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Ricorso per cassazione: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso avverso una condanna per ricettazione e indebito utilizzo di carta di pagamento. La sentenza chiarisce che il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito, ma deve limitarsi al controllo sulla logicità e correttezza giuridica della motivazione della sentenza impugnata, senza riesaminare i fatti.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione: I Limiti tra Diritto e Fatto

Il ricorso per cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma le sue funzioni e i suoi limiti sono spesso oggetto di fraintendimenti. Una recente ordinanza della Suprema Corte offre un’occasione preziosa per ribadire un principio fondamentale: la Cassazione è un giudice di legittimità, non un terzo giudice del fatto. Analizziamo una vicenda che ha portato la Corte a dichiarare inammissibile un ricorso, spiegando perché non è possibile chiedere ai giudici di Piazza Cavour una nuova valutazione delle prove.

Il Caso in Esame: Dalla Ricettazione all’Appello in Cassazione

La vicenda processuale ha origine con la condanna di un individuo da parte del Tribunale e, successivamente, della Corte d’Appello. Le accuse erano gravi: ricettazione di una carta bancomat (reato previsto dall’art. 648 c.p.) e successivo indebito utilizzo della stessa per effettuare prelievi (art. 493-ter c.p.). Inizialmente, l’accusa era di furto aggravato, ma già in primo grado il giudice aveva riqualificato il fatto in ricettazione.

Nonostante la condanna fosse stata parzialmente riformata in appello con il riconoscimento delle attenuanti generiche, la difesa dell’imputato ha deciso di presentare un ricorso per cassazione, contestando la decisione dei giudici di merito.

I Motivi del Ricorso: una Critica alla Valutazione delle Prove

Il difensore ha basato il ricorso su un unico motivo: il vizio di motivazione. Secondo la tesi difensiva, la sentenza d’appello sarebbe stata illogica e carente sotto il profilo probatorio. In particolare, si sosteneva che non vi fosse prova certa né che l’imputato fosse l’autore del furto originario, né che avesse materialmente effettuato i prelievi. A supporto di questa tesi, la difesa evidenziava come la carta bancomat e il relativo codice PIN non fossero mai stati trovati in possesso del proprio assistito.

In sostanza, il ricorso non contestava un errore nell’applicazione della legge, ma mirava a mettere in discussione la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di primo e secondo grado, proponendone una alternativa più favorevole all’imputato.

Le Motivazioni della Suprema Corte: il Ruolo del Giudice di Legittimità

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici hanno chiarito, ancora una volta, la natura e i confini del proprio sindacato. La Corte non è un “terzo giudice” che può riesaminare le prove e scegliere una ricostruzione dei fatti diversa da quella, logicamente argomentata, dei giudici di merito. Il suo compito è quello di verificare la “tenuta” logico-giuridica della motivazione della sentenza impugnata.

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che la motivazione della Corte d’Appello fosse congrua, logica e non contraddittoria. Le doglianze del ricorrente, invece, si traducevano nel tentativo di ottenere una nuova e diversa valutazione del compendio probatorio, un’operazione preclusa in sede di legittimità. Citando un proprio consolidato orientamento, la Corte ha ricordato che non sono ammissibili censure che “attaccano” la persuasività, l’adeguatezza o la puntualità della valutazione delle prove, se non sfociano in una manifesta illogicità.

Le Conclusioni: Cosa Insegna questa Ordinanza sul Ricorso per Cassazione

Questa pronuncia rafforza un principio cardine del nostro sistema processuale. Il ricorso per cassazione non è un’ulteriore opportunità per discutere su come sono andati i fatti. Per poter essere accolto, un ricorso basato sul vizio di motivazione deve dimostrare un errore palese nel ragionamento del giudice (come una contraddizione insanabile o una totale mancanza di argomentazione su un punto decisivo), non semplicemente suggerire che le prove potevano essere interpretate diversamente. Questa decisione serve da monito: l’appello alla Suprema Corte deve concentrarsi su questioni di diritto e violazioni procedurali, rispettando la distinzione fondamentale tra il giudizio di fatto e quello di legittimità.

Quando un ricorso per cassazione per vizio di motivazione è inammissibile?
È inammissibile quando, invece di denunciare una mancanza, contraddittorietà o manifesta illogicità della motivazione, tenta di sottoporre alla Corte una nuova valutazione delle prove e una diversa ricostruzione dei fatti, attività che spetta esclusivamente ai giudici di merito (primo e secondo grado).

Qual è la differenza tra un “giudice del fatto” e un “giudice della motivazione”?
Il “giudice del fatto” (Tribunale e Corte d’Appello) esamina le prove per accertare come si sono svolti gli eventi. Il “giudice della motivazione” (la Corte di Cassazione) non riesamina le prove, ma controlla che il ragionamento seguito dal giudice del fatto per arrivare alla sua decisione sia corretto dal punto di vista legale e logico.

Per quale reato è stato condannato l’imputato in via definitiva?
L’imputato è stato condannato per i reati di ricettazione (art. 648 c.p.) e di indebito utilizzo di carta bancomat (art. 493-ter c.p.). L’originaria contestazione di furto aggravato era già stata riqualificata in ricettazione dal giudice di primo grado.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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