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Ricorso per saltum: quando si converte in appello

La Corte di Cassazione ha stabilito che un ricorso per saltum, proposto dal Pubblico Ministero contro una sentenza di non doversi procedere per particolare tenuità del fatto, deve essere convertito in appello se i motivi non riguardano una violazione di legge, ma criticano la valutazione di merito del giudice. Nel caso specifico, le censure sulla logicità della motivazione con cui era stata riconosciuta la tenuità del fatto (resistenza a pubblico ufficiale con fuga pericolosa) sono state ricondotte a un vizio di motivazione, inammissibile per il ricorso immediato in Cassazione.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per saltum: i limiti e la conversione in appello secondo la Cassazione

Il ricorso per saltum rappresenta uno strumento processuale che permette di accelerare i tempi della giustizia, portando una questione direttamente davanti alla Corte di Cassazione senza passare per la Corte d’Appello. Tuttavia, il suo utilizzo è strettamente vincolato a specifici motivi. Una recente sentenza della Suprema Corte (n. 1471/2024) chiarisce un punto fondamentale: se l’impugnazione, pur formalmente presentata come violazione di legge, in realtà contesta il merito della valutazione del giudice, il ricorso non è ammissibile e deve essere convertito in appello. Analizziamo insieme la vicenda.

I fatti del caso: resistenza a pubblico ufficiale e tenuità del fatto

Il caso ha origine da un procedimento penale a carico di un individuo accusato del reato di resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.). L’imputato non si era fermato a un posto di blocco della Polizia Stradale e aveva dato vita a una pericolosa fuga in sella al suo ciclomotore. La condotta era stata particolarmente grave: l’uomo aveva attraversato quattro incroci con semaforo rosso, percorso contromano un lungo tratto di strada e, una volta raggiunto, aveva avuto una colluttazione con gli agenti, cagionando loro lesioni personali. Inoltre, versava in stato di ebbrezza con un elevato tasso alcolemico.

Nonostante la gravità dei fatti descritti, il Tribunale di Bergamo, alla prima udienza e su accordo delle parti, ha emesso una sentenza di non doversi procedere per la particolare tenuità del fatto ai sensi dell’art. 131-bis c.p., ritenendo che il reato comportasse un danno alla collettività di minima entità.

La decisione del Tribunale e il ricorso del Pubblico Ministero

Contro questa decisione, il Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Brescia ha proposto ricorso immediato per Cassazione, il cosiddetto ricorso per saltum, ai sensi dell’art. 569 c.p.p. Il Pubblico Ministero sosteneva che la decisione del Tribunale costituisse una violazione di legge, poiché la condotta complessa e pericolosa dell’imputato non poteva in alcun modo essere considerata di ‘particolare tenuità’.

Secondo l’accusa, la valutazione del Tribunale non aveva tenuto conto della pluralità delle azioni illecite, del pericolo creato per la circolazione stradale, delle lesioni provocate agli agenti e dello stato di ebbrezza, elementi che, nel loro insieme, escludevano la possibilità di applicare la causa di non punibilità.

Le motivazioni della decisione

La Corte di Cassazione, nell’esaminare il ricorso, ha operato una distinzione cruciale tra ‘violazione di legge’ e ‘vizio di motivazione’. Ha osservato che, sebbene il Pubblico Ministero avesse formalmente denunciato una violazione di legge, le sue argomentazioni non contestavano un’errata interpretazione o applicazione della norma sulla tenuità del fatto, bensì la logicità e la sufficienza del ragionamento seguito dal Tribunale per arrivare a quella conclusione.

In sostanza, il ricorso criticava il merito della valutazione del giudice di primo grado, mettendo in discussione come egli avesse ponderato gli elementi probatori (la fuga, gli incroci bruciati, la colluttazione). Questo tipo di censura, secondo la Suprema Corte, rientra nel ‘vizio della motivazione’ previsto dall’art. 606, co. 1, lett. e) c.p.p.

L’articolo 569, comma 3, c.p.p. stabilisce chiaramente che il ricorso per saltum non è proponibile per motivi attinenti al vizio della motivazione. In questi casi, la legge prevede che il ricorso venga convertito nel mezzo di impugnazione corretto, ovvero l’appello. Di conseguenza, la Corte ha convertito il ricorso in appello e ha trasmesso gli atti alla Corte di Appello di Brescia, che sarà competente a riesaminare nel merito la vicenda e a valutare se la condotta dell’imputato fosse effettivamente di particolare tenuità.

Conclusioni e implicazioni pratiche

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: il ricorso per saltum è uno strumento eccezionale, riservato a questioni di pura legittimità, cioè a casi di palese violazione di norme giuridiche. Non può essere utilizzato come una scorciatoia per contestare l’apprezzamento dei fatti e delle prove compiuto dal giudice di primo grado. Quando la critica si concentra sulla logicità o sulla completezza del percorso argomentativo della sentenza, la via maestra da seguire è quella dell’appello, che consente un riesame completo del merito della questione. La decisione della Cassazione, quindi, serve da monito per un corretto utilizzo degli strumenti di impugnazione, garantendo che ogni grado di giudizio svolga la funzione che gli è propria.

Quando un ricorso per cassazione viene convertito in appello?
Un ricorso per cassazione, specificamente un ‘ricorso per saltum’ (che salta il grado d’appello), viene convertito in appello quando i motivi addotti non riguardano una pura violazione di legge, ma attengono a un vizio della motivazione della sentenza, come la sua insufficienza o illogicità. La legge (art. 569, co. 3, c.p.p.) prevede questa conversione perché la valutazione sulla motivazione è di competenza della Corte d’Appello.

È possibile contestare l’applicazione della ‘particolare tenuità del fatto’ con un ricorso per saltum?
Non è possibile se la contestazione riguarda il merito della valutazione del giudice, ovvero il modo in cui ha giudicato i fatti per ritenerli di lieve entità. Questo tipo di critica è considerato un vizio di motivazione e, come tale, può essere fatto valere solo con un appello ordinario, non con un ricorso per saltum.

Qual è la differenza tra violazione di legge e vizio di motivazione ai fini del ricorso per saltum?
La violazione di legge si ha quando il giudice interpreta o applica in modo errato una norma giuridica. Il vizio di motivazione, invece, riguarda il percorso logico-argomentativo seguito dal giudice per arrivare alla sua decisione; si verifica quando la motivazione è mancante, contraddittoria o manifestamente illogica. Il ricorso per saltum è ammesso solo per la prima ipotesi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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