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Ricorso per saltum: limiti e motivazione cautelare

Un indagato, sottoposto a custodia cautelare in carcere per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, ha presentato un ricorso per saltum alla Corte di Cassazione, lamentando una motivazione carente o illogica da parte del Giudice. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La sentenza chiarisce che il ricorso per saltum è consentito solo per violazioni di legge, come la mancanza assoluta di motivazione, e non per contestare l’adeguatezza o la logicità delle argomentazioni del giudice. Essendo presente una motivazione sul pericolo di reiterazione del reato, seppur contestata nel merito dal ricorrente, non si configura una violazione di legge, rendendo l’impugnazione inammissibile.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Saltum e Misure Cautelari: Quando la Motivazione Resiste in Cassazione

Il ricorso per saltum rappresenta uno strumento processuale tanto specifico quanto delicato, che permette di portare una questione direttamente all’attenzione della Corte di Cassazione. Una recente sentenza (n. 31940/2024) offre un’importante lezione sui limiti di questo strumento, in particolare quando si contesta la motivazione di un’ordinanza di custodia cautelare. Analizziamo come la Suprema Corte ha distinto tra una critica alla logicità della motivazione e una vera e propria violazione di legge.

Il Caso: Custodia Cautelare e l’Appello Diretto in Cassazione

La vicenda ha origine da un’ordinanza del Giudice per le indagini preliminari (GIP) del Tribunale di Lecce, che disponeva la custodia in carcere per un indagato accusato del grave reato di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti (art. 74 d.P.R. 309/90).

L’indagato, tramite il suo difensore, decideva di non percorrere la via ordinaria del riesame, ma di proporre un ricorso per saltum direttamente in Cassazione, ai sensi dell’art. 311, comma 2, del codice di procedura penale. La difesa sosteneva la nullità dell’ordinanza per un vizio di motivazione, ritenuto mancante, carente e manifestamente illogico.

I Motivi del Ricorso per Saltum: Una Critica alla Motivazione

Le censure del ricorrente si concentravano su due aspetti fondamentali delle esigenze cautelari:

1. Pericolo di inquinamento probatorio (art. 274, lett. a) c.p.p.): La difesa lamentava che il GIP si fosse limitato a recepire passivamente le argomentazioni del Pubblico Ministero, senza spiegare in concreto come l’indagato, già detenuto per altra causa dal 2022, potesse inquinare le prove.
2. Pericolo di reiterazione del reato (art. 274, lett. c) c.p.p.): Si contestava la valutazione del GIP, sostenendo che lo stato di detenzione biennale senza alcuna condotta illecita e il tempo trascorso dai fatti avrebbero dovuto escludere l’attualità di tale pericolo.

In sostanza, il ricorrente non contestava una totale assenza di motivazione, ma la sua qualità, ritenendola inadeguata e illogica.

La Decisione della Cassazione: i confini del ricorso per saltum

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, tracciando una linea netta tra i vizi che possono essere fatti valere con il ricorso per saltum e quelli che invece richiedono altri mezzi di impugnazione.

La Differenza tra Mancanza Assoluta e Inadeguatezza della Motivazione

Il punto cruciale della decisione risiede nella natura stessa del ricorso ex art. 311 c.p.p., che consente di denunciare unicamente la “violazione di legge”. La giurisprudenza costante, richiamata dalla Corte, include in questa categoria la mancanza assoluta di motivazione o l’assenza di uno degli elementi essenziali previsti dall’art. 292 c.p.p.

Tuttavia, non rientra nella violazione di legge una censura diretta a contestare la logicità, la coerenza o la sufficienza delle argomentazioni esposte dal giudice. Queste ultime rientrano nel cosiddetto “vizio di motivazione”, che può essere fatto valere con l’appello o il riesame, ma non con il ricorso per saltum.

le motivazioni

Nel caso specifico, la Corte ha osservato che, per quanto riguarda il pericolo di reiterazione del reato, il GIP aveva fornito una motivazione tutt’altro che assente. Il giudice di merito aveva infatti affermato che le esigenze cautelari erano di “livello massimo”, evidenziando i precedenti specifici dell’indagato e il suo ruolo continuativo nella direzione dell’associazione criminale fino all’aprile 2022. Secondo il GIP, senza la misura carceraria, l’indagato “continuerebbe, senza alcun dubbio, l’attività criminale che porta avanti da anni”.

Questa, per la Cassazione, è una motivazione a tutti gli effetti. Sebbene il ricorrente la ritenesse inadeguata o non condivisibile, la sua esistenza escludeva la configurabilità di una violazione di legge. La critica del ricorrente si risolveva, quindi, in una contestazione di merito non consentita in quella sede.

Per quanto riguarda la motivazione sul pericolo di inquinamento probatorio, pur riconoscendone la genericità, la Corte ha ritenuto che la solida valutazione sul pericolo di recidiva fosse da sola sufficiente a giustificare la misura, soprattutto in un contesto normativo (art. 275, comma 3, c.p.p.) che prevede una presunzione di adeguatezza della custodia in carcere per reati come quello contestato.

le conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: il ricorso per saltum è un’arma processuale affilata ma dal raggio d’azione limitato. Non può essere utilizzato come un’alternativa all’appello per contestare il merito della valutazione del giudice. Se il provvedimento impugnato espone le ragioni della decisione in modo specifico, indicando gli indizi e le esigenze cautelari, ogni critica sulla loro solidità o logicità si sposta dal piano della violazione di legge a quello del vizio di motivazione, precludendo l’ammissibilità di tale ricorso. Questa decisione serve da monito sulla necessità di scegliere con cura lo strumento di impugnazione più adeguato alla natura delle proprie censure.

Cos’è un “ricorso per saltum” e quando è ammesso contro le misure cautelari?
È un ricorso diretto alla Corte di Cassazione che “salta” il grado di appello intermedio (Tribunale del Riesame). Contro le ordinanze che dispongono una misura cautelare, è consentito solo per denunciare violazioni di legge, come previsto dall’art. 311, comma 2, del codice di procedura penale.

Qual è la differenza tra “violazione di legge” e “vizio di motivazione”?
La violazione di legge si verifica quando un giudice applica una norma in modo errato o non la applica affatto. In questo contesto, vi rientra anche la mancanza totale della motivazione. Il vizio di motivazione, invece, riguarda la logicità, la coerenza o la completezza delle argomentazioni del giudice. Secondo la sentenza, criticare una motivazione ritenuta illogica o insufficiente non costituisce violazione di legge e non può essere fatto valere con il ricorso per saltum.

Una misura cautelare può essere confermata se la motivazione su una delle esigenze è debole?
Sì. Come affermato dalla Corte, se la valutazione su una delle esigenze cautelari (nel caso di specie, il pericolo di reiterazione del reato) è ritenuta solida e sufficiente a giustificare la misura, questa può essere mantenuta anche se la motivazione su un’altra esigenza (il pericolo di inquinamento probatorio) risulta più generica o meno forte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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