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Ricorso per diffamazione: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per diffamazione a causa di motivi generici, non sollevati in appello o manifestamente infondati. La decisione sottolinea che le contestazioni devono essere specifiche e che il nucleo essenziale del fatto non può essere alterato per invocare la nozione di ‘fatto nuovo’.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Diffamazione: Guida ai Motivi di Inammissibilità in Cassazione

Affrontare un procedimento legale può essere complesso, specialmente quando si arriva al giudizio della Corte di Cassazione. Un recente provvedimento offre spunti fondamentali su come strutturare un ricorso per diffamazione efficace, evidenziando gli errori procedurali che possono portarne all’inammissibilità. Questo caso dimostra l’importanza della specificità e della coerenza tra i vari gradi di giudizio per la difesa.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna per Diffamazione al Ricorso in Cassazione

Un cittadino, condannato in primo grado dal Giudice di Pace e successivamente dalla Corte d’Appello per concorso in diffamazione, ha deciso di presentare ricorso alla Corte di Cassazione. L’imputato ha basato la sua difesa su quattro motivi principali, contestando vizi di motivazione e violazioni di legge sia sostanziale che processuale.

L’Analisi della Corte: quando il ricorso per diffamazione è inammissibile

La Suprema Corte ha esaminato ciascun motivo del ricorso, rigettandoli o dichiarandoli inammissibili per ragioni diverse. Vediamo nel dettaglio le argomentazioni della Corte.

Il Concetto di “Fatto Nuovo”

Il ricorrente sosteneva che durante il processo fosse emerso un “fatto nuovo”, diverso da quello originariamente contestato, in violazione dell’art. 518 del codice di procedura penale. La Corte ha respinto questa tesi, qualificandola come manifestamente infondata. I giudici hanno chiarito che la nozione di “fatto nuovo” si applica solo a un accadimento completamente difforme da quello contestato. Nel caso di specie, il nucleo essenziale della condotta era rimasto invariato, pertanto non vi era alcuna violazione.

La Genericità dei Motivi sull’Accusa di Concorso

Un altro motivo di ricorso riguardava l’illogicità della motivazione sulla configurabilità del concorso di persone nel reato (art. 110 c.p.). Anche questo punto è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha rilevato che le argomentazioni dell’imputato erano “assolutamente generiche”, prive delle ragioni di diritto e dei dati di fatto necessari a sorreggere la richiesta. Un ricorso, per essere valido, deve essere specifico e dettagliato.

L’Esercizio del Diritto: Un Motivo non Proposto in Appello

Il terzo motivo si basava sulla presunta violazione degli articoli 595 e 51 del codice penale, invocando la scriminante dell’esercizio di un diritto. La Corte ha stabilito che questo motivo non poteva essere esaminato, in quanto non era stato sollevato nel precedente grado di giudizio (l’appello). L’art. 606, comma 3, del codice di procedura penale prevede, a pena di inammissibilità, che certe censure vengano presentate già in appello. Proporle per la prima volta in Cassazione è una mossa proceduralmente scorretta.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Corte di Cassazione si fonda su principi cardine del diritto processuale penale. In primo luogo, viene ribadita la distinzione tra una semplice precisazione dell’accusa e l’introduzione di un “fatto nuovo”, che richiede una modifica formale dell’imputazione. In secondo luogo, si sottolinea il dovere dell’appellante di formulare motivi di ricorso specifici, non limitandosi a contestazioni vaghe e generiche che non permettono alla Corte di valutare concretamente la fondatezza delle doglianze. Infine, viene confermato il principio del “doppio grado di giurisdizione di merito”: la Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito, e non può esaminare questioni che dovevano essere sollevate e discusse davanti al giudice d’appello. Ogni grado di giudizio ha le sue regole e i suoi limiti, e ignorarli porta inevitabilmente all’inammissibilità del ricorso.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

Questo provvedimento offre una lezione chiara: la preparazione di un ricorso in Cassazione richiede un’attenzione meticolosa non solo al merito della questione, ma anche e soprattutto agli aspetti procedurali. Per evitare una declaratoria di inammissibilità, è cruciale che ogni motivo di impugnazione sia stato precedentemente sollevato in appello, ove richiesto dalla legge, e che sia formulato in modo chiaro, specifico e supportato da precisi riferimenti fattuali e giuridici. Una difesa efficace si costruisce fin dal primo grado, anticipando le strategie per i successivi livelli di giudizio.

Quando un’accusa può essere considerata un “fatto nuovo” nel processo penale?
Secondo la Corte, un fatto può essere considerato “nuovo” ai sensi dell’art. 518 c.p.p. solo quando si tratta di un accadimento assolutamente difforme da quello originariamente contestato, e non quando il nucleo essenziale della condotta rimane sostanzialmente invariato.

Perché un motivo di ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un motivo può essere dichiarato inammissibile per diverse ragioni, tra cui: se è manifestamente infondato, se è formulato in modo assolutamente generico senza specificare le ragioni di diritto e di fatto, o se solleva una questione che doveva essere obbligatoriamente presentata nel precedente grado di appello.

È possibile invocare per la prima volta in Cassazione la scriminante dell’esercizio di un diritto?
No, l’ordinanza chiarisce che se la censura relativa a una scriminante, come quella dell’esercizio di un diritto, non è stata precedentemente dedotta come motivo di appello, non può essere validamente proposta in sede di legittimità, poiché ciò comporta l’inammissibilità del motivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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