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Ricorso per Riciclaggio: Inammissibile se Generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per riciclaggio (art. 648-bis c.p.). La difesa aveva contestato la qualificazione giuridica del fatto, chiedendo di applicare l’art. 512-bis c.p., e aveva sollevato vizi di motivazione e travisamento della prova. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso perché i motivi erano generici, non consentiti e miravano a una nuova valutazione dei fatti, compito precluso al giudice di legittimità. La sentenza impugnata è stata ritenuta immune da vizi logici, confermando la condanna e le statuizioni economiche.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Riciclaggio: Quando la Cassazione lo Dichiara Inammissibile

Un ricorso per riciclaggio presentato alla Corte di Cassazione deve rispettare requisiti di specificità e pertinenza giuridica per poter essere esaminato. Quando i motivi sono generici o mirano a una rivalutazione dei fatti, l’esito è quasi sempre una dichiarazione di inammissibilità. Una recente sentenza della Suprema Corte, la n. 4776/2025, offre un chiaro esempio di questo principio, delineando i confini invalicabili del giudizio di legittimità.

I Fatti del Caso: La Condanna per Riciclaggio

Il caso nasce dalla condanna di un’imputata per il reato di riciclaggio, previsto dall’articolo 648-bis del codice penale. La sentenza, emessa dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte di Appello di Milano, riteneva provato che l’imputata avesse posto in essere operazioni volte a ostacolare l’identificazione della provenienza illecita di capitali. La difesa, non accettando la decisione, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, basandolo su una serie di censure.

I Motivi del Ricorso per Riciclaggio in Cassazione

La difesa ha articolato il proprio ricorso su diversi punti, sostenendo:
1. Erronea qualificazione giuridica: Si contestava l’applicazione dell’art. 648-bis (riciclaggio), chiedendo la riqualificazione del fatto nel meno grave reato di trasferimento fraudolento di valori (art. 512-bis c.p.), come peraltro suggerito in appello anche dalla Procura generale.
2. Travisamento della prova e vizio di motivazione: Secondo la ricorrente, i giudici di merito avrebbero erroneamente interpretato le risultanze investigative, attribuendole condotte riconducibili ad altri soggetti e senza prove concrete della sua consapevolezza riguardo all’origine illecita dei fondi.
3. Insussistenza dell’elemento soggettivo: Si lamentava la mancata prova del dolo, ovvero della volontà cosciente di riciclare denaro sporco.
4. Vizi sulla determinazione della pena: Infine, si criticava la mancata concessione delle attenuanti generiche e la severità della sanzione inflitta.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha esaminato tutti i motivi e li ha dichiarati inammissibili. La decisione si fonda su un principio cardine del nostro ordinamento: il giudizio di legittimità non è un “terzo grado di merito”. La Suprema Corte non può riesaminare i fatti o valutare nuovamente le prove, ma solo controllare che i giudici precedenti abbiano applicato correttamente la legge e motivato la loro decisione in modo logico e non contraddittorio.

Nello specifico, i giudici hanno stabilito che:
* I motivi relativi alla riqualificazione del reato e alla trascrizione delle conclusioni erano generici e infondati. La Corte d’Appello aveva adeguatamente motivato perché non riteneva di accogliere la richiesta, e la difesa non aveva argomentato in modo specifico contro tale ragionamento.
* Le censure sul travisamento della prova e sulla mancanza di prove erano inammissibili perché versate in fatto. La difesa, secondo la Corte, non stava denunciando un errore di diritto, ma stava semplicemente proponendo una “lettura alternativa” delle prove, diversa da quella, del tutto logica, adottata dai giudici di merito. Questo tentativo di ottenere una nuova valutazione del materiale probatorio è precluso in sede di legittimità.
* Anche il motivo sulla pena è stato ritenuto generico e non consentito, in quanto la motivazione della Corte di Appello sul trattamento sanzionatorio è stata giudicata priva di illogicità o arbitrarietà.

Le Conclusioni: I Limiti del Giudizio di Cassazione

La sentenza ribadisce con forza che il ricorso in Cassazione non può essere utilizzato come un’ulteriore istanza per discutere la ricostruzione dei fatti. Per avere successo, un ricorso per riciclaggio, come per qualsiasi altro reato, deve individuare precise violazioni di legge o vizi logici manifesti nella motivazione della sentenza impugnata. Limitarsi a riproporre le stesse argomentazioni di fatto già respinte nei gradi di merito o a lamentare genericamente l’ingiustizia della decisione porta inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con la conseguenza di rendere definitiva la condanna e di porre a carico del ricorrente il pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove di un processo?
No, la Corte di Cassazione non è un giudice di merito e non può effettuare una nuova valutazione delle prove. Il suo compito è limitato a verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata.

Cosa significa che un motivo di ricorso è “generico” e “versato in fatto”?
Un motivo è “generico” quando non contesta in modo specifico un punto della motivazione della sentenza, ma si limita a lamentele vaghe. È “versato in fatto” quando, anziché denunciare un errore di diritto, cerca di ottenere dalla Cassazione una diversa ricostruzione dei fatti o una differente interpretazione delle prove, attività precluse in sede di legittimità.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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