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Ricorso per cassazione: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per cassazione presentato da un imputato condannato per bancarotta fraudolenta. I motivi, tra cui la presunta violazione del principio di correlazione tra accusa e sentenza e l’intervenuta prescrizione, sono stati ritenuti manifestamente infondati, confermando la decisione della Corte d’Appello.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

L’inammissibilità del Ricorso per Cassazione: un’analisi pratica

Il ricorso per cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento e la sua funzione è garantire l’uniforme interpretazione della legge. Tuttavia, non tutti i ricorsi vengono esaminati nel merito. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito i criteri di inammissibilità, offrendo importanti chiarimenti su temi come la prescrizione del reato e la modifica dell’imputazione. Analizziamo il caso concreto per comprendere meglio.

I Fatti del Caso

Un amministratore veniva condannato in primo e secondo grado per il reato di bancarotta fraudolenta. La Corte d’Appello di Catanzaro aveva parzialmente riformato la prima sentenza, rideterminando la pena a due anni di reclusione. Insoddisfatto della decisione, l’imputato proponeva ricorso per cassazione, affidandosi a diversi motivi per contestare la condanna.

I Motivi del Ricorso per Cassazione

L’imputato ha basato la sua difesa su diversi punti, sostenendo:
1. L’improcedibilità dell’azione penale: Invocava l’applicazione dell’art. 344-bis del codice di procedura penale, una norma introdotta per contrastare la lungaggine dei processi, sostenendo che i termini massimi di durata del giudizio fossero stati superati.
2. La violazione del principio di correlazione tra accusa e sentenza: Lamentava che la modifica della data delle condotte materiali contestate costituisse un “fatto nuovo” rispetto all’imputazione originaria, ledendo il suo diritto di difesa.
3. L’intervenuta prescrizione del reato: Sosteneva che il tempo trascorso dalla commissione del reato fosse sufficiente a estinguerlo.
4. L’errata determinazione della pena: Contestava i criteri utilizzati dai giudici per quantificare la sanzione.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, giudicando tutti i motivi manifestamente infondati. Vediamo perché.

In primo luogo, la Corte ha chiarito che la disciplina sull’improcedibilità (art. 344-bis c.p.p.) si applica solo ai reati commessi a partire dal 1° gennaio 2020. Poiché il reato di bancarotta in questione era anteriore, tale norma non poteva essere invocata.

Successivamente, i giudici hanno respinto la doglianza sulla violazione del principio di correlazione tra accusa e sentenza. Hanno spiegato che una semplice modifica della data delle condotte non trasforma radicalmente l’imputazione, specialmente quando il nucleo centrale dell’accusa rimane invariato e l’imputato ha avuto piena possibilità di difendersi su tutti gli aspetti durante il processo. Il principio è violato solo se i fatti contestati e quelli ritenuti in sentenza sono eterogenei e incompatibili tra loro, cosa non avvenuta nel caso di specie.

Anche il motivo sulla prescrizione è stato ritenuto infondato. La Corte ha ricordato che, per la bancarotta fraudolenta, il termine di prescrizione inizia a decorrere dalla data della sentenza dichiarativa di fallimento. Calcolando il termine massimo (dieci anni, aumentati di un quarto per gli atti interruttivi), la Corte ha stabilito che il reato si sarebbe estinto solo nell’ottobre del 2028, ben oltre la data della decisione.

Infine, tutti gli altri motivi, inclusi quelli sulla determinazione della pena e sulla presunta mancanza di motivazione, sono stati considerati generici o in palese contrasto con i dati normativi e la consolidata giurisprudenza.

Le Conclusioni: le implicazioni della sentenza

Questa ordinanza conferma il rigore con cui la Corte di Cassazione valuta i presupposti di ammissibilità di un ricorso per cassazione. La decisione sottolinea che non è sufficiente sollevare dubbi generici, ma è necessario presentare motivi solidi, specifici e non in contrasto con l’orientamento consolidato della giurisprudenza. Per i professionisti del diritto, questo provvedimento serve come monito sull’importanza di formulare ricorsi ben argomentati, evitando prospettazioni palesemente infondate che conducono inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quando si applica la nuova disciplina sulla improcedibilità per superamento dei termini massimi del giudizio di impugnazione (art. 344-bis c.p.p.)?
Secondo la sentenza, questa disciplina si applica esclusivamente ai procedimenti di impugnazione che riguardano reati commessi a far data dal 1° gennaio 2020.

Una modifica della data delle condotte materiali contestate viola il principio di correlazione tra accusa e sentenza?
No, non necessariamente. La Corte ha stabilito che se la modifica non integra una trasformazione radicale dell’imputazione e non compromette concretamente il diritto di difesa dell’imputato, il principio non è violato. Ciò è vero soprattutto quando il nucleo centrale dell’accusa rimane lo stesso.

Da quale momento decorre il termine di prescrizione per il reato di bancarotta fraudolenta?
Il termine di prescrizione per la bancarotta fraudolenta decorre dalla data della sentenza che dichiara il fallimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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