LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso per cassazione: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per cassazione avverso una condanna per furto. I motivi sono due: la prescrizione non era maturata a causa dell’aumento dei termini per la recidiva e, soprattutto, i motivi di ricorso erano una mera ripetizione di quelli già presentati in appello, senza un confronto critico con la sentenza impugnata. L’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione: quando è inammissibile per genericità

Il ricorso per cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, un momento cruciale in cui si possono far valere esclusivamente vizi di legittimità di una sentenza. Tuttavia, per essere esaminato nel merito, il ricorso deve rispettare requisiti formali e sostanziali ben precisi. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci ricorda una delle cause più frequenti di inammissibilità: la mera riproposizione dei motivi d’appello senza un confronto critico con la decisione impugnata.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una condanna a sei anni di reclusione e 1.000 euro di multa per un reato di furto in abitazione aggravato. La sentenza di primo grado, emessa nel 2009, era stata confermata dalla Corte d’Appello di Lecce nel 2022.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione basandosi su due principali motivi:
1. L’avvenuta estinzione del reato per prescrizione prima della pronuncia della sentenza d’appello.
2. Una violazione di legge relativa alla sua corretta identificazione soggettiva.

L’analisi della Corte sul ricorso per cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato entrambi i motivi, dichiarando l’intero ricorso inammissibile. Vediamo nel dettaglio le argomentazioni della Suprema Corte.

La questione della prescrizione

Il primo motivo, relativo alla prescrizione, è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte ha chiarito che, per il reato contestato, la pena massima prevista è di dieci anni. Tale termine, tuttavia, doveva essere aumentato della metà a causa della contestata recidiva specifica e infraquinquennale. Questo aumento ha esteso il termine di prescrizione a un periodo tale da non essere ancora decorso al momento della sentenza di secondo grado. Di conseguenza, la Corte d’Appello non aveva alcun obbligo di dichiarare l’estinzione del reato.

La genericità e ripetitività dei motivi

È sul secondo motivo che la Corte si sofferma con maggiore attenzione, ribadendo un principio fondamentale del processo di legittimità. La seconda doglianza è stata ritenuta inammissibile perché non si confrontava in modo critico con la motivazione della sentenza d’appello, ma si limitava a reiterare le stesse considerazioni già espresse nell’atto d’appello avverso la sentenza di primo grado.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ribadito che la funzione tipica di un’impugnazione è quella della critica argomentata avverso il provvedimento che si contesta. Tale critica deve realizzarsi attraverso motivi specifici che indichino le ragioni di diritto e gli elementi di fatto a sostegno della richiesta. Un ricorso per cassazione non può essere una semplice riproduzione dei motivi d’appello.

Il contenuto essenziale dell’atto di impugnazione è, infatti, il confronto puntuale e specifico con le argomentazioni del provvedimento impugnato. Se il ricorso si limita a lamentare genericamente una carenza o illogicità della motivazione, senza analizzare e contestare gli argomenti specifici usati dal giudice precedente, perde la sua funzione e si destina all’inammissibilità.

Citando la propria giurisprudenza consolidata, la Corte ha concluso che è inammissibile il ricorso che “riproduce e reitera gli stessi motivi prospettati con l’atto di appello e motivatamente respinti in secondo grado, senza confrontarsi criticamente con gli argomenti utilizzati nel provvedimento impugnato”.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: la redazione di un ricorso per cassazione richiede un’analisi approfondita e mirata della sentenza di appello. Non è sufficiente essere convinti delle proprie ragioni; è necessario dimostrare dove e perché il giudice di secondo grado ha errato, smontando pezzo per pezzo la sua motivazione. Un ricorso che ignora questo confronto critico è destinato a non superare il vaglio di ammissibilità, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto nel caso di specie.

Quando un ricorso per cassazione è considerato inammissibile?
Un ricorso per cassazione è inammissibile quando non si confronta criticamente con le motivazioni della sentenza impugnata, ma si limita a riprodurre e reiterare gli stessi motivi già presentati in appello e respinti dal giudice di secondo grado.

La recidiva influisce sulla prescrizione del reato?
Sì, la recidiva può influire sui tempi di prescrizione. Come stabilito in questa ordinanza, la contestazione di una recidiva specifica e infraquinquennale può comportare un aumento della pena massima prevista e, di conseguenza, un allungamento del termine necessario per la prescrizione del reato.

Cosa succede se un ricorso viene dichiarato inammissibile?
In caso di inammissibilità del ricorso, il ricorrente viene condannato per legge al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende. In questo caso specifico, la somma è stata fissata in 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati