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Ricorso per cassazione: quando si converte in appello

La Procura Generale impugna un’assoluzione per truffa e indebita percezione di benefici, fondata sull’errore scusabile di una cittadina straniera. La Corte di Cassazione, con la presente ordinanza, ha riqualificato il ricorso per cassazione in appello. La Corte ha stabilito che le censure del ricorrente non riguardavano una mera violazione di legge, bensì criticavano la motivazione del giudice di primo grado sulla valutazione dei fatti, in particolare sull’assenza di dolo. Tale questione è di competenza della Corte d’Appello, non della Cassazione.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione: quando l’impugnazione cambia natura?

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito un’importante precisazione sui confini tra il ricorso per cassazione e l’appello. La vicenda analizzata offre lo spunto per comprendere perché un’impugnazione, formalmente presentata come ricorso per la legittimità, possa essere ‘declassata’ e trasmessa alla Corte d’Appello. Al centro del caso, una cittadina straniera assolta in primo grado dall’accusa di truffa per l’indebita percezione del reddito di cittadinanza.

I fatti del caso

Una cittadina di origine nigeriana veniva accusata di aver reso dichiarazioni false per ottenere il reddito di cittadinanza, omettendo di comunicare variazioni di reddito rilevanti. Il Giudice per le indagini preliminari (G.i.p.), procedendo con rito abbreviato, la assolveva con la formula ‘perché il fatto non costituisce reato’.

Il giudice di primo grado aveva ritenuto assente l’elemento soggettivo del dolo, motivando la sua decisione sulla base della condizione di straniera dell’imputata. Secondo il G.i.p., la sua scarsa conoscenza della lingua italiana e il suo affidamento sulle indicazioni fornite da un centro di assistenza fiscale (C.A.F.) avevano generato un errore scusabile sulla rilevanza penale della sua condotta, in particolare sulla mancata conoscenza del requisito della residenza decennale in Italia.

I motivi del ricorso per cassazione della Procura

Contro questa sentenza, il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello proponeva ricorso per cassazione. Le censure si concentravano sull’erronea applicazione dell’art. 5 del codice penale, che regola l’ignoranza della legge penale. Secondo la Procura, la condizione di straniera non poteva giustificare l’ignoranza del disvalore di una falsa dichiarazione. Inoltre, si sosteneva che per configurare un errore scusabile sarebbe stato necessario un elemento positivo, un legittimo affidamento sulla liceità del comportamento, che nel caso di specie mancava, non essendo le norme in questione particolarmente complesse.

La decisione della Cassazione: conversione del ricorso in appello

La Corte di Cassazione, tuttavia, non è entrata nel merito delle argomentazioni della Procura. Ha invece riqualificato l’impugnazione, convertendo il ricorso in appello e disponendo la trasmissione degli atti alla Corte d’Appello di Perugia.

Distinzione tra Vizio di Legge e Vizio di Motivazione

La Corte ha osservato che, sebbene il ricorso fosse formalmente impostato su una presunta violazione di legge, le doglianze sollevate dal Procuratore Generale contestavano, in realtà, la logicità e la coerenza della motivazione del G.i.p. Criticare le ragioni per cui il giudice ha ritenuto scusabile l’ignoranza e ha escluso il dolo non equivale a denunciare una pura e semplice violazione di una norma, ma significa mettere in discussione il percorso logico-argomentativo seguito dal giudice per arrivare a quella conclusione. Si tratta, quindi, di un ‘vizio di motivazione’.

le motivazioni

La Corte ha spiegato che il ricorso proposto cosiddetto ‘per saltum’ (cioè direttamente in Cassazione saltando l’appello), ai sensi dell’art. 569 del codice di procedura penale, non ammette la deduzione di vizi di motivazione. Quando un ricorso di questo tipo contiene, anche implicitamente, censure sulla valutazione dei fatti e sulla logicità della sentenza, deve essere convertito in appello. La giurisprudenza costante della Corte stabilisce che è necessario interpretare la reale volontà della parte impugnante: se le critiche, al di là della loro veste formale, sono dirette a una riconsiderazione del merito della vicenda, il mezzo di impugnazione corretto è l’appello, non il ricorso per cassazione.

le conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio procedurale fondamentale: la Corte di Cassazione è giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito è verificare la corretta applicazione delle norme di diritto, non riesaminare i fatti o la valutazione delle prove operata dal giudice di grado inferiore. Quando un’impugnazione, come in questo caso, chiede implicitamente una nuova valutazione dell’elemento soggettivo del reato basandosi su una diversa interpretazione degli elementi fattuali (la condizione della straniera, la sua conoscenza della lingua, ecc.), essa esula dalle competenze della Cassazione. Di conseguenza, la Corte ha correttamente trasmesso gli atti al giudice competente per il riesame del merito, ovvero la Corte d’Appello, che dovrà ora pronunciarsi sulla fondatezza delle critiche mosse dalla Procura alla sentenza di assoluzione.

Quando un ricorso per cassazione può essere convertito in appello?
Un ricorso per cassazione viene convertito in appello quando, pur essendo formalmente basato su una presunta violazione di legge, nella sostanza contesta la logicità, la coerenza o la completezza della motivazione della sentenza su questioni di fatto. In pratica, quando si chiede al giudice di rivalutare il merito della causa.

Perché l’ignoranza della legge da parte dell’imputata è stata considerata ‘scusabile’ in primo grado?
Il giudice di primo grado ha ritenuto l’ignoranza scusabile perché l’imputata era una cittadina straniera con scarsa conoscenza della lingua italiana che si era affidata alle indicazioni di un centro di assistenza fiscale. Secondo il giudice, questa situazione le avrebbe impedito di comprendere la piena rilevanza penale della sua condotta, in particolare riguardo al requisito della residenza decennale.

Qual è la differenza tra un motivo di ricorso per violazione di legge e uno per vizio di motivazione?
La violazione di legge si ha quando il giudice ha interpretato o applicato una norma giuridica in modo errato. Il vizio di motivazione, invece, riguarda un difetto nel ragionamento del giudice, che può essere illogico, contraddittorio o carente nella valutazione delle prove. Il primo è un errore di diritto (per la Cassazione), il secondo un errore nella valutazione del fatto (per la Corte d’Appello).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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