LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso per saltum: quando l’appello è convertito

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 52108/2019, ha stabilito che un ricorso per saltum proposto dal Pubblico Ministero avverso una sentenza di condanna per evasione, non può essere accolto se tra i motivi vi è la censura per vizio di motivazione. In questo caso, l’impugnazione non è inammissibile, ma viene convertita in un regolare appello e trasmessa alla Corte di Appello competente. La decisione ribadisce i limiti procedurali del ricorso per saltum, specialmente in relazione a sentenze emesse con rito abbreviato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 29 luglio 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per saltum: Quando l’Appello Diretto in Cassazione Viene Respinte

Nel complesso panorama della procedura penale, il ricorso per saltum rappresenta uno strumento che consente di accelerare i tempi della giustizia, portando una sentenza di primo grado direttamente all’esame della Corte di Cassazione, saltando il giudizio d’appello. Tuttavia, il suo utilizzo è soggetto a limiti rigorosi. Un’ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 52108 del 2019, chiarisce un punto fondamentale: quando l’impugnazione riguarda un vizio di motivazione, la strada del ricorso diretto è preclusa. Analizziamo insieme il caso.

I Fatti di Causa: Un’Accusa di Evasione e un’Attenuante Contestata

Il caso ha origine da una sentenza del Tribunale di Bergamo. Un imputato veniva condannato per il reato di evasione, previsto dall’art. 385 del codice penale. Tuttavia, il giudice di primo grado, celebrando il processo con rito abbreviato, riconosceva un’attenuante specifica, applicando una pena finale di sei mesi di reclusione.

Il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Brescia decideva di impugnare questa sentenza, non accettando la concessione dell’attenuante. Secondo il Pubblico Ministero, la motivazione del giudice era illogica e contraddittoria. Da un lato, la sentenza affermava che l’attenuante era giustificata dal fatto che l’imputato era stato ritrovato “quasi sulla soglia dell’abitazione”, lasciando intendere la sua volontà di rientrare. Dall’altro, nello stesso provvedimento si leggeva che l’uomo era stato sorpreso a “camminare sul marciapiedi”. Per il PM, l’intenzione di rientrare era una mera presunzione, insufficiente a giustificare uno sconto di pena.

Il Ricorso per Saltum e i Vizi di Motivazione

Forte di queste ragioni, il Pubblico Ministero proponeva un ricorso per saltum direttamente in Cassazione. I motivi erano due: l’erronea applicazione dell’art. 385 c.p. (violazione di legge) e, appunto, l’illogicità e contraddittorietà della motivazione (vizio di motivazione secondo l’art. 606, co. 1, lett. e) c.p.p.).

Questa scelta procedurale si è rivelata decisiva. La Corte di Cassazione, infatti, non è entrata nel merito della questione (se l’attenuante fosse stata concessa correttamente o meno), ma si è soffermata esclusivamente sull’ammissibilità del tipo di ricorso scelto.

Le Motivazioni della Cassazione: La Conversione dell’Impugnazione

La Suprema Corte ha stabilito che il ricorso dovesse essere convertito in un appello ordinario. Il principio di diritto applicato è chiaro e consolidato: il ricorso per saltum non è ammissibile quando, tra i motivi, viene sollevata una censura relativa al vizio di motivazione, come la contraddittorietà o l’illogicità delle argomentazioni del giudice.

I giudici hanno spiegato che le censure sulla coerenza logica della motivazione investono valutazioni di fatto e di merito che non sono proprie del giudizio di legittimità della Cassazione, ma che spettano invece al giudice d’appello. La Cassazione si occupa di verificare la corretta applicazione della legge (giudizio di diritto), non di riesaminare i fatti (giudizio di merito).

Di conseguenza, in base all’art. 569, comma 3, del codice di procedura penale, quando un ricorso per saltum viene proposto per motivi non consentiti, non viene dichiarato inammissibile, ma viene qualificato come appello e trasmesso alla Corte d’Appello competente. In questo caso, gli atti sono stati inviati alla Corte d’Appello di Brescia.

Conclusioni: L’Importanza della Corretta Via di Impugnazione

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione pratica: la scelta del corretto mezzo di impugnazione è cruciale. Tentare di accelerare l’iter processuale con un ricorso per saltum basato su motivi non consentiti, come il vizio di motivazione, non porta al risultato sperato. Al contrario, determina una “conversione” dell’atto e la trasmissione al giudice che si sarebbe voluto “saltare”.

La decisione della Cassazione, pur essendo di natura puramente procedurale, riafferma la netta distinzione tra il giudizio di merito, affidato ai tribunali e alle corti d’appello, e il giudizio di legittimità, riservato alla Suprema Corte. Sarà ora la Corte d’Appello di Brescia a dover valutare se la motivazione del Tribunale di Bergamo sulla concessione dell’attenuante era effettivamente contraddittoria e se la pena inflitta all’imputato debba essere rideterminata.

È possibile impugnare direttamente in Cassazione una sentenza per un vizio di motivazione?
No, se la sentenza è stata emessa all’esito di un giudizio abbreviato. L’ordinanza chiarisce che il ricorso per saltum non è ammesso per censurare vizi di motivazione (illogicità, contraddittorietà), i quali devono essere prima esaminati dalla Corte di Appello.

Cosa succede se si propone un ricorso per saltum per motivi non consentiti?
La Corte di Cassazione non dichiara l’inammissibilità del ricorso, ma, ai sensi dell’art. 569, comma 3, c.p.p., lo converte nel mezzo di impugnazione corretto, ovvero l’appello, e trasmette gli atti alla Corte di Appello competente per il giudizio.

Perché il Pubblico Ministero aveva contestato la sentenza di primo grado?
Il PM riteneva che il giudice avesse concesso ingiustamente un’attenuante per il reato di evasione, basando la decisione su una motivazione contraddittoria (l’imputato era ‘quasi sulla soglia’ ma anche ‘camminava sul marciapiedi’) e su una mera presunzione circa l’intenzione dell’imputato di rientrare a casa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati