LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso per Saltum: quando l’appello torna in Appello

Un Pubblico Ministero ha impugnato una sentenza di condanna per furto pluriaggravato direttamente in Cassazione tramite ricorso per saltum. Tra i motivi, lamentava un’errata qualificazione del reato e vizi di motivazione. La Corte di Cassazione ha dichiarato che il ricorso per saltum non è ammissibile per censure relative alla motivazione, lo ha riqualificato come appello e ha trasmesso gli atti alla Corte d’Appello competente per il giudizio di merito.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Saltum: l’Errore Procedurale e la Conversione in Appello

Il ricorso per saltum rappresenta una scorciatoia processuale che permette di portare una sentenza di primo grado direttamente davanti alla Corte di Cassazione, bypassando la Corte d’Appello. Tuttavia, questa via è percorribile solo a condizioni molto rigide. Un’ordinanza recente della Suprema Corte ci ricorda quali sono questi limiti e cosa accade quando vengono superati, analizzando il caso di un Pubblico Ministero che ha scelto l’impugnazione sbagliata.

I Fatti: una Condanna per Furto e un’Impugnazione Diretta

Tre individui venivano condannati in primo grado dal Tribunale, con rito abbreviato, per furto pluriaggravato, formazione di documenti falsi e sostituzione di persona. Il Pubblico Ministero, non ritenendo corretta la decisione del giudice, decideva di impugnarla. Invece di presentare un appello classico, optava per un ricorso per saltum direttamente in Cassazione.

Le Doglianze del PM e il ricorso per saltum

Il PM basava la sua impugnazione su diversi punti critici:

1. Errata qualificazione del reato: Sosteneva che i fatti non configurassero un semplice furto aggravato, ma un più grave furto con strappo (art. 624-bis c.p.), basandosi su dichiarazioni della persona offesa che il Tribunale avrebbe ignorato (travisamento della prova).
2. Concessione ingiustificata delle attenuanti generiche: Criticava il giudice per aver motivato le attenuanti con la sola scelta del rito abbreviato da parte degli imputati, una ragione non valida secondo la giurisprudenza.
3. Contraddittorietà sulla continuazione dei reati: Lamentava illogicità nella determinazione del reato più grave ai fini del calcolo della pena complessiva.
4. Errore nel calcolo della pena: Contestava un aumento di pena per i reati satellite inferiore a quello minimo previsto per gli imputati recidivi.

La Decisione della Cassazione: il Vizio di Motivazione Sbarra la Strada

La Corte di Cassazione, prima ancora di entrare nel merito delle questioni, si è soffermata su un aspetto puramente procedurale. Ha osservato che il PM, in particolare con il primo motivo, non lamentava una semplice violazione di legge, ma un vizio di motivazione, e specificamente un travisamento della prova.

Secondo la legge e una giurisprudenza consolidata, il ricorso per saltum è ammesso esclusivamente per contestare violazioni dirette della legge penale. Non può essere utilizzato per criticare il modo in cui il giudice ha ragionato o valutato le prove, poiché questo tipo di analisi (il cosiddetto giudizio di fatto) spetta alla Corte d’Appello e non alla Corte di Cassazione, che è giudice di legittimità.

La Conversione in Appello come Soluzione

Di fronte a un ricorso per saltum che contiene motivi non consentiti, la legge (art. 569, comma 3, cod. proc. pen.) prevede una soluzione: la conversione dell’impugnazione. La Cassazione non dichiara il ricorso inammissibile, ma lo “riqualifica” come appello e trasmette gli atti alla Corte d’Appello territorialmente competente, che in questo caso era quella di Ancona. In questo modo, il diritto all’impugnazione della parte non viene vanificato, ma viene indirizzato verso il giudice corretto.

Le motivazioni

La motivazione della Suprema Corte si fonda su un principio cardine della procedura penale: la netta distinzione tra il giudizio di merito e il giudizio di legittimità. Il PM, lamentando che il Tribunale avesse ignorato una parte cruciale delle dichiarazioni della vittima, chiedeva implicitamente alla Cassazione di rivalutare il materiale probatorio. Questo compito, tuttavia, esula dalle competenze della Cassazione ed è proprio della Corte d’Appello. L’impugnazione per ‘saltum’ è riservata a questioni di puro diritto, dove non è necessaria alcuna nuova valutazione dei fatti. Poiché l’atto del PM conteneva censure sulla logicità e completezza della motivazione, la Corte ha applicato il principio secondo cui tale ricorso deve essere convertito in appello, garantendo così che le questioni di fatto siano esaminate dal giudice competente.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un’importante lezione procedurale: la scelta del mezzo di impugnazione non è mai banale. Un ricorso per saltum è uno strumento potente ma dai confini ben definiti. Se le censure mosse a una sentenza di primo grado riguardano non solo l’applicazione della legge, ma anche il percorso logico seguito dal giudice per arrivare alla sua decisione, la via corretta è quella dell’appello. Ttentare la “scorciatoia” del ricorso diretto in Cassazione in questi casi porta unicamente a una riqualificazione dell’atto e alla trasmissione degli atti al giudice d’appello, senza alcuna accelerazione dei tempi processuali.

È possibile impugnare una sentenza direttamente in Cassazione saltando l’Appello?
Sì, attraverso il cosiddetto ‘ricorso per saltum’, ma solo per motivi che riguardano la violazione di legge e non per contestare la motivazione della sentenza o la valutazione delle prove.

Perché il ricorso del Pubblico Ministero è stato trasformato in un appello?
Perché tra i motivi del ricorso erano presenti censure relative al ‘vizio di motivazione’ e al ‘travisamento della prova’, argomenti che non possono essere trattati in un ricorso per saltum ma che richiedono una valutazione di merito propria del giudizio d’Appello.

Cosa succede ora al procedimento?
La Corte di Cassazione ha disposto la trasmissione di tutti gli atti alla Corte di Appello di Ancona, che procederà a giudicare il caso come se fosse stato presentato un normale atto di appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati