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Ricorso per cassazione: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per cassazione contro un’ordinanza di arresti domiciliari per spaccio. Il motivo? L’appello si limitava a riproporre una diversa valutazione dei fatti già respinta dal Tribunale del Riesame, senza evidenziare vizi di legittimità o illogicità manifesta della motivazione.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Il Ricorso per Cassazione contro Misure Cautelari: Limiti e Inammissibilità

Il ricorso per cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma le sue porte non sono sempre aperte. È fondamentale che l’impugnazione sollevi questioni di diritto e non si limiti a ridiscutere i fatti del caso. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito questo principio, dichiarando inammissibile il ricorso di un indagato contro un’ordinanza di arresti domiciliari per detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio.

I Fatti di Causa: Il Controllo in una Piazza di Spaccio

Il caso ha origine durante un’operazione di polizia in una nota piazza di spaccio di una grande città del sud. Gli agenti notavano un individuo intento a nascondere qualcosa all’interno di una barra metallica. Alla vista delle forze dell’ordine, l’uomo gettava a terra un sacchetto di plastica e tentava la fuga, ma veniva prontamente bloccato.

All’interno del sacchetto venivano rinvenuti ventisei involucri di hashish. La successiva ispezione della barra metallica portava alla scoperta di altri due contenitori, uno con ventidue involucri di crack e l’altro con dieci di cocaina. Sulla base di questi elementi, l’uomo veniva sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari, confermata anche dal Tribunale del Riesame.

Il Percorso Giudiziario e il ricorso per cassazione

Il Tribunale del Riesame, nel confermare la misura, riteneva sussistenti i gravi indizi di colpevolezza e un concreto pericolo di reiterazione del reato, considerati anche i precedenti penali dell’indagato. La versione difensiva, che sosteneva l’estraneità dell’uomo rispetto a tutto il materiale sequestrato, veniva giudicata non credibile.

Contro questa decisione, la difesa proponeva ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione. Secondo il ricorrente, il Tribunale aveva fondato la sua decisione unicamente sul verbale di arresto, senza considerare adeguatamente le argomentazioni difensive. In particolare, si ipotizzava che un altro soggetto, non identificato, potesse aver lasciato la droga all’indagato alla vista dei militari, e si sottolineava l’esito negativo della perquisizione personale.

La Decisione della Cassazione e i limiti del ricorso per cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici di legittimità hanno chiarito che il loro compito non è quello di effettuare una nuova valutazione dei fatti, ma di verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione del provvedimento impugnato.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha stabilito che, in tema di misure cautelari, il ricorso per cassazione è ammissibile solo se denuncia specifiche violazioni di legge o una manifesta illogicità della motivazione, non quando propone semplicemente una diversa ricostruzione dei fatti. Nel caso specifico, il ricorso si limitava a riproporre le medesime argomentazioni già presentate e respinte, implicitamente ma chiaramente, dal Tribunale del Riesame. Quest’ultimo, basandosi sui dati fattuali emergenti dal verbale di arresto e giudicando non credibile la versione alternativa dell’indagato, aveva fornito una motivazione adeguata e coerente per giustificare la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza.

La Cassazione ha sottolineato che non è necessario che il giudice del riesame confuti analiticamente ogni singola deduzione difensiva; è sufficiente che la sua motivazione, nel complesso, renda palesi le ragioni del convincimento e smentisca, anche solo per implicito, le tesi alternative.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: il ricorso per cassazione non è una terza istanza di merito. Chi intende impugnare un’ordinanza cautelare davanti alla Suprema Corte deve concentrarsi sui vizi di legittimità (errori nell’applicazione della legge) o su evidenti e macroscopiche contraddizioni logiche nel ragionamento del giudice, senza sperare in un nuovo esame delle prove. Un ricorso che si limita a ripetere censure di fatto è destinato, come in questo caso, all’inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali.

È possibile contestare la ricostruzione dei fatti in un ricorso per cassazione contro una misura cautelare?
No, la Corte di Cassazione non riesamina i fatti. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione del giudice precedente, non proporre una diversa valutazione delle prove.

Quando un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
Viene dichiarato inammissibile, tra le altre ragioni, quando si limita a riproporre le stesse argomentazioni di fatto già respinte dal Tribunale del Riesame, senza denunciare specifiche violazioni di legge o una manifesta illogicità della motivazione.

Cosa significa che la motivazione del Tribunale del Riesame può smentire ‘per implicito’ le tesi difensive?
Significa che anche se il Tribunale non risponde punto per punto a ogni argomento della difesa, la sua motivazione complessiva, se coerente e logicamente fondata sui dati disponibili (come il verbale di arresto), è sufficiente a ritenere superate e respinte le tesi difensive alternative.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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