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Ricorso per evasione: inammissibile se è di merito

La Corte di Cassazione, con ordinanza 46965/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso per evasione. I motivi presentati si limitavano a riproporre questioni di fatto già valutate nei gradi di merito, tentando di ottenere una nuova valutazione delle prove, attività preclusa al giudice di legittimità. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per evasione: quando è inammissibile in Cassazione?

La Corte di Cassazione svolge un ruolo cruciale nel nostro sistema giudiziario, non come un terzo grado di giudizio sui fatti, ma come un giudice di legittimità. Questo significa che il suo compito è verificare la corretta applicazione delle leggi, non rivalutare le prove. Una recente ordinanza chiarisce perfettamente questo principio, dichiarando inammissibile un ricorso per evasione che tentava di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda un individuo condannato per il reato di evasione ai sensi dell’art. 385 del codice penale. Dopo la condanna in primo grado, confermata dalla Corte d’Appello, l’imputato ha deciso di presentare ricorso alla Corte di Cassazione. L’obiettivo era contestare la sentenza di condanna, sperando in un annullamento della stessa.

Tuttavia, i motivi addotti nel ricorso non vertevano su presunte violazioni di legge o vizi di motivazione della sentenza impugnata. Al contrario, si concentravano su argomentazioni già esaminate e respinte dai giudici dei gradi precedenti, proponendo di fatto una riconsiderazione delle prove e della ricostruzione dei fatti che avevano portato alla condanna.

La Decisione sul Ricorso per Evasione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o innocenza dell’imputato, ma si ferma a un livello procedurale. La Corte ha stabilito che i motivi presentati non erano consentiti dalla legge in sede di legittimità.

Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione prevista per i ricorsi ritenuti inammissibili.

Le Motivazioni della Corte

Il cuore della decisione risiede nella netta distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. La Corte ha sottolineato che:

1. I motivi erano riproduttivi: Le argomentazioni del ricorrente non erano nuove, ma si limitavano a riproporre le stesse tesi difensive già vagliate e rigettate dalla Corte d’Appello.
2. Si chiedeva una valutazione di fatto: Il ricorso sollecitava la Suprema Corte a compiere un ‘diretto apprezzamento delle risultanze processuali’, ovvero a riesaminare le prove (testimonianze, documenti, ecc.). Questa attività è di esclusiva competenza dei giudici di primo e secondo grado.
3. Il ricorso era privo dei requisiti di legge: Un ricorso in Cassazione è ammissibile solo se denuncia errori di diritto (es. un’interpretazione errata di una norma) o vizi logici evidenti nella motivazione della sentenza, non se contesta la valutazione delle prove fatta dal giudice di merito.

In sostanza, la Corte ha ribadito che il suo ruolo non è quello di un ‘terzo giudice’ che può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella dei tribunali precedenti, ma di un organo che garantisce l’uniforme e corretta applicazione della legge su tutto il territorio nazionale.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza serve come un importante monito per chi intende impugnare una sentenza di condanna davanti alla Corte di Cassazione. È fondamentale che il ricorso sia strutturato su censure di legittimità e non su una mera riproposizione delle proprie tesi fattuali. Tentare di ottenere dalla Cassazione un nuovo esame del merito della vicenda è una strategia destinata al fallimento e comporta, come in questo caso, la condanna a sanzioni pecuniarie. La difesa deve quindi concentrarsi sull’individuazione di specifici errori di diritto o di palesi illogicità nella motivazione della sentenza impugnata, unici argomenti che possono trovare ascolto presso il giudice di legittimità.

Perché il ricorso per evasione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati non erano consentiti dalla legge in sede di legittimità. Essi, infatti, si limitavano a riproporre argomentazioni sui fatti già esaminate nei precedenti gradi di giudizio e chiedevano alla Corte di Cassazione una nuova valutazione delle prove, cosa che non rientra nelle sue competenze.

Cosa può essere contestato con un ricorso alla Corte di Cassazione?
Alla Corte di Cassazione si possono contestare esclusivamente errori di diritto, come l’errata applicazione o interpretazione di una norma di legge, oppure vizi logici manifesti nella motivazione della sentenza. Non è possibile chiedere alla Corte di riesaminare i fatti o di valutare diversamente le prove.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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