusivamente a violazioni di legge.

Nel caso specifico, la difesa aveva chiaramente criticato la sentenza di primo grado sia per l’omessa motivazione su un capo d’imputazione sia per la manifesta illogicità della motivazione sul capo che aveva portato alla condanna. Entrambe le censure rientrano nella categoria dei ‘vizi di motivazione’. Di conseguenza, lo strumento processuale scelto – il ricorso diretto in Cassazione – era errato.

Le conclusioni: implicazioni pratiche

La decisione della Corte di Cassazione, pur essendo di natura puramente processuale, ha importanti implicazioni pratiche. Anziché rigettare il ricorso, precludendo all’imputato ulteriori vie di impugnazione, la Corte ha applicato il principio di conversione dell’atto nullo (art. 568 c.p.p.). L’impugnazione viene quindi ‘salvata’ e riqualificata come appello, garantendo all’imputato il diritto a un secondo grado di giudizio nel merito. Questa ordinanza serve da monito sulla necessità di scegliere correttamente il mezzo di impugnazione: contestare il ‘come’ e il ‘perché’ un giudice ha deciso è materia da Corte d’Appello; contestare l’errata applicazione di una norma di legge è, invece, materia da Corte di Cassazione.

Quando non è possibile proporre un ricorso per saltum?
Secondo la giurisprudenza costante della Corte di Cassazione, non è possibile proporre un ricorso per saltum quando tra i motivi di impugnazione vi è la censura relativa a vizi di motivazione della sentenza, come la sua mancanza, contraddittorietà o manifesta illogicità (art. 606, comma 1, lett. e), c.p.p.).

Cosa accade se si propone un ricorso per saltum per motivi non consentiti?
Se un ricorso per saltum viene proposto per motivi non ammessi, come i vizi di motivazione, la Corte di Cassazione non lo dichiara inammissibile in via definitiva, ma lo converte in un appello e trasmette gli atti alla Corte d’Appello competente per il giudizio di merito, garantendo così il diritto di difesa.

Perché nel caso specifico il ricorso è stato convertito in appello?
Il ricorso è stato convertito perché la difesa lamentava sia l’omessa motivazione in relazione a un capo d’imputazione, sia la manifesta illogicità della motivazione riguardo al reato per cui era intervenuta la condanna. Poiché entrambe le critiche rientrano nei vizi di motivazione, la forma corretta di impugnazione era l’appello e non il ricorso per saltum.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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