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Ricorso per droga inammissibile: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per droga, confermando la condanna per detenzione di ingenti quantitativi. Il ricorso è stato respinto perché tentava di ottenere una nuova valutazione dei fatti, vietata in sede di legittimità, e non contestava validamente le motivazioni della Corte d’Appello sulla gravità del reato.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Droga Inammissibile: Quando la Cassazione non Rivaluta i Fatti

La Corte di Cassazione ha recentemente ribadito un principio fondamentale del nostro sistema giudiziario: il ricorso in sede di legittimità non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti. Con una recente ordinanza, la Suprema Corte ha dichiarato un ricorso per droga inammissibile, confermando la condanna di un giovane per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Questa decisione offre spunti importanti sui limiti del ricorso per cassazione e sui criteri di valutazione della gravità dei reati in materia di droga.

I Fatti del Processo

Il ricorrente era stato condannato in primo e secondo grado a una pena di tre anni e quattro mesi di reclusione, oltre a una multa di 18.000 euro. L’accusa era di aver detenuto illecitamente, in concorso con un’altra persona, un ingente quantitativo di sostanze stupefacenti destinate alla vendita a terzi. Nello specifico, si trattava di oltre 20 grammi di eroina, circa 850 grammi di cocaina e una piccola quantità di hashish. La Corte d’Appello aveva confermato la responsabilità penale, respingendo le argomentazioni della difesa.

I Motivi del Ricorso e il Ruolo della Cassazione

Insoddisfatto della sentenza di secondo grado, l’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su tre motivi principali:
1. Vizio di motivazione: La difesa sosteneva che la Corte d’Appello avesse confermato la condanna senza prove adeguate, ignorando elementi a discolpa come le dichiarazioni dell’imputato (che affermava di trovarsi nell’immobile solo per ricaricare il suo monopattino elettrico), la sua giovane età e l’assenza di precedenti penali.
2. Mancata qualificazione del fatto come ‘lieve entità’: Si lamentava che il reato non fosse stato classificato come di lieve entità (art. 73, comma 5, D.P.R. 309/90), che avrebbe comportato una pena molto più mite.
3. Errata dosimetria della pena: Infine, si contestava la quantificazione della pena e la mancata concessione di una circostanza attenuante.

Le Motivazioni della Cassazione: Un ricorso per droga inammissibile

La Corte di Cassazione ha respinto tutti i motivi, dichiarando il ricorso integralmente inammissibile. La decisione si fonda su principi procedurali consolidati. In primo luogo, il ricorso era meramente riproduttivo di doglianze già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. Soprattutto, il ricorrente cercava di ottenere una nuova valutazione dei fatti e delle prove, un’operazione preclusa alla Corte di Cassazione, che può giudicare solo sulla corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità) e non sul merito delle vicende.

La Corte ha sottolineato che i giudici di merito avevano adeguatamente motivato la loro decisione, ritenendo implausibile la versione dell’imputato, sorpreso insieme al coimputato mentre confezionava l’enorme quantitativo di stupefacente. Per quanto riguarda la mancata qualificazione del fatto come di lieve entità, la Cassazione ha ritenuto la motivazione della Corte d’Appello pienamente sufficiente e logica. I giudici avevano infatti evidenziato tre elementi decisivi: a) l’ingente quantità di droga sequestrata; b) la diversità delle sostanze; c) la disponibilità di un’organizzazione di mezzi che suggeriva un’attività illecita sistematica e non occasionale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza conferma che un ricorso per cassazione deve essere fondato su precise violazioni di legge o vizi logici della motivazione, non sulla semplice speranza di ottenere una ‘rilettura’ favorevole delle prove. Quando i giudici di merito hanno valutato il quadro probatorio in modo coerente e logico, la loro decisione non è sindacabile in sede di legittimità. La dichiarazione di inammissibilità ha comportato, inoltre, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende. Questo serve da monito: un ricorso palesemente infondato o che travalica i limiti del giudizio di legittimità non solo è destinato al fallimento, ma comporta anche ulteriori conseguenze economiche per chi lo propone.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente perché non sollevava reali questioni di legittimità, ma si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già respinte in appello, tentando di ottenere una nuova valutazione delle prove, attività che non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione.

Per quale motivo il reato non è stato considerato di ‘lieve entità’?
La Corte ha ritenuto che non si potesse parlare di lieve entità a causa di tre fattori decisivi: l’ingente quantità totale dello stupefacente, la presenza di diverse tipologie di droghe (eroina, cocaina e hashish) e l’esistenza di un’organizzazione specifica per il confezionamento, elementi che indicavano una sistematica attività illecita e non un fatto occasionale o modesto.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile in ambito penale?
Quando un ricorso penale viene dichiarato inammissibile, la legge prevede che il ricorrente sia condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. In questo caso specifico, la somma è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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