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Ricorso per droga: inammissibile se è doglianza di fatto

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 46919/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso per droga, confermando la condanna per detenzione di stupefacenti. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso erano mere doglianze di fatto, non ammissibili in sede di legittimità, in quanto contestavano la valutazione delle prove (come un coltello e appunti con conteggi) già correttamente effettuata dalla Corte d’Appello, senza sollevare questioni sulla corretta applicazione della legge.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Droga Inammissibile: La Cassazione e le Doglianze di Fatto

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale del processo penale: il ricorso per droga, o per qualsiasi altro reato, non può essere utilizzato per chiedere un nuovo giudizio sui fatti. L’ordinanza in esame chiarisce che, in sede di legittimità, sono ammesse solo censure relative a violazioni di legge e non mere contestazioni sulla valutazione delle prove compiuta dai giudici di merito. Analizziamo insieme la vicenda processuale e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna emessa dalla Corte d’Appello per il reato di detenzione di sostanze stupefacenti. L’imputato, trovato in possesso di una considerevole quantità di cocaina e marijuana, aveva presentato ricorso in Cassazione. La sua difesa sosteneva, tra le altre cose, che la motivazione della sentenza d’appello fosse insufficiente, in particolare riguardo alla destinazione della marijuana, che a suo dire era per un “uso di gruppo” e non per lo spaccio.

Tuttavia, durante le indagini erano emersi elementi che contraddicevano questa versione, come il ritrovamento di un coltello sporco di sostanza e di appunti manoscritti contenenti conteggi, elementi tipicamente associati all’attività di spaccio. La Corte d’Appello aveva considerato queste prove sufficienti a smentire la tesi difensiva e a confermare la condanna, applicando una pena basata sul minimo edittale per la detenzione di 217 dosi di cocaina e negando le attenuanti generiche a causa dei precedenti specifici dell’imputato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza dell’imputato, ma si concentra esclusivamente sulla correttezza formale e legale del ricorso presentato. La Corte ha stabilito che i motivi addotti dalla difesa non erano ammissibili in quella sede, condannando di conseguenza il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni del rigetto del ricorso per droga

Il cuore del provvedimento risiede nelle motivazioni che hanno portato alla dichiarazione di inammissibilità. La Suprema Corte ha chiarito che i motivi del ricorso per droga erano semplici “mere doglianze in punto di fatto”.

Cosa significa? Significa che l’imputato non ha contestato una violazione di legge o un’errata applicazione di una norma giuridica da parte della Corte d’Appello. Piuttosto, ha tentato di ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove, chiedendo alla Cassazione di riconsiderare se la droga fosse destinata all’uso di gruppo anziché allo spaccio. Questo tipo di valutazione è di competenza esclusiva dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello) e non rientra nei poteri della Corte di Cassazione, che opera come “giudice di legittimità”.

La Cassazione ha inoltre sottolineato che gli argomenti del ricorso erano:

1. Generici e Ripetitivi: Si limitavano a riproporre questioni già esaminate e correttamente respinte dalla Corte d’Appello.
2. Carenti di Confronto: Non si confrontavano con gli elementi di prova contrari evidenziati nella sentenza impugnata, come il coltello e gli appunti.

Infine, la Corte ha confermato la correttezza della decisione d’appello anche riguardo alla pena, ritenuta non eccessiva in quanto coincidente con il minimo legale, e al diniego delle attenuanti generiche, giustificato dai precedenti penali specifici dell’imputato.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: un ricorso in Cassazione deve essere fondato su precise questioni di diritto. Tentare di rimettere in discussione l’interpretazione dei fatti o la valutazione delle prove operata nei primi due gradi di giudizio è una strategia destinata al fallimento, che porta inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità e a ulteriori oneri economici per il ricorrente. La distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità è un pilastro del nostro sistema processuale, e questo provvedimento ne riafferma la centralità e l’inderogabilità.

Perché il ricorso per droga è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano “doglianze in punto di fatto”, ossia contestazioni relative alla valutazione delle prove e alla ricostruzione dei fatti, che non sono ammesse in Corte di Cassazione.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove, come la destinazione della sostanza stupefacente?
No, la Corte di Cassazione opera in “sede di legittimità” e non può riesaminare le prove o i fatti. Il suo compito è verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge, senza entrare nel merito della ricostruzione fattuale.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente dopo la dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. La sua condanna penale, inoltre, è diventata definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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