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Ricorso per cassazione: quando è inammissibile?

Un cittadino ha presentato ricorso contro l’archiviazione di una sua denuncia per abuso d’ufficio. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso per cassazione inammissibile, chiarendo che la legge non consente tale impugnazione contro un provvedimento di archiviazione, salvo il caso eccezionale di abnormità dell’atto, non riscontrato nel caso di specie.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione: Quando è Inammissibile contro l’Archiviazione?

La possibilità di contestare un provvedimento di archiviazione è un tema cruciale nel diritto processuale penale. La sentenza n. 45255 del 2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui limiti del ricorso per cassazione in questo ambito, delineando un percorso procedurale preciso e invalicabile. Questo articolo analizza la decisione, spiegando perché, nella maggior parte dei casi, l’ultima parola sulla chiusura di un’indagine spetta al giudice del reclamo e non alla Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Dalla Denuncia all’Ordinanza di Archiviazione

La vicenda ha origine dalla denuncia di un cittadino, proprietario di due immobili, che lamentava rumori eccessivi provenienti da un campo da padel realizzato presso un vicino centro sportivo. A seguito di accertamenti, il denunciante scopriva che l’impianto era stato costruito senza la necessaria autorizzazione paesaggistica.

Inoltre, emergeva un potenziale conflitto di interessi: l’intera struttura sportiva era stata concessa in uso a un’associazione il cui legale rappresentante aveva un legame di parentela con un assessore comunale, il quale aveva partecipato alla votazione della delibera di giunta relativa. Sulla base di questi elementi, il cittadino ipotizzava il reato di abuso d’ufficio.

Nonostante l’opposizione della persona offesa, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Vasto accoglieva la richiesta del Pubblico Ministero e disponeva l’archiviazione del procedimento, ritenendo insussistenti i presupposti del reato. Contro questa decisione, il cittadino proponeva direttamente ricorso per cassazione.

L’Impugnazione e la Posizione della Corte: Analisi sul ricorso per cassazione

Il ricorrente basava la sua impugnazione su una presunta violazione di legge da parte del GIP. Sosteneva che il giudice avesse errato nel disporre l’archiviazione, ignorando elementi chiave come l’assenza dell’autorizzazione paesaggistica e il conflitto di interessi. Tuttavia, la questione centrale che la Corte di Cassazione si è trovata ad affrontare non era il merito della vicenda, ma un aspetto puramente procedurale: l’ammissibilità stessa del ricorso.

La Procura Generale presso la Corte di Cassazione, così come i difensori delle parti resistenti, avevano infatti eccepito l’inammissibilità del ricorso, sostenendo che la legge non prevede la possibilità di impugnare direttamente in Cassazione un’ordinanza di archiviazione emessa a seguito dell’opposizione della persona offesa.

Le Motivazioni: I Limiti del Ricorso per Cassazione contro l’Archiviazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, aderendo pienamente alla tesi della Procura. Le motivazioni della decisione si fondano su una chiara interpretazione delle norme processuali, in particolare dell’articolo 410-bis del codice di procedura penale.

La Corte ha spiegato che la riforma del 2017 (legge n. 103) ha ridisegnato il sistema delle impugnazioni contro i provvedimenti di archiviazione. La legge consente alla persona offesa di presentare un reclamo contro l’ordinanza di archiviazione, ma esclude espressamente che la decisione su tale reclamo possa essere a sua volta impugnata con un ricorso per cassazione.

L’unico spiraglio per accedere alla Cassazione è rappresentato dal vizio di abnormità dell’atto. Un atto è “abnorme” quando, per la sua stranezza o singolarità, si pone completamente al di fuori del sistema processuale, determinando una stasi del procedimento o una deviazione insanabile dal suo corso legale. Nel caso in esame, il ricorrente non ha lamentato un’abnormità, ma una semplice violazione di legge, un vizio che non rientra nei casi eccezionali che consentono il ricorso.

La Corte ha inoltre aggiunto, quasi come nota a margine, che la tesi del ricorrente sulla configurabilità del reato di abuso d’ufficio non teneva conto della sua recente abrogazione parziale (legge n. 114 del 2024), un ulteriore elemento che avrebbe comunque indebolito la sua posizione nel merito.

Infine, la sentenza ha respinto la richiesta di liquidazione delle spese legali avanzata dai resistenti, precisando che l’ordinamento non contempla tale possibilità in questo specifico tipo di procedimento.

Le Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: il percorso per contestare un’archiviazione è rigidamente definito dalla legge. La persona offesa che si oppone alla chiusura delle indagini ha a disposizione lo strumento del reclamo, ma, una volta emessa la decisione su di esso, la via del ricorso per cassazione è preclusa, a meno che non si possa dimostrare un vizio di abnormità del provvedimento.

La decisione serve da monito per le parti processuali, sottolineando l’importanza di utilizzare gli strumenti di impugnazione corretti ed entro i limiti previsti dalla normativa. Tentare di forzare la mano con un ricorso inammissibile comporta non solo la soccombenza, ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto nel caso di specie con la condanna del ricorrente al versamento di 3.000 euro alla Cassa delle Ammende.

È possibile presentare un ricorso per cassazione contro un’ordinanza di archiviazione emessa dal GIP dopo l’opposizione della persona offesa?
No, di regola non è possibile. La sentenza chiarisce che l’articolo 410-bis del codice di procedura penale, dopo le modifiche del 2017, consente un reclamo contro l’archiviazione ma esclude un’ulteriore impugnazione in Cassazione avverso la decisione sul reclamo.

In quali casi eccezionali si può impugnare un’ordinanza di archiviazione in Cassazione?
L’impugnazione è ammessa solo nel caso di “abnormità” del provvedimento. Questo vizio si verifica quando l’atto del giudice è talmente anomalo e singolare da porsi al di fuori del sistema processuale, causando una paralisi del procedimento o una deviazione insanabile dal suo corso legale. La semplice contestazione di una violazione di legge non è sufficiente.

In caso di ricorso inammissibile, il ricorrente deve pagare le spese legali delle controparti?
No. La sentenza ha specificato che, in questo tipo di procedimento, l’ordinamento non prevede la possibilità di liquidare le spese legali in favore delle parti private (i resistenti), né nella fase di merito né in quella di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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