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Ricorso per cassazione: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per cassazione avverso un’ordinanza di custodia cautelare per rapina. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso erano generici e si limitavano a riproporre le stesse argomentazioni già respinte dal Tribunale del riesame, senza contestare specificamente la logicità della motivazione del provvedimento impugnato, confermando così la sua inammissibilità.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione: Inammissibile se i Motivi sono Generici

La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, ha ribadito un principio fondamentale in materia di impugnazioni: un ricorso per cassazione non può limitarsi a riproporre le stesse questioni già decise, ma deve confrontarsi criticamente con la motivazione del provvedimento impugnato. In caso contrario, il ricorso è destinato a essere dichiarato inammissibile. Analizziamo il caso per comprendere meglio la portata di questa decisione.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un’ordinanza del Giudice per le indagini preliminari che applicava la misura della custodia cautelare in carcere a un individuo per il reato di rapina aggravata. L’indagato, tramite il suo difensore, presentava istanza di riesame, ma il Tribunale di Roma confermava la misura restrittiva. A seguito di questa conferma, l’indagato proponeva ricorso per cassazione, basandolo su due profili principali: la carenza di gravi indizi di colpevolezza e l’inadeguatezza della misura cautelare applicata.

La Questione dei Gravi Indizi

La difesa sosteneva che gli elementi a carico del proprio assistito fossero deboli. In particolare, evidenziava che:
1. La comparazione tra il soggetto ripreso dalle telecamere di videosorveglianza della farmacia e la fotografia segnaletica dell’indagato, effettuata con il sistema SARI, aveva restituito un esito di mera compatibilità al 54%, un dato non sufficiente per fondare un giudizio di elevata probabilità di colpevolezza.
2. Il riconoscimento “certo” operato dagli agenti si scontrava con l’esito tecnico del sistema automatico.
3. Il rinvenimento di un paio di jeans a casa dell’indagato, ritenuti simili a quelli del rapinatore, era un elemento non decisivo, data l’assenza di una descrizione dettagliata precedente e la natura di prodotto in serie del capo di abbigliamento.

La Questione delle Esigenze Cautelari

Sotto il profilo dei pericula libertatis, la difesa lamentava una motivazione apparente. Si sottolineava che, nei tre mesi trascorsi tra la rapina e l’emissione dell’ordinanza, non erano state mosse altre contestazioni all’indagato, facendo così venir meno l’attualità delle esigenze cautelari. Di conseguenza, si riteneva che una misura meno afflittiva, come gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, sarebbe stata più che sufficiente a salvaguardare le esigenze di prevenzione.

Le Motivazioni della Suprema Corte sul Ricorso per Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo che i motivi proposti non si confrontassero in modo adeguato con le argomentazioni del Tribunale del riesame. La giurisprudenza di legittimità è consolidata nell’affermare che il giudizio in Cassazione non è una terza istanza di merito dove si possono rivalutare le prove. Il suo compito è limitato alla verifica della corretta applicazione della legge e della logicità della motivazione del giudice precedente.

La Corte ha specificato che le censure dell’indagato, pur investendo formalmente la motivazione, in realtà miravano a una diversa valutazione delle circostanze già esaminate dal Tribunale. Il ricorso si limitava a reiterare le stesse doglianze già proposte e respinte in sede di riesame, senza indicare specifiche illogicità o violazioni di legge nel ragionamento del giudice. Il Tribunale del riesame, infatti, aveva adeguatamente valorizzato la conoscenza diretta che gli agenti avevano dell’indagato per ragioni di servizio e aveva anche spiegato perché la comparazione con il sistema SARI avesse dato un esito di sola compatibilità (a causa di una smorfia del rapinatore immortalata nei fotogrammi). Inoltre, aveva motivato in modo congruo sulla personalità trasgressiva e sui precedenti penali dell’indagato per giustificare la misura cautelare più grave.

Le Conclusioni

La decisione sottolinea un punto cruciale per chiunque intenda presentare un ricorso per cassazione: non basta essere in disaccordo con la decisione del giudice di merito. È necessario individuare e argomentare in modo specifico le violazioni di legge o le manifeste illogicità presenti nella motivazione del provvedimento che si impugna. Proporre argomenti generici o riproporre le medesime questioni già esaminate e respinte equivale a chiedere alla Corte un nuovo giudizio sul fatto, compito che le è precluso. La conseguenza di un ricorso così impostato è la sua inammissibilità, con condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i suoi motivi erano generici e si limitavano a riproporre le stesse argomentazioni già valutate e respinte dal Tribunale del riesame, senza confrontarsi criticamente con la motivazione della decisione impugnata.

Può la Corte di Cassazione riesaminare le prove, come un filmato di videosorveglianza o il risultato di un software di riconoscimento facciale?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare le prove o ricostruire i fatti. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione del giudice di merito, senza entrare in una nuova valutazione delle risultanze probatorie.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento. Inoltre, se la Corte ravvisa profili di colpa nella proposizione del ricorso, come in questo caso, condanna il ricorrente anche al pagamento di una somma in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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